TERZA DOMENICA DI AVVENTO

TEMPO PER … TESTIMONIARE! 

Carissimi, 

continua il nostro cammino di Avvento e ognuno lo fa a modo suo. 

Sicuramente ci ricorderemo per tutta la vita le festività del 2020, perché c’era il Covid, perché si viveva una situazione assurda, perché era l’anno che tutte le nostre certezze sembravano essere improvvisamente annullate e tutto sembrava cibarsi di precarietà e insensatezza. 

Noi non ci vogliamo rassegnare. Proprio come Israele. La Parola di Dio della domenica racconta delle situazioni molto simili alle nostre: l’esilio, la sensazione dell’abbandono, il desiderio di trovare stabilità sono sempre state vive nel cuore del popolo eletto, che, negli “Egitti” di tutti i giorni, ha saputo trovare nell’invocazione e nella memoria della Parola la forza per continuare a camminare. Nella “super realistica realtà” che ci contraddistingue e senza concessioni a languidi spiritualismi. La Bibbia, come la nostra storia, è il racconto  dell’intreccio tra la nostra realtà e l’ospitalità di Gesù che la sostiene, la motiva, la dirige facendola  procedere, se noi lo consentiamo. 

Per riflettere … 

“Mi ha mandato a portare il lieto annuncio”: all’inizio dell’Avvento e del Natale ci stanno anzitutto queste intenzioni. Le intenzioni di Dio di “inviare” un “servo” (che non è lo schiavo, ma il “maggiordomo”, la persona di fiducia che ha potere sulla casa) che porti il lieto annuncio che si compirà nel Natale. Cercare di “ricordare” di essere salvati da una promessa e provare a viverla è il senso di ogni cammino. 

Quanto vengo raggiunto in profondità dalla Parola di Dio? Il suo ricordo anima positivamente i miei pensieri? 

Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono”: un “metodo di Avvento”,  in grado di educare i nostri sguardi e i nostri pensieri. Avvento è “venuta” di una novità di vita, del Figlio di Dio che è la possibilità di una vita nuova per tutti. 

Di forte alla realtà riesco a percepire il “buono” che c’è, anche se mi interpella in modo scomodo e imprevisto? 

“Che cosa dici di te stesso?” A volte, come Giovanni, sappiamo che cosa NON siamo, ma ci viene difficile dare una definizione precisa di noi stessi …. 

Il lavoro sulle nostre identità sicuramente apre la possibilità di nuove strade e nuovi orizzonti. Se non sai CHI sei non puoi neanche pensare a COME vivere. 

La mia identità corrisponde ai desideri del mio cuore? Mi definisco o mi lascio definire da altro?

Buona continuazione di cammino!  

SECONDA DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO

TEMPO PER PREPARARE LE VIE!  

 

Carissimi tutti,
spero che la prima settimana di Avvento sia stata bella: un momento per accorgerci che sta capitando qualcosa di nuovo per noi. É molto importante sapere che cosa facciamo e il significato delle cose. Domenica scorsa in Vangelo ci invitava a “fare attenzione”: essere presenti è fondamentale per gustare la vita, e ogni istante è buono e opportuno per riprendere contatto con noi stessi attraverso un respiro nuovo, un coinvolgimento maggiore che ci faccia sentire responsabili in prima linea della nostra realtà. 

Anche questa settimana ci facciamo accompagnare da tre suggestioni: 

1. CONSOLARE: “Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio –. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta”. Isaia risponde al grido del popolo in esilio. E lo fa assegnando al profeta un compito: CONSOLARE. É un verbo bellissimo: significa accostarci alla solitudine di qualcuno per fare sentire la nostra presenza. 

Conosco qualche persona che ha bisogno “proprio” di me? Posso fare qualcosa per lei?  

