PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (- 42)

Aceto 

Mi hanno messo veleno nel cibo e quando avevo sete mi hanno dato aceto

I due versetti del salmo 68 tratteggiano bene la vicenda di Gesù che ormai sta volgendo al termine: veleno per cibo, aceto per bevanda. 

Cibo donato come corpo per la vita, per il bene, per amore, e veleno ricevuto, come tradimento, allontanamento, misconoscimento, rifiuto, inganno. 

Vino della letizia offerto, a partire dalla lontana festa di nozze di Cana, o acqua, ma di quella che non finisce  mai, alla samaritana e a ogni persona che “ha sete”, e aceto avuto in cambio, dai soldati che lo sbeffeggiavano o da bere in cima alla canna, con la spugna imbevuta. 

Non propriamente uno scambio equo. 

Eppure senza pentimento da parte del figlio di Dio, che di fronte ai gesti distruttori e di avvilimento dell’uomo, in una delle sue ultime parole rivolte al Padre dirà: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. 

Effettivamente non sappiamo quello che facciamo se guardiamo il mondo, o, per lo meno, non lo abbiamo ancora capito. Ma perché? Possibile che non capiamo che il veleno e l’aceto non riescono a nutrire e a dissetare le nostre essenze inaridite, non riescono a dare vita al mondo, non riescono a costruire nulla, non possono aprire strade nuove? 

Perché? 

Perché l’amarezza del tradimento di un discepolo, come Giuda? Come me (“sono forse io?”)?

Solo le favole finiscono con “vissero felici e contenti”, la vita non è così. 

Però … piccole differenze, sono certo, possono fare grandi cambiamenti. 

Io cosa darò da bere oggi al mondo? Come nutrirò le fami (compresa la mia) che mi si presenteranno lungo il mio cammino? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (- 41)

IO? 

“In verità vi dico, uno di voi mi tradirà”

Chissà con quanta amarezza nel cuore Gesù avrà comunicato ai suoi discepoli questa triste verità. 

Nel Vangelo di Marco di domenica scorsa c’era scritto che i discepoli si domandavano: “sono forse io?”, sentendo forte la possibilità di essere l’autore del tradimento. Oggi invece Pietro chiede a Giovanni di informarsi dal Maestro  su “chi fosse colui di cui parlava” … una domanda che non si ferma su se stessi, ma si estende ad altri, anzi, RIGUARDA ALTRI.

Tuttavia, se ci penso bene, è anche bello, almeno davanti a questa pagina del Vangelo di oggi domandarsi: “ma IO quanto conto, Signore, nel racconto della Tua passione per me? Quanto, pure io, sono tra quelli che in qualche modo tradiscono il tuo incondizionato gesto di amore nei miei confronti e nei confronti della storia dell’uomo?”. 

E ancor di più: “ma … la tua Passione, mi sta interpellando, mi sta chiamando, mi sta chiedendo che tipo di discepolo sono?”. 

Chiedi chi è”: “ma guarda quello, quante persone ingiuste ci sono nel mondo, certo che se non ci fosse capitata una persona del genere, ma come si fa a essere così sconsiderati, ma quella sì che è una brutta persona, chissà quante ne ha fatte, lui è molto peggio …” e il mondo procede come sempre. 

Sono forse io?”: “quale può essere la mia responsabilità davanti a questa situazione, come posso coinvolgermi per cambiare questa cosa, che ruolo ho in questa vicenda, come posso fare la differenza, che posto avrà nel mio cuore la meditazione di questo fatto …?” e il mondo cambia, a partire dal mio. 

Cosa posso fare oggi che non ho mai fatto e posso fare soltanto IO, anche se nessuno è disposto a farlo? Qual è il mio ruolo e la mia posizione nel racconto della Passione di Gesù? Io come “tradisco” Gesù? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-40)

ANCHE LAZZARO!

I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro

Bisogna fare attenzione agli amici che si frequentano e alle proprie compagnie, perchè, come dice il proverbio, “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. 

Lazzaro andava con Gesù. E giustamente, andando con Lui non poteva che essere uno “rinato”, non soltanto dal sepolcro, ma soprattutto nel cuore, nella mente, nella libertà, perché chi va con Gesù nasce di nuovo, non può mai più essere lo stesso. 

Allora i capi dei sacerdoti, volendo già fare fuori il Signore, decidono di uccidere anche Lazzaro, “perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù”. 

Che brutto che ci siano delle persone a cui dia fastidio quando uno rinasce, sono quelli a cui dà fastidio la luce, il perdono, la vita, il futuro; che bello che quando qualcuno rinasce incominci a influenzare positivamente anche le altre persone e faccia loro capire chi è veramente il Signore della vita! E anche loro si mettono a credere in Gesù. 

