24 APRILE, VENERDI …

QUANDO NON TORNANO I CONTI … 

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «
Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha
cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e,
dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui
da solo.

Un pensiero:

Se c’era una materia scolastica che odiavo era la geometria. Non ci capivo niente, non so se per colpa mia o del professore. Sta di fatto che un giorno sentii dire che esisteva anche una “geometria non euclidea” e la mia rabbia aumentò, perché non solo bisognava fare i salti mortali per avere un sei sfilacciato e “non sai bene come”, ma uno, insomma, poteva anche pensare diversamente da Euclide. Io no!

Chiamala scienza esatta! 

Anche nel Vangelo i conti non tornano mai.

Proviamo a vedere i numeri: duecento denari insufficienti per dare da mangiare alla grande folla, cinque pani e due pesci (quantità di cibo,  commovente, di un bambino che si sente tirato in ballo nella discussione e ci mette del suo), cinquemila uomini affamati, dodici canestri pieni del pane avanzato dai cinque pani d’orzo (e l’evangelista lo ripete, perché tutto è partito di lì!). 

Sembra che Gesù e il bambino si siano messi d’accordo: il Maestro, infatti, sembra volere   mettere alla prova i discepoli perché sapeva quello che stava per compiere!

Leggendo questa pagina ho pensato a un’altra pagina del Vangelo dove Gesù dice: “se non ritornerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli”. 

Qual è la prerogativa di un bambino? Quella di pensare che la fantasia possa oltrepassare la realtà, e giocare su questo pensiero senza nessuna paura di rendersi ridicolo agli occhi dei “realisti” adulti. 

E, sinceramente, mi viene un nodo alla gola pensando a questo bambino che sentendo la discussione di Gesù coi suoi discepoli, si gira, alza gli occhi verso di loro e dice: “io ho questo cibo a disposizione”, magari facendo una smorfia abbagliato dalla luce del sole. 

Divento bambino pure io e gioco di fantasia: 

  • non è che qualcuno, vedendo la spontanea generosità del fantasioso infante si sia sentito interpellato a mettere anche il suo panino a disposizione di altri? Anche la colpa e il suo senso, a volte, può essere istruttiva. 
  • Non è che Gesù, contrariamente a quanto il nostro “immaginario religioso” ci suggerisce, dopo avere preso il pane ,“rese grazie” (mi piace di più “ringraziò”) non al Padre, ma al generoso ometto imberbe (magari facendogli anche l’occhiolino)? 
  • Non è che per credere e sperare ci sta anche una buona dose di … non direi fantasia, ma apertura fiduciosa verso qualcosa o qualcuno che stanno fuori noi? 

E ciò che viene diviso … si moltiplica. 

E ciò che ci pareva sottratto … diventa somma. 

Alla faccia di Pitagora e di Euclide!

Per fortuna non sempre i conti tornano.

 

23 APRILE, GIOVEDI …

LA FIGLIOLA PRODIGA

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, [il comandante e gli inservienti] condussero gli apostoli e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote li interrogò dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».
Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «
Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
All’udire queste cose essi si infuriarono e volevano metterli a morte.

Un pensiero: 

Papà e mamma, davanti all’esplosione degli ormoni e della passione della giovane figlia, frequentante l’ultimo anno di liceo,  ingiungono una “punizione” esemplare: rimettersi ad accompagnarli a Messa tutte le domeniche, fino all’inizio dell’Università. Chissà se una buona parola sia in grado di  rimetterle la testa a posto. 

La ragazza, con le spalle al muro, decide di “subire” il comando e inizia, con fare annoiato e passivo, a frequentare la Parrocchia.  Qui viene “colpita” letteralmente dalla frase del Vangelo: “è più facile che un cammello entri nella cruna  di un ago, piuttosto che un ricco entri nel Regno di Dio”    parte una geniale intuizione: “applichiamo! Sono stata mandata in Chiesa, ascolto la Parola, e … la metto in pratica! 

Inizia a leggere la Bibbia, rinuncia al Barbecue domenicale di famiglia, si mette a fare volontariato, e, colpo di genio: ritira tutti i soldi del suo conto, messi da parte per pagare le spese del College e li dona tutti alla sua Chiesa, per i poveri: 48.600 dollari!! 