2. ALCUNI PARLANO DI LENTEZZA: Il Signore “non vuole che alcuno si perda…”. Già ai tempi di Paolo c’erano i fan dei “giudizi finali”, delle visioni e delle “fini del mondo”! Gesù però non è venuto a fare “finire” il mondo, ma a dare vita, attraverso i suoi discepoli, a un “mondo nuovo e diverso”, quindi, piuttosto, a “iniziarne” uno nuovo. Gustiamo il tempo nel suo modo di offrirsi a noi senza pretese di accelerare i momenti e i processi di maturazione. 

Ci sono delle cose che faccio con “troppa fretta” perché non ho il coraggio di affrontarle con il tempo dovuto e la pazienza evangelica del contadino? Quali? Cosa posso fare per cambiare il mio atteggiamento? 

3. PREPARATE “la via al Signore”
Insomma, lo sguardo che, a partire da Dio e dalla sua Parola, si posa sulla mia storia e di conseguenza su quella dei miei fratelli e sorelle compie proprio questo miracolo: prepara la via del Signore. Chi ama l’umanità ama la carne del figlio di Dio, che “si è fatto come noi” proprio “per farci come Lui”.

Quale attenzione posso vivere in questa settimana per preparare la strada a Gesù che sta per nascere? 

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

MA COSA STIAMO ASPETTANDO?? 

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Carissimi tutti,

oggi comincia l’Avvento, parola che significa “venuta”. Ma chi sta arrivando? Stiamo aspettando qualcuno? 

1. Nella prima lettura il profeta Isaia riconosce che tutti si sono dimenticati di Dio. Però è sicuro che Lui, da Buon Padre, continuerà a cercare i suoi figli e a farsi trovare, consapevole che:  “Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani. 

Anche noi, continuamente, ci mettiamo sempre “nelle mani di qualcuno”: a chi ci affidiamo quando pensiamo al nostro futuro e avvenire? Dio per noi è importante? I nostri “riferimenti” quali sono? Sentiamo la consapevolezza del bisogno di Dio?  

2. Paolo è felice perché la Comunità dei Cristiani di Corinto è molto legata a Gesù. È convinto, dice loro, che: “In lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza”. (1 Cor.).

Quanto spazio occupa nei miei pensieri e nella mia logica il riferimento al Vangelo di Gesù? Lo conosco bene? 

3. Gesù nel Vangelo dice che il bravo portiere è quello che non si addormenta e veglia. Chiaro, anche il portiere dorme, altrimenti non potrebbe essere vigile, però c’è una vigilanza importantissima che è la custodia delle nostre vite  e del loro senso, che dà senso a tutte le altre cose che facciamo. Gesù dicendo “Non sapete quando è il momento”  non lo dice per spaventarci ma per ricordarci che ogni momento è buono, salutare e propizio per accogliere la Sua presenza in noi.  Domenica scorsa ce lo ricordava il Vangelo: l’amore si può esercitare “ogni volta” che si fa la “minima cosa” a soccorso “del più piccolo dei miei fratelli”. 

Cosa mi dice questo Vangelo? 

Potete trovare in questa pagina i testi della Messa: 

https://liturgia.silvestrini.org/letture/2020-11-29.html

Buon cammino! 

AVVISI DI DOMENICA 29 NOVEMBRE

  • Per via della situazione COVID sospendiamo gli incontri “in presenza” 
  • Domenica 29 novembre, alle ore 15,30, in occasione dell’inizio del tempo di Avvento, faremo il nostro Ritiro Spirituale per le Parrocchie di San Cassiano e del Divin Maestro. Anche questo, come gli altri incontri, per via telematica. Per collegarsi è sufficiente fare riferimento al seguente link:                                      http://meet.google.com/evp-gvkm-iwd
  • Venerdì 4 dicembre alle ore 21 incontro on line con il Gruppo del Triennio delle superiori. Manderemo il link su whatsapp. 
  • Continuano i collegamenti con le classi, i bambini e le famiglie su Whatsapp. 

CRISTO, RE DELL’UNIVERSO

“Ma quando mai ???”

 Carissimi, la prossima settimana comincerà l’Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. 