Oggi è il lunedì santo, in cui si celebra il giorno dell’amicizia, quando cioè si ricorda la giornata che Gesù trascorse a Betania in compagnia dei suoi tre grandi amici: Marta, Maria e Lazzaro.

Io quanto sono amico di Gesù? Quanto la mia amicizia con Lui mi trasforma? So “emanare” nei miei gesti il fatto che il mio cuore è abitato dalla sua presenza? In cosa? 

DOMENICA DELLE PALME E SETTIMANA SANTA

I giorni della SETTIMA SANTA sono SANTI perchè riguardano noi,  la nostra vita e i nostri destini. 

GIOVEDI SANTO: lavanda dei piedi e consegna del pane. Gesù PASSA NEL FUOCO e lava i piedi di chi non ha capito. Imparando dalla donna che aveva pianto su di Lui. Gesù imita i gesti della donna.Quando l’uomo ama compie gesti divini, e quando Dio ama compie dei gesti umani. Dio “si vendica di noi” prendendo in mano i piedi di gente nomade e zoppa che, fuggita, sfuggirà ancora. Gesù non è padrone, ma servo che aiuta e mi chiede di non fuggire. Gesù mi dice: “sono il tuo servo, Colui che ti abbraccia per preparare la festa”. 

VENERDI SANTO: Credere a Pasqua non è fede vera, fede vera è il Venerdì Santo (Turoldo). É il giorno della croce. Di chi sa che chi ascolta  NON CAPISCE. Gesù ATTIRA dalla croce: io sono cristiano “per attrazione”. Ma cosa mi attira? I miracoli? Non ce ne sono! Mi attira UN ATTO DI AMORE. La cosa più bella è CHI UNO AMA. La regola originaria della bellezza è chi uno ama. Dio non mi seduce con l’onnipotenza ma col gesto dell’amore supremo di Dio. Con l’eccesso di amore. In quel crocifisso appare bellissimo chi mi ama fino all’estremo. 

Dalle 12 alle 15, poi,  SI FA BUIO: ci sarà notte, buio e oscurità, ma non oltre: alle lacrime è posto un limite. Dio non salva DAL dolore, ma NEL dolore. La fede non è assicurazione contro gli infortuni della vita ma la sicurezza che non sarò abbandonato: l’ultima parola spetta al Padre 

SABATO SANTO: silenzio,  ma quello della brace, quello del suo amore. Noi percepiamo il tepore seduti in faccia al sepolcro. Ci facciamo raccontare la parabola del seme caduto in terra. Semente che si disfa. Come il seme del grano che cresce. Maritain diceva: “sono un cristiano che appoggia l’orecchio a terra per ascoltare l’erba che cresce”. Gesù è in un sepolcro, nel buco di una roccia. I discepoli “restano insieme”. Insieme si fa argine contro la disperazione. E poi ci sono le donne. Cosa li tiene insieme? Un collante rimane: Gesù! Dio è il cemento dell’umanità. Il collante che tiene insieme i frammenti delle vite e dà unità. Se siamo spezzati il Signore prenderà i cocci e diventerà una sorgente e la fragilità dei discepoli diventerà un CANALE attraverso cui giunge a noi la grande speranza. 

DOMENICA DI PASQUA: gente che corre, amore, lacrime. Le prime parole del Risorto sono: “donna, perchè piangi?”. Gesù pone il suo primo sguardo sulla sofferenza e sul dolore. Il tesoro di Dio sono le lacrime che “nell’otre Suo raccoglie”, dice il Salmo. Gesù fino all’ultimo giorno asciuga le lacrime. Le chiede del suo dolore, non le chiede  perchè non ha capito e perchè non si èfidata . 

Nessuno ha un Dio così bello, e lo amiamo per la sua umanità UNICA! 

E poi ci sono  le piaghe dove Tommaso è invitato a mettere le dita.”Tommaso, metti le tue dita”.  L’amore FERISCE. Le ferite sono l’alfabeto dell’amore. E se Gesù sale al cielo con queste sue ferite, noi abbiamo dolore d’uomo in Paradiso. Ma queste piaghe non emanano più dolore, ma luce. E le ferite diventano feritoie. “Ogni cosa ha le sue crepe, ma è attraverso la crepa che entra la luce” (Coen). 

Pasqua senza croce e senza  corpo del Crocifisso è vuota! 

Ciò in cui noi crediamo è la Pasqua ma ciò che ci fa credere è la croce di Gesù. 

Il Vangelo si legge come le lettere ebraiche: DALLA FINE!

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-39)

PROTOCOLLO

É conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!

