AVVISI DELLA SETTIMANA

Giovedì,  alle 17,00,  in Chiesa, incontro sulla Parola di Dio. La sera in salone alle ore 21,00. 

Vista la situazione di emergenza – Covid per ora si sospendono gli incontri dei giovani del venerdì sera. 

SOLENNITÁ DI TUTTI I SANTI

FESTA DEI COMPASSIONEVOLI

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Mi fanno tremare le beatitudini. Penso a come sia alto e difficile vivere la nostra umanità secondo il pensiero di Gesù. Ho paura delle persecuzioni per la giustizia e per il Regno di Dio (che coincidono). Eppure penso a come il mondo sarebbe più povero e molto disumano, qualora sulla nostra strada non si incontrassero più i poveri in spirito, che sono le persone che non assolutizzano il proprio io – elevandosi al di sopra di tutto e tutti – per lasciare spazio alla presenza di altro, di un Signore; i miti: ringrazio le persone che non mi hanno subito assalito, anche se lo meritavo, ma con dolcezza mi hanno perdonato o mi hanno fatto capire le cose con tanta pazienza; gli assetati e affamati di giustizia: grazie a loro il mondo non finisce nel nulla, ma trova sempre elementi di paziente e solerte riscatto di fronte al male; i misericordiosi, che hanno un cuore povero che attinge alla ricchezza dell’amore e del perdono; i puri di cuore: che bello essere davanti alla chiarezza, a una persona che ha trovato il suo punto di unità per il suo dire, il suo pensare, il suo fare, il suo sentire, lavoro di infiniti ricominciamenti; gli operatori di pace: come potremmo farne a meno davanti alla violenza che dilaga, facendo della prepotenza l’unico modo di porsi e im-porsi al mondo? ; i perseguitati per la giustizia, che non cedono davanti al terrore e chiamano il bene con il nome di bene e il male con il nome di male … 

Tremo davanti alle beatitudini, ma credo fermamente che siano la direzione, il contenuto, la verità del nostro essere Figli di Dio e fratelli. 

Tremo e ringrazio, perchè c’è “una moltitudine immensa, che nessuno può contare, di ogni tribù, popolo e lingua” (Ap. 7) che le ha vissute e continua a viverle. 

30 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

COME TE STESSO!

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Ci avevano provato i farisei, gli erodiani, i sadducei, ma … non ce l’avevano fatta! Non erano riusciti a chiudere la bocca di Gesù.  D’altronde fare tacere Colui che si autodefinisce la Parola non dev’essere molto facile. Ma non si sa mai, magari un buon dottore della legge  ci potrebbe riuscire, è uno che sa tante cose. Uno che conosce la legge. Uno che giudica. E fa la domanda delle domande, sempre in modo sbagliato però, perché finalizzata a mettere alla prova e non a sapere una risposta. Eppure Gesù la risposta gliela dà e  anche molto chiara, anzitutto non citando il comandamento del rispetto del sabato (e per questo poteva subire una bella condanna a morte!) ma rifacendosi al credo del buon Israelita che trova la sintesi del senso della sua vita nell’amore per Dio. Gesù aggiunge un pezzo: non esiste amore per Dio se non si pratica l’amore per il fratello, inoltre, che non sono capace ad amare mio fratello se non sono capace di amare me stesso. Insomma, il gioco si fa duro, anche perchè senza passare  attraverso questo triplice legame il volto di Dio non si può rivelare nella sua verità. E, come ci direbbe Giacomo: “come fai a dire di amare Dio che non vedi se non ami il fratello che vedi?”. Non ci vanno tanti commenti, solo fermarsi a pensare …

Buona settimana!

