CONTRIBUTI SUL VANGELO DEL SEMINATORE

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“COMPRENDERE” la Parola di Dio per PRENDERLA CON ME, quanto mi piacerebbe essere capace di mettermi in ASCOLTO e far germogliare quel seme che il Signore ha messo dentro di noi e che troppo spesso fatica a spuntare soffocato dai rovi delle nostre esistenze e poi ci sono momenti in cui improvvisamente ci accorgiamo che i fiori germogliano tra le rocce perché quel Seminatore non semina a caso e anche tra le crepe della tua vita può nascere un fiore, e allora la speranza riprende forza.

«I semi sono invisibili. – scrive Antoine de Saint-Exupery – Dormono tutti nel segreto della terra finché ad uno di loro non piglia il ghiribizzo di svegliarsi. Allora si stiracchia e fa spuntare timidamente verso il sole uno splendido germoglio».

E allora ti senti parte del prodigio di quel seme che sotterrato nel buio, sotto un cumulo di terra riesce nonostante tutto a capire dove dirigersi e manifestarsi in tutta la sua bellezza. Se solo riuscissimo a guardare alla nostra vita come ad una continua primavera avremmo «colto che nel mondo sono all’opera forze buone che crescono e nutrono, e che c’è Qualcuno che si cura di moltiplicarle, nonostante i sassi e le spine. E quello che avviene nella terra, avviene nei cuori» (Ermes Ronchi)

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

PRENDERE CON SE’

Dal Vangelo secondo Matteo

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». (…) Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e
non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Buona domenica! Com’è andata la settimana appena trascorsa? Spero bene! Spero che il Vangelo di domenica scorsa sia risuonato come fonte di ispirazione e di orientamento per i passi dei giorni che intercorrono da un Giorno del Signore all’altro. Tempo che, nella memoria della preghiera, può  trasformarsi in compagnia del Signore dei Giorni, che, nell’inno dell’Ora Media noi invochiamo dicendo: “tu segni i ritmi del mondo, i giorni, i secoli, il tempo” . Ecco qual è l’orizzonte liberante di interpretazione dei nostri cammini. Devo dire che  sono molto contento, e anche un po’ sorpreso, per i vostri interessanti interventi sulla proposta di fare diventare il sito un punto di condivisione: una canzone sugli occhi dei bambini (i piccoli del Regno), una riflessione sul farsi piccoli come Zanardi con il nipotino, un pensiero sul sentirsi accompagnati da Dio anche nella sofferenza, la proposta di una lettura, sono tutti trampolini di lancio sul nostro desiderio di “comprendere” la Parola di Dio per viverla. C’è tanto spazio. Comprendere non significa dire “ho capito tutto!”, ma “prendo con me!”. E si comprende quando si ascolta, si riascolta: come una poesia, una bella pagina, una musica che non si esauriscono mai, ma risuonano infinitamente nei cuori aperti. Gesù ripete che per comprendere occorre ASCOLTARE: ma sappiamo ancora farlo? Sappiamo farlo oltre le 1000 parole e rumori che si affollano nelle nostre vite? E dopo avere fatto tacere i rumori esterni, sappiamo anche comandare sui mille pensieri che ci sono dentro di noi? Solo se ci daremo del tempo per ripensare le sue parole scopriremo che il seme porta frutto. Oltre le mille paure che ci vogliono sequestrare da una vita vivibile e vissuta. “Cercare di comprendere” ci dice Gesù, per scoprire che il buon terreno, gravido di Parola, “dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno”. E il seme cresce SEMPRE, basta solo UN PO’ DI DISPONIBILITÁ (come la pioggia e la neve … )!

Questa settimana proviamo a pensare e condividere cosa significhi la parola COMPRENDERE LA PAROLA DI DIO nella vita di tutti i giorni (inviare contributi a l.lucca71@gmail.com ) . 

CONTRIBUTI SUL VANGELO DOMENICALE – 4 

 

Ci arriva un bel suggerimento di lettura: IN NOME DELLA MADRE.  Un testo pieno di realistica poetica. D’altronde ognuno di noi è chiamata/o a diventare madre di Gesù, a “metterlo al mondo” tutti i giorni, a ridiventare quel “piccolo” capace di fare cose nuove e grandi perchè NEL Padre.

CONTRIBUTO SUL VANGELO DOMENICALE  – 3 

Un’altra riflessione, grazie! 

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro (Mt 11.25-30):

Nel breve passo del Vangelo di Matteo di domenica, Gesù, dopo il rendimento di lode al Padre, da cui emerge ancora una volta quella stretta relazione di dolce intimità e “complicità” che li lega (la parola Padre ricorre 5 volte in questo breve passo), fa un appello ai suoi discepoli di allora, oggi un invito a noi tutti, di accogliere il Suo messaggio, fidandoci sempre di Lui, di aderire (con libertà) alla Sua proposta di vita, confidando in Lui e affidandoci completamente a Lui. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Bellissimo! Possiamo procedere tranquilli nel nostro percorso di vita, certi che c’è un Dio che pensa a noi. Com’è rassicurante! Niente paure: basta aver Fede (Fede = Abbandono fiducioso).