Oggi meditiamo a partire da queste parole di condanna di Caifa nei confronti di Gesù: “è conveniente” – dice il grande giudice- quindi diventa convenzione e prima o poi si trasforma in un protocollo esecutivo: muoia uno … meglio che tutti!

E ti viene in mente Gesù per il quale non c’era mai stato “qualcuno” o “tutti”, ogni persona era una storia, era chiamata per nome: “Zaccheo, Maria, Lazzaro, Pietro, Filippo, Giovanni … “. Tutti andavano salvati e amati nella loro individualità e con il loro nome. 

E Gesù muore come “un uomo” … e perchè dargli la morte? Perchè l’ultimo gesto che aveva appena fatto era stato riportare alla vita Lazzaro!

E il prologo di Giovanni si avvera: “la luce è venuta tra le tenebre, ma è stato scelto il buio … “

E la storia continua. Ieri sera è venuto Matteo a parlare con i ragazzi della sua esperienza di alcuni giorni a Lampedusa dove ogni giorno approdano persone alla ricerca di una vita diversa, più dignitosa e migliore. Con i suoi occhi ha visto cosa capita, non proprio come dice la Tv, con le sue orecchie ha sentito e ci ha raccontato di pescatori che salvano uomini che stanno affogando, sulle loro barche, e funzionari che non accolgono perchè “il protocollo non lo prevede”. 

La legge … che uccide anzichè dare vita. 

Noi abbiamo la tenerezza e la compassione di chi riconosce l’altro a partire dal cuore? Sappiamo riconoscere il dolore che ci circonda? Possiamo fare qualcosa per vincere la “globalizzazione dell’indifferenza”? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-37) 

PIETRE

Presero delle pietre per lapidarlo

I notabili cercano di fare fuori Gesù lapidandolo perchè dice di essere nel Padre. Non sopportano che qualcuno tolga loro il potere – la gestione del mondo religioso – insegnando la libertà che nasce dallo stare in Dio, che affranca da tutte le schiavitù dei legami opprimenti … 

Gesù nella sua vita, dunque, usa lo stesso materiale, la pietra, ma, anziché per distruggere, per costruire, facendo sue le parole del Salmo e definendo il Padre ROCCIA, e quindi fortezza, liberatore e quindi RUPE di rifugio. 

Come cambiano le cose a partire dalle nostre intenzioni e dalle cose che portiamo nel cuore!

Sempre pietra, ma del tutto diverse.  

Quando leggo di pietre, mi viene sempre in mente quella storiella che dice: 

“Questo è un sasso.

La persona distratta vi è inciampata.

Quella violenta, l’ha usato per colpire qualcuno.

Il costruttore, l’ha usato per edificare.

Il contadino stanco, invece, l’ha usato come sedia.

Per i bambini è un giocattolo.

Con esso Davide uccise Golia e Michelangelo fece la sua più bella scultura.

In ogni caso, la differenza non l’ha fatta mai il sasso, ma sempre l’uomo.

Non esiste sasso sul tuo cammino che tu non possa sfruttare per la tua crescita!”

A Pasqua avremo la possibilità di trovare del tempo per chiederci che tipo di atteggiamento abbiamo davanti a Gesù e a noi stessi. Capiremo davanti al Crocifisso Risorto che la PIETRA scartata dai costruttori è L’UNICA PIETRA D’ANGOLO. 

“Ciò che i notabili del popolo chiamano “bestemmia”, il Signore Gesù lo offre come una rivelazione che libera e dinamizza la vita di tutti, rendendola divina per i processi di dono e di vitalità che attiva e continuamente riattiva” (M. Semeraro).

Io, cosa me ne faccio della roccia che è Gesù? Come adopero il “materiale di costruzione” che la vita mi ha offerto? Costruisco o demolisco? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-36) 

50 ANNI

«Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?».

Gesù scandalizza i suoi interlocutori, perchè,  avendo poco più di trent’anni , (altro che 50!) afferma di avere visto Abramo, che era un nomade proprietario di cammelli vissuto almeno mille anni prima. 

Bene, o male, dieci più, dieci meno, venti più, venti meno, noi lettori e autore di questa piccola riflessione quotidiana, abbiamo sul mezzo secolo di scuola di vita. E come Gesù forse potremmo dire di avere visto, a volte, “altro che Abramo!”, ma cose ancora più inverosimili e scioccanti … e sappiamo che non c’è limite alla fantasia. 

In ogni caso, a “dare” e a “fare” la differenza non sono i tempi, ma il nostro modo di vivere il tempo e in modo particolare il nostro presente per dare un contenuto e una relazione in grado di vivificarlo continuamente e darne pienezza. 