Reazioni:

  1. I genitori, persone molto ricche e borghesemente ineccepibili, reagiscono “a mani legate”: volevano che la figlia cambiasse “grazie a Dio” … non l’avessero mai fatto!: fa entrare i poveri a casa sua, regala abiti che non  indossano più, regala la tenda e il materiale da campeggio che stava impolverandosi sullo scaffale del garage, regala un mucchio di soldi alla chiesa … e tutto con lo spirito di chi voleva applicare alla lettera il Vangelo, redenta dalla Parola, e per proteggere i suoi cari dalla possibilità di non entrare nel Regno dei cieli. 
  2. Il parroco non restituisce i soldi al padre, che tenta di spiegare al reverendo che la figlia “era uscita di testa” …. Gli risponde che non poteva: erano soldi per i poveri,  la ragazza sarebbe andata in missione in Botswana, le sue scelte erano “sacrosante e intoccabili”… (peccato che alla fine anche  il prete fa una figura assai meschina, perché usa i dollari ricevuti per comperare un altare in prezioso travertino da 50.000 dollari, facendola giustamente infuriare!) 
  3. La ragazza alla fine vince: riflette e fa riflettere tutti. Un abbraccio a papà e mamma, continuare   a “non andare in Chiesa”, e frequentare come volontaria la mensa dei poveri: “qui ci sto bene!” … in compagnia dei due genitori, che ritrovano con lei un nuovo equilibrio e una nuova serenità dietro il banco di distribuzione del cibo. 

Perché scrivo questa storia? 

Perché assomiglia a quella dei discepoli e assomiglia alle nostre. 

– Assomiglia alla storia di Pietro, che è TRASFORMATO DALL’ASCOLTO DI GESÚ, totalmente indifferente alla proibizione di insegnare nel Suo nome da parte del Sommo Sacerdote! Qualche giorno prima lo stesso Pietro, ascoltando la parola della serva nel cortile rinnega, a sette facce, il suo Signore; oggi, ascoltando la Parola e l’esperienza vissuta con il Maestro Risorto, non ha più paura. 

Il Vangelo di Giovanni dice che “chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra!. 

Il linguaggio della terra impaurisce, ostacola, toglie vita, terrorizza e invita a nascondersi. Il linguaggio “che viene dall’alto” oltrepassa, libera, dà vita, rimette in piedi e trasforma i cuori, non agisce per opposizione, ma per completezza:

SI VIVE! Finalmente. 

  • Assomiglia alla nostra storia, raccontando un modo diverso di stare davanti alla Parola. Nel telefilm: I genitori la USANO come nuova strategia pedagogica; la figlia la USA per dare loro una bella lezione; il prete la USA per RIFARE l’altare della Chiesa: un mero artificio rappresentativo che non diventa mai  un’esperienza. Tuttavia la Parola di Dio non è una cosa di cui servirci, bensì un riferimento da “servire”, a un solo scopo: quello di diventare “veri signori” della nostra vita, favorendo, in modo nuovo e definitivo la nostra famosa autorealizzazione e un nuovo inizio per il  nostro cammino!

 Per riflettere:

– Quale (P)parola ispira la mia vita? 

 

22 APRILE, MERCOLEDI …

PRENDERE, GETTARE, PRELEVARE

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, si levò il sommo sacerdote con tutti quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducèi, pieni di gelosia, e, presi gli apostoli, li gettarono nella prigione pubblica.
Ma, durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.
Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio, cioè tutto il senato dei figli d’Israele; mandarono quindi a
prelevare gli apostoli nella prigione. Ma gli inservienti, giunti sul posto, non li trovarono nel carcere e tornarono a riferire: «Abbiamo trovato la prigione scrupolosamente sbarrata e le guardie che stavano davanti alle porte, ma, quando abbiamo aperto, non vi abbiamo trovato nessuno».
Udite queste parole, il comandante delle guardie del tempio e i capi dei sacerdoti si domandavano perplessi a loro riguardo che cosa fosse successo. In quel momento arrivò un tale a riferire loro: «Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo».
Allora il comandante uscì con gli inservienti e li condusse via, ma senza violenza, per timore di essere lapidati dal popolo.

Dal Vangelo secondo Giovanni

“Dio non ha mandato il Figlio per condannare il mondo, ma perchè il mondo si salvi per mezzo di Lui”. … ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce … chi fa la verità viene verso la luce. 

Un pensiero: 

Prendere, gettare, prelevare”: non vi ricorda un po’ un gioco che facevamo da piccoli, che si chiamava “dire, fare, baciare (lettera, testamento)”? 

Si trattava di scegliere una delle cinque dita, che corrispondeva alla prova da fare. 

In realtà, nel libro degli Atti degli Apostoli, a gestire la sorte dei malcapitati apostoli non è il caso di una prova, ma la scelta del “Sommo Sacerdote con tutti quelli della sua parte”.

Sommo sacerdote, che come grande guru comandate del sinedrio e dello spirito, decide di “fare fuori” gli sparuti annunciatori del Risorto prendendoli e gettandoli nella PRIGIONE PUBBLICA. 

Piccolo problema: quando decide di prelevarli, nella prigione … non ci sono più. 

