VENERDI SANTO

«No, credere a Pasqua non è
giusta fede:
troppo bello sei a Pasqua!
Fede vera
è al Venerdì Santo
quando Tu non c’eri
lassù.
Quando non una eco
risponde
al suo grido
e a stento il Nulla
dà forma
alla Tua assenza».

(D. M. TUROLDO)

CELEBRAZIONE DELLA

PASSIONE DEL SIGNORE

ALLE ORE 20,30

GIOVEDI SANTO – CENA DEL SIGNORE

Come siamo fortunati ad avere un Dio che “prende in mano i nostri piedi”. Un Dio che si può mangiare, che diventa come noi per farci diventare come Lui, che entra in noi per farci uscire verso gli altri e mette a nuovo, ogni volta che glielo consentiamo, i nostri cammini quotidiani.

DOMENICA DELLE PALME E TRIDUO PASQUALE

Oggi trascrivo parole bellissime di Ermes Ronchi sul Triduo Pasquale. 

Sono l’essenza -anzi, la quintessenza – della verità del Senso della Pasqua …

Vi invito a leggere, gustare, con molta lentezza, facendo scivolare nel cuore queste parole … 

I giorni della SETTIMA SANTA sono SANTI perchè riguardano noi,  la nostra vita e i nostri destini. 

GIOVEDI SANTO: lavanda dei piedi e consegna del pane. Gesù PASSA NEL FUOCO e lava i piedi di chi non ha capito. Imparando dalla donna che aveva pianto su di Lui. Gesù imita i gesti della donna.Quando l’uomo ama compie gesti divini, e quando Dio ama compie dei gesti umani. Dio “si vendica di noi” prendendo in mano i piedi di gente nomade e zoppa che, fuggita, sfuggirà ancora. Gesù non è padrone, ma servo che aiuta e mi chiede di non fuggire. Gesù mi dice: “sono il tuo servo, Colui che ti abbraccia per preparare la festa”. 

VENERDI SANTO: Credere a Pasqua non è fede vera, fede vera è il Venerdì Santo (Turoldo). É il giorno della croce. Di chi sa che chi ascolta  NON CAPISCE. Gesù ATTIRA dalla croce: io sono cristiano “per attrazione”. Ma cosa mi attira? I miracoli? Non ce ne sono! Mi attira UN ATTO DI AMORE. La cosa più bella è CHI UNO AMA. La regola originaria della bellezza è chi uno ama. Dio non mi seduce con l’onnipotenza ma col gesto dell’amore supremo di Dio. Con l’eccesso di amore. In quel crocifisso appare bellissimo chi mi ama fino all’estremo. 

Dalle 12 alle 15, poi,  SI FA BUIO: ci sarà notte, buio e oscurità, ma non oltre: alle lacrime è posto un limite. Dio non salva DAL dolore, ma NEL dolore. La fede non è assicurazione contro gli infortuni della vita ma la sicurezza che non sarò abbandonato: l’ultima parola spetta al Padre 

SABATO SANTO: silenzio,  ma quello della brace, quello del suo amore. Noi percepiamo il tepore seduti in faccia al sepolcro. Ci facciamo raccontare la parabola del seme caduto in terra. Semente che si disfa. Come il seme del grano che cresce. Maritain diceva: “sono un cristiano che appoggia l’orecchio a terra per ascoltare l’erba che cresce”. Gesù è in un sepolcro, nel buco di una roccia. I discepoli “restano insieme”. Insieme si fa argine contro la disperazione. E poi ci sono le donne. Cosa li tiene insieme? Un collante rimane: Gesù! Dio è il cemento dell’umanità. Il collante che tiene insieme i frammenti delle vite e dà unità. Se siamo spezzati il Signore prenderà i cocci e diventerà una sorgente e la fragilità dei discepoli diventerà un CANALE attraverso cui giunge a noi la grande speranza. 

DOMENICA DI PASQUA: gente che corre, amore, lacrime. Le prime parole del Risorto sono: “donna, perchè piangi?”. Gesù pone il suo primo sguardo sulla sofferenza e sul dolore. Il tesoro di Dio sono le lacrime che “nell’otre Suo raccoglie”, dice il Salmo. Gesù fino all’ultimo giorno asciuga le lacrime. Le chiede del suo dolore, non le chiede  perchè non ha capito e perchè non si èfidata . 

Nessuno ha un Dio così bello, e lo amiamo per la sua umanità UNICA! 