E’ un Dio Padre, vicino a chi è nella sofferenza fisica o dell’animo, a chi è stanco e afflitto perché magari la vita non gli sorride, un Dio che ci invita (ma con estrema libertà)  ad andare da lui per ricevere ristoro. E quel ristoro solo da Dio possiamo riceverlo, Dio che è Via Verità e Vita.

CONTRIBUTI  SUL VANGELO DOMENICALE – 2

Condivido  questa bellissima riflessione ricevuta oggi:

“…Colgo il tuo invito a scrivere qualche riflessione sul Vangelo di Domenica scorsa.

Ricorre nel tuo commento l’ essere bambini, piccoli. E’ molto bello lo spezzone di film di Benigni che hai messo sul sito e fa riflettere quanta responsabilità abbiamo noi adulti verso le nuove generazioni. Ho sentito anche nelle intenzioni dei fedeli la frase che mi ha colpito, di essere misericordiosi verso TUTTI. Noi non saremmo mai capaci ma con il Signore al nostro fianco tutto può diventare possibile. Prego perché con il raggio di sole di un nuovo giorno che arriva, io possa essere capace di portare misericordia verso chi incontro, indipendentemente da quello che potrò ricevere, dalla situazione che dovrò affrontare sapendo che il Signore  mi sorregge sempre e mi sprona ad andare avanti guardando oltre e ti chiedo perdono fin da ora per tutte le situazioni in cui non sarò stato capace di portare misericordia. Come diceva San Giovanni Paolo II: “L’ amore è disarmante”, prego di andare sempre avanti in questa direzione.

Mi veniva in mente mentre vedevo il video di Benigni, un articolo scritto da una familiare di Alex Zanardi quando ritornò a casa dopo l’ amputazione delle gambe. Quando Zanardi tornò a casa con le gambe amputate, c’ era suo nipote e si mise a giocare tutto il giorno a nascondino in casa con lui. Alex riuscì per la sua tragica condizione a nascondersi nel caminetto, riusciva a stare sdraiato su due sedie e in altre situazioni in cui adesso non ricordo ma che ad una persona normale è ovvio che non si sarebbe potuto nascondere in così poco spazio. Al termine della giornata il bambino disse alla mamma che si era divertito tantissimo con Alex e da grande avrebbe voluto fare anche lui il pilota, avere incidente, amputazione e poi giocare a nascondino. Parole molto forti e toccanti. In un’ altra intervista Zanardi disse che bisognava guardare avanti e vedere le cose che si possono fare anche senza le gambe e non stare a guardare indietro e pensare che cosa si sarebbe potuto fare e che cosa non si è fatto”.

 

CONTRIBUTI SUL VANGELO DOMENICALE – 1

Gli occhi dei bambini

Ti benedico, Padre, perchè hai rivelato queste cose ai piccoli …

PENSIERI

PENSIERI … 

É ormai alle porte un nuovo anno … sembra lontano, ma è dietro l’angolo. Propongo due suggestioni: 

  1. Vorremmo invitare e pensare al volontariato: la Parrocchia vive grazie alla generosità di tante persone che si impegnano a dare contributi fondamentali nella catechesi, nella gestione delle cose pratiche, nella Caritas, nello sport e nell’educazione dei ragazzi, nel volontariato con il cucito e il ricamo, in mille piccole attenzioni che permettono alla nostra Comunità Parrocchiale di respirare e di vivere. Non potrebbe essere una nuova occasione per PENSARCI … anche per te che stai leggendo?
  2. Stiamo in collegamento anche con la Parola di Dio, che dovrebbe essere la SORGENTE di quello che facciamo e viviamo. Ogni sabato io pubblico la riflessione sul Vangelo sul sito della Parrocchia (www.divinmaestro.it), mi piacerebbe che ci fosse uno scambio sulla nostra esperienza personale al riguardo: se avete riflessioni, testi, preghiere, approfondimenti relative al testo domenicale, mandatele all’indirizzo lucca.luigi@tiscali.it e sarà mia premura pubblicarle e condividerle. 

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

CHI HA PAURA PERDE  PUNTI 

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

“Queste cose hai rivelate ai piccoli”: strana questa considerazione di Gesù – che non compare solo in questa pagina del Vangelo – dove la condizione dei bambini risulta essere unica possibilità per “avere accesso” al Regno di Dio, alla sua logica e al suo statuto.

Strana, perché se c’è un’espressione  che noi adoperiamo per sgridare chi non si comporta secondo il buon senso diffuso è proprio: “non fare il bambino!”, oppure: “sei proprio un bambino!”,  a causa della stravaganza, della non prevedibilità e della creatività del destinatario dell’epiteto. I bambini non sarebbero realisti, neppure concreti e responsabili e il mondo non sopporta persone del genere.

Eppure le caratteristiche dei piccoli sono le uniche ad aprire al mondo possibilità di futuro, perché i bambini sanno ancora sognare, sanno permettere alla realtà di sorprenderli e di parlare loro in modo diverso, permettono alle cose la possibilità di diventare altro rispetto a quello che sono per trasformarsi in un gioco e in una sfida che non finiscono mai e rendono la vita sopportabile.