Qualcuno,  nonostante le porte fossero perfettamente chiuse,  li aveva liberati. 

Gli Atti degli Apostoli dicono che si trattava di un Angelo del Signore. 

Che bel messaggio ci danno gli apostoli: c’è un “annuncio” (Angelo) di Dio per la mia vita più forte di ogni Sommo Sacerdote e di ogni prigione pubblica che voglia farmi prigioniero.  

Notare: a dare l’annuncio a noi, non sono gli Angeli, ma gli apostoli liberati dagli Angeli. Perchè non esiste annuncio senza interlocutore. Non esistono miracoli senza collaboratori che … VOGLIONO GUARIRE e USCIRE. 

Ora, possiamo parlare di PRIGIONI PUBBLICHE? Eccome: le paure di vivere, il peso dei giudizi sociali, le mie scissioni interiori non affrontate e non curate, l’indifferenza nei confronti della cura della mia vita, la disperazione priva di appigli … tutti trampolini “sociali” dei “sommi sacerdoti” che ci trattano come burattini, che ci invitano a colmare i nostri vuoti con due semplici gesti: la DISTRAZIONE e il CONSUMO, piccoli dei che contribuiscono a svuotare i nostri cuori riempiendo i portafogli dei “signori” che ci curano con i loro farmaci pubblicitari, anestetici ed estremamente superficiali. 

Non possono sopportare ANNUNCI ALTERNATIVI LIBERANTI coloro che gestiscono PENSIERI A SENSO UNICO IMPRIGIONANTI! 

Insomma, si tratta di GIRARE LO SGUARDO, smettere di affidare il senso delle cose a ombre promettenti per rimetterci nelle mani di una LUCE AFFIDABILE, quella di Dio, quella che ci è venuta a portare Gesù, il quale (e mettiamocelo bene in testa!), non è venuto per condannare, ma perchè il mondo si salvi per mezzo di Lui!

Noi siamo nati per essere liberi, e non per stare in prigione! Solo trasformandoci giorno dopo giorno in consapevolezze di speranza, in forze capaci di donare amore, in legami di fiducia che aprono i cammini insieme a Gesù, capiremo che veramente “alla Sua luce vediamo la luce”, che guardando a Lui diventeremo raggianti, che “trovando rifugio” in Lui diventeremo liberi perchè progressivamente liberati.

Ma, conclude amaramente Giovanni “gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce”!

Oggi potrebbe essere una giornata opportuna, davanti a certe nostre reazioni, amarezze, sconforti, domandarci: “ma io, sto camminando nella luce (che so benissimo cos’è!) oppure nelle tenebre”? 

Altrimenti le porte della prigione continueranno a rimanere chiuse, la Parola di Dio una bella favola e … il mio TESTAMENTO: la storia di un continuo contorcimento pietoso e tristissimo su me stesso! 

Cito nuovamente Sepulveda: “”Non serve a niente una porta chiusa: la tristezza non può uscire e l’allegria non può entrare”

A noi … cominciare a giocare, sul serio! 

MARTEDI 21 APRILE …

TRA CIELO, TERRA E INFINITO … 

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «
Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

La Resurrezione – di Gesù e, possibilmente, la nostra – è il cuore del messaggio del Vangelo, il senso del nostro credere.

Paolo lo dice con grande convinzione nella Prima lettera ai Corinti al cap. 15, quando afferma che se noi non crediamo al Risorto, siamo da “compiangere più di tutti gli uomini”. 

Detto in altro modo: se credere in Dio non ti serve a nascere e ri-nascere continuamente, non serve a nulla la tua sedicente professione di fede in Lui!

Gesù nel Vangelo lo sta dicendo a Nicodemo con grande chiarezza: la fede non è una definizione, ma è una Parola che ti fa vivere, un riferimento che orienta lo sguardo, vento che ti libera da quell’affanno a senso unico che fa morire ogni respiro dentro il tuo cuore. 

Le definizioni escludono, pongono delle barricate, e, paradossalmente sono la porta dell’ignoranza, perché la presunzione di possedere il significato e il senso ti impediscono di continuare la ricerca, di camminare e di vivere. 

Noi diciamo: “Dio non esiste!”, “quello è un deficiente”, “la vita non ha senso”, “sono tutte balle!”, “non capisci niente”, “non è possibile!” … e ci ingabbiamo. 

Per questo Socrate diceva che “chi sa che sa, non sa, e chi sa che non sa, sa!”. Perché nel momento che pensi di sapere (ma questo, oggi, non lo dice neanche il più spietato patetico razionalista del mondo) … non hai più nulla da imparare, e affoghi nel tuo narcisistico laghetto intellettuale. 