E poi ci sono  le piaghe dove Tommaso è invitato a mettere le dita.”Tommaso, metti le tue dita”. L’amore FERISCE. Le ferite sono l’alfabeto dell’amore. E se Gesù sale al cielo con queste sue ferite, noi abbiamo dolore d’uomo in Paradiso. Ma queste piaghe non emanano più dolore, ma luce. E le ferite diventano feritoie. “Ogni cosa ha le sue crepe, ma è attraverso la crepa che entra la luce” (Coen). 

Pasqua senza croce e senza  corpo del Crocifisso è vuota! 

Ciò in cui noi crediamo è la Pasqua ma ciò che ci fa credere è la croce di Gesù. 

Il Vangelo si legge come le lettere ebraiche: DALLA FINE! 

APPUNTAMENTI DEL TRIDUO PASQUALE            IN PARROCCHIA

  1. GIOVEDI SANTO,  Messa  “IN COENA DOMINI“, alle ore 20,30
  2. VENERDI SANTO, MEMORIA DELLA PASSIONE DEL SIGNORE, alle ore 15,00 e alle ore  20,30
  3. SABATO SANTO, VEGLIA PASQUALE, alle ore 20,00

QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA

ALLA RICERCA DELLA GLORIA 

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se
il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e
lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò
innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Ma chi di noi non vorrebbe vedere Gesù? Forse nessuno. Però, poi, dopo averlo visto, che ne sarà? Interessante, bello, embè? Gesù risponde a Filippo  e Andrea (e noi sappiamo di Gesù solo perchè qualche altro discepolo/testimone/apostolo ce ne ha parlato) che se i greci (ma anche noi), lo vogliamo vedere dobbiamo cercarlo sotto terra, in quel luogo silenzioso e segreto dove lavorano i semi che danno vita ai frutti che ci nutrono, ai fiori che rendono bella la terra, agli alberi che ci coprono con la loro ombra dai raggi potenti del sole. Gesù è là dove parti, lavori, hai voglia di scatenare le forze della vita che sono dentro di te, e ti fa comprendere che ormai essere suo discepolo significa vivere CON il Suo Spirito e SECONDO il suo spirito: “se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore”. Parole chiare che lì per lì ci lasciano un po’ esterrefatti: “ma come posso odiare la mia vita?” … “se la dono rimango senza!” … e invece Gesù dice il contrario a chi vuole vederlo, o meglio, conoscerlo: “trova la vita chi la dona, non chi la trattiene per sé” … se il chicco di grano non piace forse potremmo pensare al “tesoro” che siamo noi: a che serve un forziere se non per essere aperto e cominciare a  mettere in movimento i preziosi monili che esso racchiude? Ognuno di noi è un tesoro, ognuno di noi ha dei tesori: grandi, piccoli, importanti ma … sicuramente unici! Il chicco da solo non fa nulla! Il forziere chiuso non serve a niente! Parliamo di processi, scavi, condivisioni, ascolti, aperture, presenza, rinascita, frutti … in un mondo che nasce e cresce là dove qualcuno ha deciso di fidarsi di questa parola “fino alla fine”.  E allora anche Gesù diventa Cristo: Risorto sulla Croce, punto di attrazione per i greci – ma  anche per noi italiani –  che continua a mantenere alto lo sguardo del cuore per ri-raccontarci, in questa  Pasqua ormai prossima, che se la vita la doni senza paura non muore mai e tu diventi un signore: a dispetto e oltre ogni croce e di ogni morte!

Current words. Have you understood?

AVVISO

POICHÉ SIAMO IN ZONA ROSSA EVITEREMO GLI AFFOLLAMENTI: L’INCONTRO SULLA PAROLA DI DIO E LA VIA CRUCIS VERRANNO TRASMESSE ON LINE. VERRÁ PUBBLICATO IL LINK SUL SITO, OPPURE SI PUÓ MANDARE UN MESSAGGIO AL PARROCO PER OTTENERLO

QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA

PERCHÉ ABBIANO LA VITA! 

 In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Ci piace Nicodemo che “nella notte si alza” per andare a parlare con Gesù.

Nicodemo rappresenta le nostre notti, le nostre nostalgie, il nostro desiderio di incontrare luce, anzi, La Luce! É facile credere quando si è abbagliati, più difficile quando si brancola al buio. Eppure Gesù dona a Nicodemo (noi) delle “istruzioni” per ricomprendere il senso del nostro legame con Lui anche nella notte. 