Finisce un anno (liturgico) che attraverso tutti gli appuntamenti della domenica voleva suggerirci un modo di vivere e di affrontare la vita, a partire da Gesù e dall’incontro con Lui. La Domenica diventava luce per i sei giorni successivi. Per chi di noi lo ha percepito è stato bello sentire la presenza di Dio come quella di un Regale Pastore che non ci ha mai abbandonato, ma anzi, ci ha resi un tantino più “signori” di noi stessi e della nostra vita. Oggi è la festa di Cristo, Re dell’Universo. Ecco il Vangelo e una traccia con tre citazioni dalle Letture. Si possono anche usare per la preghiera in famiglia.  

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio delluomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.  Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.  Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lavete fatto a me”.        

  1. IO STESSO ANDRÓ ALLA RICERCA DELLE PECORE : “Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine”.   Il mio “lavoro” di discepolo non è inventare sempre delle cose nuove, ma “mettermi a disposizione” di Chi mi sta cercando. Nella vita le cose “capitano”, ma per vederle è importante guardare, essere attenti. Anche Dio, lo scorge chi ha occhi e cuore che lo vogliono cercare. DOMANDA: Quando? Come? In che cosa mi faccio cercare e trovare da Dio? 
  2. COSÍ TUTTI RICEVERANNO LA VITA IN CRISTO : “Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita”.   Se da Adamo (la nostra condizione limitata e mortale) riceviamo in eredità la morte, San Paolo ci ricorda che da Gesù si riceve in dono la vita. Non solo quella eterna, ossia dopo la nostra morte, ma quella di tutti i giorni. Quella rinsaldata, motivata, approfondita, ispirata e forte che resiste anche di fronte a tutte le morti che ci sorprendono quotidianamente: l’amore che vince l’odio, il perdono che vince la rabbia e il risentimento, la mitezza che vince l’odio, la disponibilità che vince le nostre pigrizie, ecc …  UNA DOMANDA: Che cosa provo dentro di me  quando riesco a superare certe situazioni che mi sembravano statiche e senza soluzione? 
  3. MA QUANDO MAI?Avevo fame e mi avete dato da mangiare … “. Che bello sentire nel Vangelo che la salvezza e il compimento delle nostre vite dipendono dai gesti – consapevoli e inconsapevoli – di amore che abbiamo fatto a chiunque avesse bisogno. Non per merito, ma per naturale conseguenza di un senso che trova finalmente il suo compimento in Colui che dice che ogni gesto di amore “finisce in Lui”, come dire che tutto il bene che facciamo è raccolto al suo cospetto. E chi ha il “coraggio del bene” fa trionfare sempre la vita. UNA DOMANDA: Chi, per me, è affamato, assetato, straniero, nudo, malato e in carcere? Che cosa posso fare per lui? 

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

TU SÍ CHE VALI! 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con  l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo nelle tenebre. 

 Troppo facile avere tanti 10 a scuola quando non fai nessuna fatica a studiare; troppo facile essere il centro del mondo sportivo quando riesci a fare con incredibile agilità e naturalezza delle piroette fisiche e ludiche inimmaginabili alla maggior parte della gente; troppo facile stare bene e essere “à la page” quando si hanno tutte le possibilità dell’universo e le altre persone no (anche perché qualcuno  ha ingiustamente  deciso di impossessarsi di quasi tutto). Troppo facile essere talentosi in questa maniera. Per il Vangelo le cose non stanno così: nella Parabola di Gesù è “degno di talenti” (e già questo ci dovrebbe fare riflettere, perché le cose te le trovi senza che abbia fatto nulla per averle, e viceversa) non semplicemente chi fa fruttare, ma chi IMPIEGA, GIOCA, USA, INVESTE. Insomma, ha anzitutto talento chi non ha paura di provarci, non chi è  vittorioso. Ha talento non solo chi fa dei frutti agli occhi del padrone, ma chi semina, lavora e SUBITO, senza indugio, si dà da fare. Le cose non dipendono dal “numero” di valori ricevuti, ma dall’impegno a usarli e viverli. Penso ai mille gesti pieni di talento (e a volte senza tanti risultati) dei genitori che ogni mattina “ricominciano” con i loro figli, penso a chi crede a certi valori e li vive anche attorniato dallo scherno e dal risentimento, penso insomma … ai miliardi di uomini e donne che tutte le mattine si alzano, e, nonostante tutto, SUBITO si danno da fare rendendo il mondo un luogo migliore e degno di essere abitato, mettendo a frutto – perchè ci credono – ciò che sono e ciò che hanno. Dando vita e moltiplicandola. 