Ieri, nel Vangelo, Nicodemo diceva a Gesù: “noi sappiamo che … “. Oggi Gesù gli dice: “Tu che sei maestro di Israele non conosci queste cose?  … ma allora, cos’è che sa Nicodemo? Nulla, a quanto pare, perchè imparare è un’arte nuova e differente: significa continuamente rinascere. 

Questo è il compito del Risorto: la testarda pretesa, mai ritirata, di permettere a chiunque lo sceglie come Maestro e Signore della sua vita, di ritrovare ogni giorno la possibilità di rinascere a partire da Lui e dal suo “Spirito”. 

Anche perchè, inequivocabilmente, noi NASCIAMO SEMPRE DA UNO SPIRITO: lo Spirito della presunzione di sé, lo Spirito Santo, lo spirito che ci spinge ad autodistruggerci, lo spirito della rassegnazione e del ripiegamento sterile su noi stessi, lo spirito del giudizio (che anzitutto, giudica noi stessi) … NOI, VOLENTI O NOLENTI, SIAMO FIGLI DI UNO SPIRITO! 

Quello che dona Gesù è un po’ particolare: è come il vento. Non sai da dove viene e non sai dove va, ma ha una caratteristica: NE SENTI LA VOCE. Ne senti la Parola. 

Si tratta di ri-conoscerla, accoglierla e viver-la. 

Allora nasce il respiro della libertà che ti libera dalla prigione del presunto sapere, che ti definisce e giudica per farti morire. 

Allora nasce il respiro di quella libertà che ti fa capire, molto più sapientemente, che se noi viviamo è perchè siamo stati messi al mondo, è perchè la vita l’abbiamo ricevuta, è perchè l’aria, le forze, la lucidità della testa, ci permettono di continuare a essere, ma non dipendono da te, ci sono SOLO PERCHÈ LE RICEVI! 

Se io ci sono è perchè sono figlio, ed è per questo che Gesù chiama Dio col nome di Padre, perchè nel nome di questo legame cercato e vissuto troviamo la sorgente del nostro essere: FIGLI CHE RICEVONO. 

Proviamo a pensarci, magari, con l’umiltà di riconoscere che la vita e il senso delle cose, per fortuna, CI OLTREPASSANO e perchè … CHIUNQUE CREDE IN LUI ABBIA LA VITA (anche quella eterna). 

Compito: 

Ascoltare, a occhi chiusi: IO RINASCERÓ

LUNEDI 20 APRILE …

COME PUÓ NASCERE UN UOMO QUANDO É VECCHIO? 

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «
Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

Il Vangelo sembra quasi sempre iniziare di notte.  

È notte nel cuore quando risorge Gesù; è notte nel corpo quando Gesù inizia a predicare il Regno e a incontrare malati, storpi, ciechi, zoppi; è notte quando Nicodemo, dottore della Legge, fariseo e membro del Sinedrio, si rivolge a Gesù perché in Lui, forse, ha intravisto qualcosa di nuovo, differente, vivo nello stare di Dio in un uomo:  “nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui”, perchè davanti a Lui è sorta nel cuore la richiesta che penso tocchi il cuore di tutti noi, ogni volta che ci pensiamo con verità: “come può nascere un uomo quando è vecchio?”. Perchè proprio di questo abbiamo tutti sete. 

É notte, ma è possibilità di giorno la risposta di Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».

La reazione di Nicodemo, che lì per lì sfiora il limite del ridicolo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?»,  in realtà sembra sottintendere un’altra verità: facendo come “è normale”  non è possibile! 

Ossia: facendo come hai sempre fatto, percorrendo le solite strade che non portano da nessuna parte, facendoci salvare da signori fittizi, vivendo certi meccanismi illusori di compensazione,  abbandonandoci alle immagini idealizzate di noi stessi, mascherandoci continuamente … è impossibile rinascere. 

É impossibile rinascere anche solo leggendo il Vangelo o un suo commento, più o meno pertinente. 

É “altro”, è “alto” il luogo dove “risiedere” e dove “essere in Dio”. 

Ma proprio questa è la diversità possibile che Gesù vuole proporre ai suoi discepoli per diventare delle creature nuove. 

Ma richiede di “tornare all’inizio”, ogni giorno da capo, perchè dopo la Pasqua di Gesù anche noi possiamo ri-vivere delle piccole resurrezioni quotidiane ri-leggendo e ri-portando al centro,  nei nostri percorsi quotidiani che mettono in costante prova la solidità delle nostre fondamenta – le risposte  del Maestro, vento e soffio di vita. 

Concludo con le parole di una preghiera: 

Sii tu l’ostetrico affidabile del parto di noi stessi”!

SECONDA DOMENICA DI PASQUA, 19 APRILE …

PORTE CHIUSE … 

Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. 

COME SI FA A INCONTRARE IL RISORTO? 

