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Alle ore 21,00
Corso Piave, 71/b – 12051 Alba Cn
Alle ore 21,00
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
La strada si apre sempre così, quando a un certo punto dichiari alle tue paure che non devono avere più avere la meglio su di te, e sei tu, e non loro a decretare la partenza del viaggio della vita. Quel momento si chiama dichiarazione di guerra e vittoria sul timore che ti vorrebbe sempre fermo e chiuso nel tuo piccolo mondo comodo-scomodo, sapendo, per chi di noi si fida del Vangelo, che la nostra fiducia non è semplicemente rivolta a noi stessi e alle nostre forze ma a Gesù, che, tra l’altro, è tale perchè anche Lui ripone le ragioni della sua fiducia nel Padre dei Cieli. “E la strada si apre, passo dopo passo” … scoprendo sempre nuovi orizzonti e scoprendo che la qualità della nostra unicità dipende dalla scelta delle relazioni e dei riferimenti che ci danno la vita. E così anche i discepoli, come noi, hanno dovuto imparare che il loro Maestro non era un oggetto da mettere in tasca, ma una strada da percorrere in compagnia con Lui: una VIA. Solo nel momento che inizi a “percorrere” la sua strada e la sua promessa, questa inizia ad avverarsi.
Gesù è una VIA, non un punto di arrivo. Un punto di partenza, di movimento. É bello pensare che la storia della Bibbia coincida sempre con strade aperte, di uscita per seguire la strada indicata: “esci dalla TUA terra, va dove ti mostrerò!” … Quale strada vorrei percorrere? Perchè non lo faccio? Inoltre Gesù è la VERITÁ, che non significa uno che sa tutto, ma uno che ti fa fiorire come il vento della primavera, come una buona notizia che ti dice che nel figlio di Dio trovi il senso della vita dei figli dell’uomo, di te, di me, di tutti. Imparando a guardare le cose come Lui, ad avere un’attenzione che parte dal cuore e non solo dagli occhi. Inoltre Dio è VITA: e se non servisse a questo a cosa potrebbe esserci utile? A dire che conosciamo i teoremi teologici e la sappiamo più lunga degli altri? No! Non esiste proprio. Tanto più Vangelo c’è in me, tanta più vita dovrebbe nascere.
Buona strada, buona settimana!
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
La nostra vita dipende in massima parte dalla condizione di salute dei nostri pensieri: quando siamo allegri vediamo tutto luminoso, quando qualcosa ci rode non ce n’è una che vada bene, se la bile e la rabbia ci tormentano i nostri sguardi diventano sempre più scostanti e pieni di ira, se siamo innamorati non c’è nulla che ci fa paura … insomma, siamo tutti intenti a cambiare la realtà e non capiamo che è la cura della nostra interiorità, della nostra spiritualità e quindi dei nostri pensieri a permettere al mondo di essere quello che è davanti a noi.
Per questo i Padri della Chiesa erano molto attenti ad analizzare le ispirazioni del Cuore. Per questo Giovanni l’Evangelista nel suo prologo scrive che “al principio era il Verbo” … perchè all’inizio di ogni cosa ci sono le parole e la Parola di Dio che possono fare quella fatidica differenza di cui tanto abbiamo bisogno.
Il Vangelo di domenica, in modo molto diretto, nelle parole di Gesù ci mette in guardia facendoci una domanda: tu, nella tua vita, segui la voce di un buon Pastore che è venuto perchè tu possa avere vita, e vita in abbondanza, oppure ti abbandoni alla voce del brigante (il maligno) che altro non fa che rubare, uccidere e distruggere ogni volta che apre bocca e parla al nostro cuore?
Magari non si sa neanche, come si fa a capire?
Papa Francesco tre anni fa, in occasione dell’Angelus aveva suggerito questa analisi molto efficace: 1. Dio (il bene) si propone alla tua libertà, corregge, incoraggia, consola e alimenta la speranza. Il diavolo (il brigante) si impone con il male senza chiedere nessun permesso. 2. Dio ti parla sempre al presente, facendoti vedere e indicandoti continuamente qui e ora la possibilità del cambiamento e del rinnovamento, mentre il male ti paralizza consumandoti tutto sul timore del futuro e sulla tristezza del passato. 3. Il male ti chiede di fare sempre e comunque solo quello che ti va di fare, mentre Dio ti propone un’altra domanda, che cambia il mondo: che cosa (mi) fa bene? 4. Il male predilige l’oscurità, la falsità, il pettegolezzo, mentre il Signore ama la luce, la verità e la trasparenza sincera.
Io da che parte sto? Chiediamo al Buon Pastore di sapere sempre orientare dietro di Lui i nostri passi. Per avere vita … e in abbondanza!
… Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Tutti quanti conosciamo la vicenda di Emmaus! Due discepoli sconsolati tornano ai propri affari che già vivevano prima di conoscere Gesù … appesantiti dalla delusione e dalla tristezza dell’esito infausto della vicenda del loro caro Rabbì: “nulla di fatto, come al solito! Anche Cristo è morto e, insieme, tutte le nostre speranze”
Però, a un certo punto, le carte si scompigliano, vento di novità accade tra i due che “stavano parlando di Lui lungo il cammino”; il loro essere cordialmente uniti dalle loro parole tristi permette alla Parola che è Gesù di comparire accanto a loro personalmente, anche se i loro occhi non erano in grado di riconoscerlo. Condizione di eguaglianza con gli apostoli di tutti i tempi: il Risorto non si vede con gli occhi, ma con le orecchie che ascoltano e riascoltano le parole che Gesù aveva pronunciato e che finalmente vengono ri-conosciute in quei gesti attraverso i quali si era consegnato, in modo particolare nello spezzare il pane, la sua vita per noi.
Ci sono tre suggerimenti belli che ci vengono forniti da questi due personaggi, sarebbe bello pensarli durante la settimana:
Buon cammino!
GIOVEDÍ 19 ALLE ORE 21,00
Domenica 16 aprile, 26 bambini con le loro famiglie, e le loro catechiste appassionate del loro lavoro – Aurora ed Elisa – si sono ritrovati nel Pomeriggio per prepararsi al grande momento della Comunioni che quest’anno verrà celebrata il 6 e il 13 di maggio alle 10,30 del mattino. Un momento di confronto, di allegria e nello stesso tempo di profondità e felicità. Ringraziamo tutti per la vivace e attenta partecipazione, speriamo che questi momenti siano sempre più possibilità di aggregazione e buon sapore della vita della nostra comunità parrocchiale.
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Aria di paura in quella casa. Paura dei Giudei ma anche di se stessi, della propria viltà, di come si erano comportati nella notte del tradimento. Sembra che manchi l’aria.
Eppure Gesù viene, nonostante il loro e il mio cuore inaffidabile: e stette in mezzo a loro. Mi conforta pensare che se trova chiuso lui non se ne va; se tardo ad aprire, otto giorni dopo è ancora lì. Shalom, ha detto, saluto biblico che significa molto più della pace come semplice fine delle violenze, indica la forza dei miti e dei nonviolenti dentro la logica del più armato, la luce dei puri di cuore dentro la nebbia delle astuzie, la serenità dei giusti nelle ingiustizie, la perseveranza degli onesti fra le disonestà. Soffiò e disse: ricevete lo Spirito Santo.
Su quel pugno di creature, chiuse e impaurite, scende il vento delle origini, il vento che soffiava sugli abissi, il vento sottile dell’Oreb su Elia profeta, quello che scuoterà le porte chiuse del cenacolo: ecco io vi mando! «Se non vedo e non tocco, non crederò». Povero, caro Tommaso, diventato addirittura proverbiale! Vuole delle garanzie, e ha ragione, perché se Gesù è vivo tutta la sua vita ne uscirà rovesciata.
Gesù si avvicina alla nostra lentezza del credere con pochi, semplici verbi: guarda, metti, tocca. Tommaso comprende da quei fori il motivo per cui Cristo è risorto: per un amore scritto con ferite ormai incancellabili, da cui non sgorga più sangue ma luce. Tommaso si arrende non ai suoi occhi o al suo toccare, ma a questa esperienza di pace offerta da Gesù per ben tre volte. E la sua pace scende ancora sulle nostre sconfitte, sulle nostre chiusure, sulle nostre paure. Alla fine Tommaso passa dall’incredulità all’estasi. Se poi abbia toccato o no il corpo del Risorto, non è importante. «Mio Signore e mio Dio» Tommaso ripete quel piccolo “mio” che cambia tutto, che non indica possesso geloso, ma appartenenza, eco del Cantico dei Cantici: il mio amato è mio e io sono sua! Mio Signore, che mi fai vivere, che sei la parte migliore di me. “Mio”, come lo è il cuore. E, senza, non sarei. “Mio”, come lo è il respiro. E, senza, non vivrei.
Beati quelli che senza aver visto crederanno. Beatitudine consolante che finalmente sento mia. Gesù mi dice beato! Beato chi fa fatica, chi cerca a tentoni, chi non vede ancora eppure cammina avanti, “siamo pellegrini senza strada, ma tenacemente in cammino” (Giovanni della Croce). La fede è il rischio di essere beati, cioè felici.
Di vivere una vita non certo più facile, ma più piena e appassionata. Ferita sì, talvolta, ma luminosa comunque e perfino guaritrice. Così termina il Vangelo, così inizia la mia sequela: col rischio di essere felice. (Ermes Ronchi)