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

VALORI … 

 In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Questa foto me l’hanno mandata su Whatsapp. É molto eloquente e fa pensare al Vangelo domenicale. Immagino la scena di chi potrebbe trovare per strada un pezzo di carta come quello: “Uauh, ho trovato 20 euro!” E poi la delusione – per chi non fosse  interessato all’argomento – altrimenti un sorriso É vero, ci troviamo davanti a un’operazione di dubbia efficacia in ordine all’Evangelizzazione, però è vero che noi abbiamo gli occhi che cadono su quello che ci interessa;  inoltre  ci aiuta a capire bene anche il senso del Vangelo. Davanti al desiderio di Erodiani e Farisei di condannare Gesù con la loro domanda senza via d’uscita, il Rabbi invita i suoi accusatori a farsene un’altra: “di chi è l’immagine riportata sulla moneta?”. La risposta è: “Cesare!”. Appunto. Per il Maestro, ai cesari e ai potenti della terra appartiene tutto il mondo dei valori pecuniari; ma ci sono altri valori, quelli del Vangelo – che non sono necessariamente in contrapposizione – ma sicuramente ci aiutano a “valutare” in modo nuovo il nostro modo di vivere il rapporto con i nostri averi. Nel Vangelo, come nella vita, il problema non sono le cose, ma il COME, il MODO in cui ci rapportiamo con esse e di conseguenza con il mondo.  Le priorità che stabiliscono il nostro modo di essere, programmare, sognare, relazionarci e impostare la nostra vita. Insomma, anche per i  cristiani si tratta di VALORE. Si tratta di chiedersi se il “culto” a quell’immagine e a tutto ciò che rappresenta sia un riferimento per il quale dare la nostra vita. Per il Vangelo e per il Dio che noi diciamo di credere, l’immagine vera per la quale vale la pena vivere è Gesù Cristo: Lui è immagine dell’uomo pensato da Dio e realizzato nella sua pienezza. “Usare” di Lui, possederlo come “tesoro prezioso” che conseguenze apre alla nostra vita? Che cosa ci fa “guadagnare” di importante? La risposta dipenda da noi, da quanto lo rendiamo il nostro affare per eccellenza!

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

INVITO A NOZZE … 

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.  Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.  Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse:  “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Quando si dice: “ANDARE A NOZZE!” … 

Però il Vangelo ci fa vedere che non sempre gli inviti sono accettati, perché, prima di tutto ci sono occupazioni impellenti, e allora non te ne curi, e torni al tuo campo, ai tuoi affari: più urgenti, più importanti! 

Mi piacerebbe che ci facessimo accompagnare, questa settimana, da due espressioni che possono farci riflettere: 

  1. La parola INVITO. Mi fa venire un mente i mille inviti che ogni giorno ci vengono proposti. Inviti che nascono dalle nostre storie, dai nostri cuori e dalle nostre menti. Inviti che troviamo quando accendiamo il computer o assistiamo a  un talk show, inviti dalle scelte delle nostre compagnie, inviti dei cartelloni pubblicitari che costellano di promesse e luci il nostro immaginario e la nostra fantasia. Noi a quali inviti diciamo di sì? Quali voci assecondiamo? Gli inviti ai quali partecipiamo dove ci conducono realisticamente? Anche Gesù fa un invito: c’è un tavolo preparato per noi, c’è una vita a disposizione, c’è una parola che ti permette di fare una gerarchia di cose importanti, che contano. Che me farò di questo invito? 
  2. C’è posto per i BUONI e per i CATTIVI. Quello che fa la differenza è la disponibilità: “quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali”. Penso che sia giusto ritenere che il vero “motore” della vita sia la nostra disponibilità – nel nostro essere più o meno buoni – ad ascoltare gli inviti che la vita ci offre. Nulla è più bello e compiuto di una persona che – per definirsi  cammina.  Nel cammino l’apertura dell’orizzonte, la sorpresa oltre la curva, la nascita di un nuovo panorama, la scoperta di un tesoro mai visto prima.  Un caro augurio di buona settimana!

ORARI DI CATECHISMO 2020 – 2021

RIPARTIAMO DAL CENTRO

CARI GENITORI

sono riprese, bene o male, tutte le attività che contraddistinguono la nostra normalità. Anche noi, come comunità parrocchiale, vogliamo ripartire! Abbiamo voglia di vederci dopo tanto tempo che gli incontri di natura più comunitaria hanno dovuto cedere il passo a eventi più particolari e circostanziati. Insieme alle catechiste, vivendo ancora nell’incertezza del periodo, per evitare contagi o potenziali errori, abbiamo pensato di farlo nella Casa del nostro Maestro Divino, che è la nostra chiesa parrocchiale.

Ci rivedremo in sicurezza, genitori e figli – come grande famiglia costituita da tutte le nostre famiglie – celebrando la Messa delle 10,30 e fermandoci subito dopo.

In occasione degli incontri si faranno anche le iscrizioni all’anno catechistico. Gli incontri termineranno alle 12,15 circa.