Chi di noi non se l’è mai chiesto? Di fronte alla notizia del Risorto dai morti, quali sono le prove “inconfutabili” (come se nella nostra sedicente vita concreta-reale esistesse qualcosa che non lo fosse!) che mi fanno vedere il Risorto? 

Strano ma vero, ma il Vangelo ci dà questa sola risposta: non capendo niente (da timorosi e impauriti), con le porte chiuse e mettendo le dita là dove non vorresti mai: nelle sue ferite. 

E continuerò a sostenere e perorare fino alla morte la causa di Tommaso, unico maestro intuitivo di fede, che dice ai suoi compagni proprio questa cosa: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”.

Bravo Tommaso, perché non c’è scampo: Gesù lo vedi solo lì, il Risorto lo vedi solo davanti alla morte, il “medico” lo vedi soltanto davanti alle ferite, il perdono solo davanti al tuo peccato, la salvezza soltanto nella tragica realtà vissuta giorno dopo giorno!

Il Risorto continua ad abitare la nostra carne. Se lo togli di lì, NON ESISTE! 

Se la cancelli cancelli Gesù e rendi irrilevante la sua presenza. 

Per questo Gesù quando compare ai suoi “stette in mezzo”, per recuperare il “centro” perduto di ogni cosa con la sua morte.

Ritorna e dice questa sola cosa: “pace a voi!”.

Pace, quella sola forza in grado di farci respirare, che, come ho scritto pochi giorni fa, ci sta tanto “a cuore” ma abita poco, pochissimo, “nel” nostro cuore!

Eppure ritrovare pace dentro di sé è l’unica forza di conciliazione con noi stessi che riattiva la speranza a partire dalla promessa che tutte le mie ferite, i miei pianti e la mia morte “stanno nel Risorto”, e se noi stiamo in Lui, forti di questa promessa e di questo augurio, avremo finalmente coraggio e forza per USCIRE, RIPARTIRE!  

PORTE APERTE E SEPULVEDA

In questi giorni tutti parlano di Sepulveda,  vittima del Coronavirus, grande scrittore. 

Tra tutte le frasi scambiate  in sua memoria, una in modo particolare mi ha toccato, e la riporto perchè mi è tornata in mente leggendo il Vangelo di oggi, ringraziando chi me l’ha mandata: 

Non serve a niente una porta chiusa: la tristezza non può uscire e l’allegria non può entrare

Qual è il miracolo che fa Gesù nelle nostre vite? Risolvere i problemi? 

NO! 

Il miracolo che fa Gesù è comunicarci questa grande verità: POSSIAMO ANCORA VIVERE A PORTE APERTE! Riattivare sistole e diastole. Inspiro ed espiro! Insomma: vita. Perché la vita c’è solo così. In questo scambio. 

E questa è una grande differenza, perché solo così si può re-spirare e ri-sperare! Noi incominciamo a morire lentamente SOLO nel momento in cui le chiudiamo, ci chiudiamo e smettiamo di sperare. 

PER CONCLUDERE

Questo è Gesù, ma, ancora di più: 

la sicurezza che chiunque di noi, anche se decide di rimanere chiuso nel cenacolo delle sue paure, a porte sbarrate e nel buio di se stesso, avrà sempre, incondizionatamente, sicuramente, anche nel momento più tragico e disperato della sua storia, anche nella sua morte, un Salvatore che lo abbraccerà perchè “conosceva quelle ferite che hanno portato a quella morte” ,  e se io non l’avrò capito, non importa, LUI LO CAPISCE. 

Questo è l’amore. 

“Pace a voi”!

 

SABATO DELLA SETTIMANA IN ALBIS, 18 APRILE …

“LA SAI L’ULTIMA?”

Dal Vangelo secondo Marco

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

Se non sapessi che è il Vangelo direi che è un libro di barzellette. 

Stiamo parlando del Risorto che si presenta ai “suoi” e, continuamente, viene disconosciuto: “udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero”; “non credettero neppure” ai due che tornavano dalla campagna; infine,  Gesù, apparso definitivamente agli undici: “li rimproverò per la loro incredulità e per la loro durezza di cuore!”.

E fino qui ci siamo, ci può stare, si può essere un po’ zucconi,  non avere capito nulla,  avere passato 3 anni con Gesù rimanendo pienamente nelle proprie idee senza mettersi in discussione neanche un secondo. 

Il colpo di scena, però, arriva subito dopo, quando, a questi inetti incredulonidisse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»”

Gesù, scusa se mi permetto, “ci sei o ci fai?” Prima insulti per la durezza di cuore e poi invii sti super inadeguati?