Il Signore è la luce che vince la notte“, ce lo ripetiamo cantandolo tutte le domeniche, ma poi … chissà perchè, la memoria fa cilecca e cerchiamo surrogati di fiammiferi e luci smorte che poco illuminano e fanno camminare. Roba che non ci  accende e, soprattutto, non si accende!

Rinascere dall’alto … una parola! Eppure è bella la sfida che viene proposta a Nicodemo per diventare creatura nuova e capire il messaggio del Creatore. Rinascere vuol dire “passare da un mondo all’altro”, abbandonare il luogo che ci proteggeva e magari ci paralizzava per trovarne uno nuovo. Non basta nascere, bisogna partorirsi, permettere che Qualcuno ti prenda con le Sue Mani e ti ponga in una condizione nuova del cuore. Il bambino per nascere ha bisogno di lasciare la comoda e protettiva pancia della mamma. Anche noi. Si nasce quando si ha il coraggio di rialzare lo sguardo. Si nasce quando non ci si accontenta e non ci si fa arrestare dalle situazioni e dalle circostanze che vorrebbero paralizzarci. Si nasce quando si ricomincia a donare qualcosa di noi stessi, o, meglio ancora, tutto noi stessi nel totale coinvolgimento della mente, del cuore, delle forze e dell’intelligenza per restituire la vita che ci ha donato il Vangelo accolto.  Perchè ascoltare significa anzitutto “farci salvare dalla promessa di Dio”: la vita è accoglienza, scelta di cosa accogliere (ma cosa ci sta guidando??) per potere continuare a sperare, a credere, ad amare … a nascere prima di morire, perchè la vita non è solo dopo la morte, ma inizia qui … 

E poi farci illuminare, perchè credere significa ospitare una luce grande nel nostro cuore, luce che può sembrare tenera fiammella ma che il vangelo ci chiede di custodire “con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze e con tutto se stessi” … 

E la Croce, segno della fedeltà a questa speranza che diventa il coraggio di donarsi, da apparente strumento di morte diventa il segno della ripartenza della vita. Questa è la promessa di Gesù che ci sta portando verso Pasqua.

Aforismi letterari, frasi e citazioni d'autore suddivise per temi e autori

TERZA DOMENICA DI QUARESIMA

DI CHI SIAMO TEMPIO? 

Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Non siamo abituati a pensare Gesù nella veste di colui che si arrabbia e fa dei gesti così potenti come quelli del Tempio. Non ne può più di vedere persone che si impossessano  del divino e trattano Dio come un oggetto con il quale fare delle contrattazioni economiche per avere ciò che si vuole. La cosa che colpisce di più è la sua grande franchezza, che altro non è che quella ammirabilissima capacità di pagare in prima persona per le proprie scelte, talmente preso da quello che vuol fare da dare letteralmente la vita in prima persona fino a morire su una croce,  senza farsi sostituire da nessun altro. Colpisce, colpisce tanto che un uomo possa fare delle cose del genere, sapeva che l’avrebbe pagata, che si sarebbero vendicati per questa nuova visione sconvolgente su Dio, sulla fraternità, sul modo di vivere nel mondo. Eppure Gesù continua imperterrito il suo cammino a Gerusalemme per manifestare la verità del volto di Dio a favore dei fratelli. Il Tempio, che era un sistema studiato di posti da oltrepassare a seconda delle qualifiche, del genere, delle disponibilità finanziarie si trasforma diventando il Corpo di Gesù, e quelli che erano “maledetti” a cause delle loro “imperfezioni” si trasformano nei “preferiti” agli occhi del Padre, sovvertendo tutto l’ordine delle cose: ciechi, zoppi, peccatori, sono quelli più autorizzati ad accedere, ogni volta che lo vogliono, al Santo dei Santi.  

Ora sta a noi fare funzionare il Vangelo nella nostra vita. Paolo, nella Prima lettera di Corinzi ricorda: ““non sapete che voi siete il tempio dello Spirito Santo e siete il nuovo Santuario ed è santo il Tempio di Dio che siete voi”? Gesù ospita la presenza del Padre. Noi ospitiamo la presenza di Gesù in noi ospitando i fratelli e coloro ai quali ci facciamo prossimi. Lo Spirito e la Verità lavorano là dove ci sono cuori aperti e disponibili. 

E noi, di chi siamo tempio?