CALENDARIO DEGLI INCONTRI DI OTTOBRE E NOVEMBRE

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III elementare: 8 novembre e 6 dicembre 

IV e V elementare: 11 ottobre e 15 novembre 

I e Il media: 18 ottobre e 22 novembre 

III media e Cresimandi I superiore:  25 ottobre e 29 novembre

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*Per la I e II elementare, gli incontri inizieranno a gennaio, in date e giorni ancora da definire.

 

Vi aspettiamo!

Don Luigi e le catechiste

 

ALTRO … (riflessioni sul Vangelo domenicale)

“non angustiatevi per nulla”

“che supera ogni intelligenza”

 
 E’ un Vangelo molto difficile questo per me.
E deve essere stata una parabola molto difficile da pronunciare per Gesù stesso secondo me. Lucidamente tratteggiava quello che sarebbe avvenuto. Ciò che Gli sarebbe accaduto. Quella che era la Sua missione fin dal principio e che pure era e continua ad essere così ingiusta. O così ingiusta almeno secondo la logica umana.
 
Per questo mi tranquillizzano molto le parole di San Paolo. Mi farebbe quasi piacere che questa domenica la Seconda lettura fosse letta dopo il Vangelo.
Quando dice che la pace di Dio supera ogni intelligenza mi fa immaginare un Dio comunque conscio intrinsicamente dei nostri limiti e che ci dice di non avere paura, che la sua “pace” la sua “intelligenza”, la “sua” volontà” superano così tanto le nostre da ricondurre anche tutto ciò che – apparentemente – non ha senso a qualcosa di “altro”.
Forse l’espressione “disegno divino” è abusato ed inflazionato, ma questo “qualcosa di altro” governato dalla Sua intelligenza in un qualche modo mi tranquillizza. 
(…)
Ma “solo per oggi” voglio “non angustiarmi per nulla” perchè c’è UN’intelligenza “che supera ogni intelligenza” e alla quale aprire la porta perchè possa entrare la Sua logica e la sua pace.
D’altro canto, non valiamo forse noi tutti più degli uccelli del cielo e dei gigli di campo?

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

IGIENIZZARE, SANIFICARE, DISTANZIARE! 

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.  Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».  E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

Per la terza domenica consecutiva il Vangelo ci manda a lavorare nella vigna. La vigna della nostra vita, della carne, della storia, delle lacrime, della gioia e insomma … della nostra umanità. Il padrone della vigna di questa parabola prepara accuratamente ogni cosa perché  possa dare frutto, e poi parte lontano: tutto è affidato alle nostre mani. Mani che amministrano. Mani che dovrebbero operare al meglio per consegnare frutti copiosi al momento del raccolto. Tuttavia sappiamo bene che le nostre azioni – le cose che noi facciamo –  altro non sono che FRUTTO di pensieri,  di stati mentali e orientamenti. Mentre il Vignaiolo opera desiderando e sognando frutti, le azioni dei contadini a cui era stato affidato l’appezzamento hanno in mente altre cose: bastonare, uccidere, lapidare, avere l’eredità, al punto da togliere la vita addirittura al figlio del padrone. 

San Paolo, da parte sua, nella seconda lettura suggerisce anche un elenco di azioni che dovrebbero essere “oggetto dei nostri pensieri”: “quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode” (esercizio: quanto, di questo, c’è nelle nostre consapevolezze?).

Sono ormai alcuni mesi che igienizziamo le mani, sanifichiamo gli ambienti e gli oggetti e prendiamo le giuste  distanze da quanto potrebbe contagiarci ed essere letale per la salute. Giusto! Sarebbe interessante, però,  di fronte a tutti i “servi”, messaggeri e al Figlio  – che ogni domenica il Padre ci manda quando celebriamo l’Eucarestia – provare a sanificare  e igienizzare i pensieri che stanno alla base dei nostri modi di vivere e di essere, per cominciare a prendere le distanze da quanto fa male, a noi e agli altri, e finalmente riscoprire che le Parole di Dio potranno custodire i nostri cuori, le nostre menti e … le nostre vite! 

 Questa settimana sarebbe bello pensare a quali sono i pensieri che stanno dietro le nostre azioni (inviare eventuali contributi di pensiero da condividere sul sito a l.lucca71@gmail.com ) . 