Noi: E la perfezione morale, i master in teologia pastorale, il pedigree del perfetto cattolichino,  la purezza luminosa degli algidi spassionati, l’insensatezza dei sensi, l’infallibilità di chi denuncia (a volte a mo’ di minaccia) “io ho la fede” … scusa, dove sono andate a finire? Il collotorto testimoniale e il baciapismo rituale … scusa, non sei (più) interessato? 

Risposta del Vangelo: MAI INTERESSATO!

Noi: Ma allora? Cosa dobbiamo fare?  (perchè, scusa, quei “perfettini” eravamo noi, non so se hai capito … ) 

Risposta del Vangelo: “credete a quelli che lo hanno visto risorto!” (perchè Gesù li sgrida per questo motivo, non perchè non avevano creduto in Lui!) 

Occhio!

Noi: e … chi sarebbero? 

Io: Sarebbero quelli che almeno una volta nella loro vita hanno creduto che la promessa di vita di Gesù era più forte di tutte le forze mortificanti e letali che tutti i giorni prendono in riscatto i pensieri, il cuore, i nostri dialoghi interiori, la nostre voglia di essere, di capirsi “alla luce della Luce”. 

Solo così puoi “vagamente pensare” di essere un cristiano. 

Perchè Maria che era stata liberata da 7 demoni, eccome lo aveva capito! Era tornata a vivere. Non poteva non annunciare il Risorto. 

Perchè i due che andavano in campagna (Emmaus) eccome lo avevano capito e riconosciuto nel Pane spezzato e nella Parola accolta. Non potevano non tornare dagli altri. 

Cosa aspetto allora a “respirare” quel “respiro-Spirito del vivente” nel mio inspirare ed espirare?

Cosa aspetto a trovare un nuovo “ritmo” del cuore a partire dai passi lenti e profondi del Risorto, che vuole essere acqua e pane per me? 

Dove sono?  Che sono ste Pasque devitalizzate e cadaveriche che non mi dicono niente? 

Questi giorni sto facendo un’ esperienza di preghiera molto forte. Sapete perchè? Perchè è semplice, senza preoccupazioni che tutto ciò che sta intorno funzioni e con la sola concentrazione pacata, umile e mendicante di fronte alla Parola che Gesù mi rivolge. 

Questa disposizione mi fa incontrare il Risorto, perché apre il cuore, lo  ammaestra, lo centra e lo disseta. 

Penso alle nostre Messe affannate, piene di cose … e intanto passa. E pure io, come prima. 

Eppure, Gesù è qui, ogni giorno, PROPRIO PER ME, e dunque per NOI, rimproverati per l’incredulità e la durezza di cuore che resiste al dono di  TRASFORMARMI, RIDARMI VITA, RICONNETTERMI CON LE SORGENTI DEL MIO ESSERE PIÚ VERO e far sgorgare una piccola fontanella d’acqua fresca in grado di ridare vita allo sconsolato deserto assetato dentro di me. 

VANGELO: “Andate in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo!”

Soprattutto e anzitutto IL MONDO CHE SONO IO … il resto vien da sé, non lo puoi più trattenere!

 

VENERDI DELL’OTTAVA DI PASQUA, 17 APRILE …

AVETE DA  MANGIARE? 

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli
non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.
Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Cosa mi dice il Vangelo, oggi?

Tante cose!

  1. IN QUEL TEMPO

Inizia così il racconto di Giovanni, e inizia così anche l’incontro di Gesù con noi: IN UN TEMPO, il nostro, nelle COSE che facciamo ogni giorno. Proprio lì il Risorto ci vuole parlare, e vi assicuro che lo fa se NOI cerchiamo  in Lui l’orientamento per diventare sempre più noi stessi. Se Gesù non ci parla nel tempo della nostra vita, dell’esercizio delle nostre facoltà, capacità, desideri e relazioni, dove potrebbe dirci qualcosa? 

Solo così si capisce l’antifona che si legge al Vangelo per tutta la settimana dell’Ottava di Pasqua: “Questo è il giorno fatto dal Signore:  rallegriamoci ed esultiamo”. 

Ogni giorno che viviamo in alleanza con  Gesù, maestro e salvatore nel nostro tempo, diventa giorno “fatto dal Signore”. Diventa QUESTO giorno.

Ogni OGGI. 

2. NON SI ERANO ACCORTI CHE ERA GESÚ

E conclude, la pagina del Vangelo:  Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti”.

Ieri un mio amico mi scriveva di avere un po’ di “invidia” per i discepoli, che con Gesù ci erano stati. L’evangelista Giovanni, oggi, gli/ci risponde che per vedere Gesù, invece, non è sufficiente guardarlo per conoscerlo, perchè era LA TERZA VOLTA che lo vedevano senza accorgersene! 