Scrive bene Semeraro M.: “Credere che il Cristo è colui che è nel presente, in cui si ricapitola il passato e si prepara il futuro, è ciò che può veramente fare la differenza nella vita. Il Dio che si fa nostra salvezza non si identifica mai con ciò che è stato né si rimanda a ciò che sarà, ma si dona in un presente di eternità che fa della realtà una possibilità ulteriore di divinizzazione”. 

Ecco cosa vuol dire avere visto Abramo: che qualunque cosa ci capiti,  il Dio che si fa nostra salvezza e si dona nel nostro presente vissuto consapevolmente in relazione con Lui, diventa la possibilità di vivere e aprire scenari totalmente nuovi (fede) che non si misurano a partire dal tempo che ti fa, ma da quello che fai tu e attraversi tu come Figlio di un Dio che è venuto a salvarti.

Con “salvezza perenne”, come direbbe il Benedictus. 

Quanto sono conscio di essere figlio di un Padre del cielo? Quanto cerco di attivare questa consapevolezza soprattutto nei momenti nei quali ce n’è maggiormente bisogno, anzichè dimenticarlo o dire “tanto non vale la pena”? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-35)

ORCHESTRA

Se voi, quando udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, sarete pronti a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatto, bene; altrimenti, in quel medesimo istante, sarete gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente.

Ma Sadrac, Mesac e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: “NO!”

In sintesi, questa la storia della prima lettura della Messa di oggi. 

Accipicchia, questi eventi sono proprio lo specchio delle nostre vite!

Ogni giorno migliaia di strumenti musicali, di corni, flauti, cetre, arpe, zampogne attraggono la nostra curiosità, seducono e abbracciano la nostra emotività e ci portano fuori dalla strada che vorremmo percorrere. 

Sadrac, Mesac e Abdènego hanno deciso che il direttore della loro orchestra era il Dio di Israele, non c’era posto per altri. 

D’altronde, che musica potremmo mai produrre con due direttori d’orchestra sul podio?

E noi, oggi, che viviamo in un clima culturale dove ci viene fatto credere che la musica la possiamo dirigere da soli, mettendo noi stessi sul piedistallo dell’universo per dare inizio alla danza, anche se non sappiamo niente di musica, anche se non sappiamo neanche cosa sia uno strumento musicale … ma la danza che esce è piuttosto macabra … 

Giornata per pensare a tutte quelle seduzioni che ci distolgono dall’armonia, dalle linee melodiche pulite, dagli accordi minori, maggiori, dimunuiti ed eccedenti che non risolviamo, dalla pulizia e dall’evidenza del canto che deve rimanere  vivo come un fiume che scorre, nonostante musiche opprimenti cerchino di cancellarne la bellezza. 

Gesù è lì. A noi accogliere le istruzioni d’uso dell’orchestra. Oggi ai farisei, nel Vangelo dice: “cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi” … 

Non bisogna avere un coltello per fare fuori Gesù, basta la dimenticanza e l’indifferenza. 

Come va la concertazione della mia vita? C’è armonia e senso della proporzione? Sono responsabile? Rispondendo … a chi? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (- 34) 

SOGNARE 

“Quando si svegliò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore”. 

Uno dei titoli più belli di San Giuseppe –  di cui oggi ricorre la festa –  è sicuramente quello di CUSTODE. Giuseppe custodisce i sogni, e  a partire da quella originaria custodia diventa anche custode di Maria e di Gesù figlio di Dio e suo. 

Non sarà stato facile. 

E per chi lo è? 

Eppure … la fedeltà costante a quel “sogno-annuncio” di possibilità in mezzo alle cose che sembravano impossibili, cambia la sua storia e la storia delle persone attorno a lui. 

Quindi, basta fare un sogno? 

Purtroppo no, il sogno non è sufficiente, tant’è che Matteo conclude la narrazione della nostra pagina scrivendo che Giuseppe, quando si svegliò, FECE quanto ascoltato. 

Il problema è proprio questo, anche noi abbiamo dei sogni che in teoria custodiamo, che ci ispirano, che non vorremmo mai lasciare, ma poi non si realizzano mai, perché la cosiddetta realtà ce li fa rinnegare. Ma se solo iniziamo a FARE i nostri sogni, possiamo invertire la tendenza, per scoprire che a determinare la nostra vita non è solo quello che ci capita, ma il nostro modo di volerlo leggere, interpretare e vivere … ma a partire dai nostri sogni! 

Chiaro, tra il dire e il fare c’è di mezzo … il COMINCIARE! 

Quello posso farlo solo io, non basta neanche l’Angelo!

Quali sono i miei sogni? Ne ho ancora nonostante la mia età? So custodire la Parola di Dio che vuole custodire la mia vita? Oggi che cosa posso fare per risvegliare un sogno e renderlo reale nella mia giornata?