Scrivendo mi viene in mente una scena del film LA VITA É BELLA, dove la fantasia del bambino ospita le parole del papà,  che trasformano il terribile tedesco che spiega nella lingua natia le regole del  lager, in un soldatino che detta le regole da rispettare di un grande gioco,  dove “chi ha paura perde punti”, e “perdono quelli che vogliono vedere la mamma e vogliono la merendina”… il terrore si trasforma nel gioco del nascondino e il bambino si salva proprio dopo essersi nascosto per bene prima dell’arrivo dei liberatori. 

Chiaro, per un adulto la realtà è drammatica e tale rimane. Per un bambino, quel bambino, il luogo dove una parola – quella del papà – può ancora cambiare il modo di “vedere le cose” e la possibilità della sua salvezza (Padre, Parola … non ci dice niente?).

 Anche il Vangelo ci permette di sognare. Anche Gesù era sognatore che benedice il Padre dopo che le folle, i sapienti, i dotti, i teologi del tempio e addirittura i suoi familiari non lo hanno per niente compreso.

Allora, bambino, per il Vangelo, è colui che ha ancora spazio nel cuore per qualcosa che lui non può fare, e consapevolezza che la vita si chiama così ed esiste solo perché qualcuno te la dà e te la porge continuamente a partire, anzitutto, dalla capacità di “convertire” lo sguardo e i pensieri dando vita … a una nuova realtà (alla faccia del realismo!).

LA PAROLA PER LA SETTIMANA

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.  Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.  Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.  Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

IL REGNO E IL BICCHIERE

C’è da rimanere lievemente inquieti, a leggere con attenzione il Vangelo di domenica. 

A pensarci bene, però, le cose che dice Gesù possono avere significato molto profondo e interessante, sia per i suoi discepoli che per i suoi ascoltatori più occasionali, accorgendosi che il Vangelo non parla d’altro che della nostra vita e della costruzione del suo senso.

D’altronde lo stesso salmo ha un’espressione assai curiosa: “il tuo – dice – è un AMORE EDIFICATO” … perchè la vita e l’amore hanno bisogno di essere costantemente e accuratamente costruiti con grande attenzione.

Vorrei allora  rileggere le “urticanti”  frasi a partire dai VERBI che le compongono e reggono il significato del tutto, per EDIFICARE, magari, qualcosa di nuovo durante la nostra settimana.

AMARE: Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me: a parte il fatto che non è per niente detto che nelle nostre famiglie ci si ami, “amare di più” o “amare di meno” non è la richiesta di prestazione minore o maggiore, perchè l’amore è un atto che richiede TOTALITÁ, e oltre la totalità non c’è nulla; penso che Gesù riferendo a Lui l’azione ponga in se’ e nel suo ascolto la possibilità di amare in modo nuovo e rinnovato i fratelli. Per amare ci vuole forza, motivazione, spirito, sostegno: noi vediamo il volto di Dio nei fratelli e Gli chiediamo di aiutarci in questa opera così imprescindibile e impegnativa. Se l’amore non si ciba e non si disseta quotidianamente (dove?), come farà a vivere?

PRENDERE LA CROCE: chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. La croce per Gesù è il nome della Sua fedeltà al Padre e ai Suoi figli (fratelli). Prendere la croce vuole dire “rimanere fedeli” a ciò che crediamo e desideriamo essere importante e la causa della nostra vita, anche se le condizioni per farlo non sono così comode e facili. Noi non siamo chiamati a “morire in Croce” ma a VIVERE a partire dalla speranza vissuta dall’uomo della croce, che ci ha mostrato l’affidabilità del Padre, addirittura oltre la morte. 

TRAT-TENERE LA VITA: Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Paradossalmente c’è vita solo dove c’è un movimento: avere e dare, ricevere e donare. Ma chi di noi, con un minimo di sanità mentale, può pensare di “respirare trattenendo il fiato”? Se l’aria non esce non c’è spazio di scambio per nuovi respiri. Quanti di noi “tenendo tutto per vivere” per se stessi in realtà si condannano alla morte e alla solitudine angosciosa di un’esistenza insensata?

ACCOGLIERE i profeti: significa accogliere tutte quelle ispirazioni che ci rimandano a Dio e al suo sogno di un mondo diverso e migliore, come “profetizzato” dalla sua Parola. Ogni giorno la vita “profetizza” scenari nuovi e inediti per cuori e orecchi attenti.

DARE un bicchiere d’acqua: Gesù lo capisce e lo sa: ogni gesto di amore, dal più al più grande, dal bicchiere d’acqua al dono della vita, è importante perché APRE e FA ACCEDERE AL REGNO DI DIO già qui e ora. Non si tratta della grandezza delle cose che si fanno, ma di quell’amore, che è tale perché sempre vero e totale, che sta dietro ogni gesto attraverso il quale ci esprimiamo. 

Sì, oggi nel Vangelo (come sempre) c’è profumo di umanità. 

Buona Settimana!