Insomma, Gesù non va conosciuto (visto) con gli occhi, ma va ri-conosciuto (ossia conosciuto in modo nuovo) attraverso l’ascolto. 

Ma se, come diciamo sempre, il nostro stare con Gesù si compie sempre nel nome dell’Alleanza, io imparerò ad ascoltare Gesù dopo avere ascoltato sinceramente me stesso. Dopo che lo spazio  per la risposta che mi attendo da Lui diventa spazio di domanda e di accoglienza. 

Ci siamo mai chiesti: noi da Gesù CHE COSA VORREMMO SENTIRE? 

3. DIRE, RISPONDERE,  FARE

Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci”.

Dunque il ri-conoscimento di Gesù avviene attraverso le orecchie e la memoria (del cuore). 

Domande, risposte, azioni. 

Anche oggi Gesù mi dice qualcosa, proprio nello stesso modo.

La Parola di Gesù incontra la mia situazione “di necessità” (perché la forma fondamentale della vita è la necessità  di un Salvatore che dia senso alla sua insensatezza mortale): “non avevano pescato niente per tutta la notte” , “non avevano qualcosa da mangiare” ci dice il Vangelo… e qui ognuno di noi  può mettere ciò che  gli “manca” per nutrirsi.

Su  quel bisogno la Parola apre un futuro: “gettate le reti dall’altra parte!”

Perché forse l’unica possibilità per alzarsi è ri-alzarsi. 

Perché a volte si arriva così in basso che la crisi mi/ci fa dire: “o cambi posizione o  rischi di morire lì!” 

Pensiamo solo a questi giorni di  universale crisi pandemica: come ci ri-alzeremo? Come continueremo a stare in piedi? 

Universalità molto particolare, la cui risposta parte da ognuno di noi. 

Pensiamo a certi discorsi che facciamo:  ci sta “a cuore” la pace, ma poi abbiamo la pace “nel” cuore”? Se no, perché? 

L’unica certezza che abbiamo è che Gesù CI INVITA SEMPRE A MANGIARE, e si offre come CIBO per  i nostri cammini di persone che soffrono e desiderano trasformarsi.  

Bella  la conclusione: “nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore”

Non c’è più bisogno di fare tanti discorsi su Dio e su Gesù, perché è diventato Dio e Gesù della mia consapevolezza e della mia coscienza. 

E  perché, veramente, Dio lo  conosci solo a patto di ri-conoscerlo come TUO Signore. 

Mi sa che  non ci sono altre strade.

GIOVEDI DELL’OTTAVA DI PASQUA, 16 APRILE …

NON SOLO RONDINI

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

 

Ieri sera, prima di addormentarmi, ho ricevuto un dono. 

Perchè la vita, ne sono sempre più convinto, capita sempre così, come accoglienza e risultato di ciò che ci è dato; chiaramente non sempre sembra un dono, chiaramente è sempre da “lavorare”, chiaramente a volte certe cose sembrano delle maledizioni, ma ci sono momenti in cui occorre fermarsi per ringraziare e dire: “questo è un dono!” 

Ebbene ieri ho avuto un dono: leggere un racconto di Lorenzo Marone intitolato LA PRIMAVERA TORNA SEMPRE*. 

Racconta due orette di vita di una ragazza, che si chiama Luce (di cognome Di Notte), in questi giorni di Coronavirus. Fa cose comuni, percorre le solite strade di Napoli, incontra la solita gente, ma ha una dote non comune: sa ascoltare, pensare e incontrare. 

Tra i suoi incontri c’è quello col vicino del piano di sotto, Don Vittó (non è un prete, siamo a Napoli),  che a un certo punto della loro conversazione, che entra nel fitto bosco delle problematiche da affrontare e senza soluzione ( “non capisco il significato del tutto … mi faccio troppe domande … ‘sta primavera quest’anno mi pare uno spreco” (non ci assomiglia?)), le dice questa cosa bellissima guardando una rondine dalla finestra del pianerottolo: 

“Sai cosa dice un proverbio afgano?: Possono uccidere tutte le rondini, non impediranno l’arrivo della primavera. … Pensa se una farfalla, o che ne so,  un’ape o una libellula perdessero il tempo a chiedersi il perché della loro esistenza, a farsi domande. Morirebbero prima di trovare mezza risposta. Invece campano, fanno quello che devono, e punto.

É vero che la differenza tra noi le farfalle, le libellule e le api sta proprio in quel benedetto maledetto “perché?” … c’è anche da dire, però, che a volte sappiamo tante risposte che non mettiamo in pratica, i “perché” non sono tutti così misteriosi, ma anche se sappiamo cosa fare per vivere meglio, per cambiare noi stessi, per fare dei passi di vita, non siamo così attivi a mettere in atto i  COME che possano fare la differenza. 