DAL NO AL SÍ

Pensando ai nostri NO diventati poi dei SI o che avremmo dovuto fare diventare tali, mi sono ricordato un episodio di parecchi anni fa. Quando ero adolescente, con il gruppo del catechismo ci fu data la possibilità di andare a trovare degli anziani in una casa di riposo, ma non la presi tanto in considerazione. Arrivato il giorno stabilito per andare a trovare gli anziani, sentì i miei amici e nessuno sarebbe venuto, però io andai ugualmente. Fui accompagnato da persone che vivevano periodicamente l’ incontro con loro e probabilmente era la prima volta che entrai in una casa di riposo e ho ancora vivo in me l’ incontro che vissi con anziani in un letto che ti guardavano e ti dicevano: “ricordati di pregare per me, non ti dimenticare di pregare per me”. In quella situazione io mi sentii assolutamente incapace e fuori luogo ma il sì che dissi quella volta mi servì per tutta la mia vita.

Pensando alle nostre famiglie mi chiedo se riusciamo a far prevalere il SI invece del NO nel servirci l’ un l’ altro. Nel dire il nostro SI al padrone della vigna vuol dire essere disponibili ad accogliere l’ altro, a servirlo e chissà se nelle nostre case c’è la corsa a chi serve per prima e servire con gioia e non con il musone o sbruffando.

Concludo questa breve riflessione con la chiamata di Matteo che ricorreva il 21 Settembre.

Matteo era chiamato Levi, nella lingua ebraica, e il mestiere che svolgeva, l’ esattore, era ritenuto infamante perché riscuoteva le tasse per conto dei dominatori stranieri. Gesù, mentre sta camminando per le vie di Cafarnao, lo vede e, invece di passare oltre guardandolo con disprezzo come tutti facevano, si ferma e lo chiama: “Seguimi!”. Bastò questa sola parola e Matteo “si alzò e lo seguì”. Quel che conta per Gesù non è la condizione nella quale ognuno si trova, ma l’ accoglienza nel proprio cuore alla sua chiamata. E’ quel che fece appunto il pubblicano Matteo. E la sua vita da quel momento cambiò. Fino ad allora aveva pensato ad accumulare per sé. Da quando ascoltò quel Maestro non fece altro che seguirlo. Non fu per lui un sacrificio, al contrario fu una festa. Comprese che Gesù non chiamava per rubare la vita o per renderla più triste, al contrario per rendere partecipi al suo grande sogno sul mondo.

In questo breve testo Matteo non disse ne SI ne NO ma si alzò e lo seguì. Bellissimo! Secondo me come fa è molto più incisivo e drastico (di un SI) perché non vuole più avere niente a che fare con quello che faceva prima.

SILENZIO!

Gesu’ non ha mai paura dell’errore, non si ferma. L’errore non lo ferma e non gli impedisce di amare ed “andare avanti”.

Lo dice con la parabola del figlio che, nonostante l’errore dell’iniziale rifiuto, va nella vigna. E lo dice nella prima lettura quando – attraverso Ezechiele – parla del malvagio che si converte dalla sua malvagità e TORNA a vivere, nonostante tutti gli errori e la malvagità, torna a vivere!
Quante volte invece non riesco ad andare avanti rispetto all’errore. Quante volte anzi “l’errore” diventa la scusa per rimanere fermi e consolidarsi nell’errore. Quasi come in quei quiz in cui se sbagli sei eliminato, commettere l’errore – qualunque esso sia – diventa il pretesto per auto tirarsi fuori dalla logica totalmente altra del Vangelo. É come quasi se ci si  affezionasse all’errore, quasi che questo diventi la giustificazione e l’occasione per deresponsabilizzarsi (quanto tempo passiamo a giustificarci e ad auto-deresponsabilizzarci) e per starne fuori.
E diventa difficile scegliere di ascoltare un Gesù che non smette incessantemente di uscire a chiamare per lavorare nella sua vigna. La vigna ha bisogno di lavoratori, ma io come il secondo figlio rispondo sempre “presente!”,  ma raramente mi sporco poi realmente le mani di terra.
Diventa difficile accettare un Dio che non si impone con fragore ma che richiede il silenzio, un Dio che va cercato nel silenzio, un Dio che riempe solo gli spazi che gli permettiamo di riempire.
In un mondo in cui tutto urla, e in cui tutto è fatto per occupare il tempo, diventa difficile trovare la forza di fare come il malvagio convertito e tornare a VIVERE il tempo, non occuparlo e/o riempirlo.