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

OLIO

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Oggi lascio la parola a uno che non poteva scrivere meglio di così: 

 

Nessuno dei protagonisti della parabola fa una bella figura: lo sposo con il suo ritardo esagerato mette in crisi tutte le ragazze; le cinque stolte non hanno pensato a un po’ d’olio di riserva; le sagge si rifiutano di aiutare le compagne; il padrone chiude la porta di casa, cosa che non si faceva, perché tutto il paese partecipava alle nozze, entrava e usciva dalla casa in festa. Eppure è bello questo racconto, mi piace l’affermazione che il Regno di Dio è simile a dieci ragazze che sfidano la notte, armate solo di un po’ di luce. Di quasi niente. Per andare incontro a qualcuno.

Il Regno dei cieli, il mondo come Dio lo sogna, è simile a chi va incontro, è simile a dieci piccole luci nella notte, a gente coraggiosa che si mette per strada e osa sfidare il buio e il ritardo del sogno; e che ha l’attesa nel cuore, perché aspetta qualcuno, «uno sposo», un po’ d’amore dalla vita, lo splendore di un abbraccio in fondo alla notte. Ci crede. Ma qui cominciano i problemi. Tutte si addormentarono, le stolte e le sagge. Perché la fatica del vivere, la fatica di bucare le notti, ci ha portato tutti a momenti di abbandono, a sonnolenza, forse a mollare.

La parabola allora ci conforta: verrà sempre una voce a risvegliarci, Dio è un risvegliatore di vite. Non importa se ti addormenti, se sei stanco, se l’attesa è lunga e la fede sembra appassire. Verrà una voce, verrà nel colmo della notte, proprio quando ti parrà di non farcela più, e allora «non temere, perché sarà Lui a varcare l’abisso» (D.M. Turoldo).

Il punto di svolta del racconto non è la veglia mancata (si addormentano tutte, tutte ugualmente stanche) ma l’olio delle lampade che finisce. Alla fine la parabola è tutta in questa alternativa: una vita spenta, una vita accesa. Tuttavia lo scatto in alto, l’inatteso del racconto è quella voce nel buio della mezzanotte, capace di risvegliare alla vita. Io non sono la forza della mia volontà, non sono la mia capacità di resistere al sonno, io ho tanta forza quanta ne ha quella Voce, che, anche se tarda, di certo verrà, a ridestare la vita da tutti gli sconforti, a consolarmi dicendo che di me non è stanca, a disegnare un mondo colmo di incontri e di luci. A me serve un piccolo vaso d’olio.

Il Vangelo non dice in che cosa consista quell’olio misterioso. Forse è quell’ansia, quel coraggio che mi porta fuori, incontro agli altri, anche se è notte. La voglia di varcare distanze, rompere solitudini, inventare comunioni. E di credere alla festa: perché dal momento che mi mette in vita Dio mi invita alle nozze con lui. Il Regno è un olio di festa: credere che in fondo ad ogni notte ti attende un abbraccio”. (E. Ronchi)

AVVISO IMPORTANTE

VISTA LA DELICATA SITUAZIONE COVID VENGONO SOSPESI TUTTI GLI INCONTRI DI CATECHISMO CON I GENITORI DOPO LA MESSA ALMENO FINO AL MESE DI GENNAIO. CI TERREMO IN COMUNICAZIONE SUI CANALI SOCIAL.