Lo dico per me, per te, per noi, per il mondo, l’ecologia, la cura, la salvezza, la pace, le relazioni,  il rispetto, la gentilezza, la pazienza, ecc. ecc. ecc.! 

Già: possono uccidere tutte le rondini, non impediranno l’arrivo della primavera

Andiamo al Vangelo: 

Davanti ai discepoli impauriti e turbati dalla visione del Risorto (ossia dal senso di quella vicenda, dai loro “perché” senza risposta) , Gesù dice: “Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.” … “e mangiò davanti a loro”. 

In fondo la cosa che ci turba di più è questa: che un ri-sorto, cioè un ri-alzato dopo che la morte l’aveva steso sul letto della mancanza della vita mostri come primo segno della sua verità mani, piedi e bocca. Realtà tangibili. 

Mani e piedi feriti, bucati dai chiodi. Voglia di mangiare e di nutrirsi, fame soprattutto di gente che capisca cos’è successo. Di amicizia riabbracciata nel cuore e nella testa. 

Il Risorto non si capisce senza le mani, i piedi e lo stomaco. 

La gloria del Figlio risiede lì, nelle ferite, nelle fami, nei pianti strazianti senza risposta di tutti i figli dell’uomo. O meglio, non viene fermata lì. 

E prosegue  nelle vite di chi decide di provare ad affidare a Lui possibilità di luci e direzioni. 

Hanno ucciso le rondini, ma la primavera ritorna. 

Anzi, arriva anche l’estate coi suoi frutti.

Per Gesù.

Per noi con Lui. 

A meno che, in fondo, a impedire l’arrivo della primavera, forse,  sia proprio io. 

Sì, proprio così. 

Basta non aprire.

(* Lorenzo Marone, La primavera torna sempre, Feltrinelli. É scaricabile gratuitamente sul sito kobo.com)

Per riflettere: 

  • Cosa vuol dire per me che i segni del risorto siano le sue mani e i suoi piedi feriti e la sua voglia di mangiare?

15 APRILE, MERCOLEDI DELL’OTTAVA DI PASQUA …

VIAGGI

Dal Vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
Mentre conversavano e discutevano insieme,
Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse
andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e
fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Un pensiero:

La vicenda dei discepoli di Emmaus assomiglia tanto alla nostra vita: è un viaggio. 

Un viaggio che a volte sembra concludersi nel nome del ritorno sui passi della vita di prima, e felicemente, invece, si compie nel “tornare a Gerusalemme” da dove si era fuggiti delusi. 

Un viaggio nel quale, e quante volte (mi) capita, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”. Quanti irrilevanti Gesù si sono accostati alle mie giornate, alle mie preghiere, ma i miei occhi impauriti e nascosti non sono stati in grado di riconoscerlo. Il problema non era la sua assenza, ma i miei occhi incapaci di girarsi, le mie orecchie impedite di ascoltarlo. Ti viene da pensare:  Meglio rifugiarsi all’ombra della piccolezza del proprio io, sembra più rassicurante, tanto non ci sono vie d’uscita!”. Eppure, mentre “conversi e discuti” nei tuoi monologhi interiori, sempre, è disposto, Colui che è la Parola della vita, a suggerirti parole nuove di vita per te, se solo … ti giri. Se solo riascolti “ciò che in tutte le Scritture” si riferisce a Lui, e dunque a me, perchè Dio, nel suo Figlio, parla di me figlio come e in quel Figlio. 

Un viaggio dove ci sono tanti indizi di Resurrezione. Nel Vangelo delle donne “sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Nelle nostre vite tante persone ogni giorno ci raccontano che credere e sperare nel Risorto porta a rinascere; tante mani che si trasformano in dedizione e cura ci riscattano dall’inerzia che ci vorrebbe rassegnati e senza speranza, magari anche con quelli che ci sono più vicini e senza applauso; tante persone che hanno il coraggio di attraversare la verità dei propri angoli bui trovano luce in Gesù; tante persone che con umiltà e senza tanta retorica informatica e social ci sono per soccorrere il silenzio  e la solitudine di quanti sono abbandonati (e a volte basta poco, magari la semplice consapevolezza di appartenere alla medesima umanità).  Indizi che fanno credere e sperare e indizi che accendono quell’attenzione che emerge ogni volta che decidiamo di non assegnare all’indifferenza il compito di essere giudice della nostra realtà personale. 

Un viaggio dove capisci che le cose possono capitare solo “lungo la via”. 

I primi cristiani erano chiamati “quelli della via” … via che indicava Gesù (Io sono la Via), ma anche via, che, alla fine del Vangelo di Luca, ci suggerisce questa cosa: Dio lo puoi trovare solo se cammini. Gustando tutti i passi che fai,  osservando i panorami dentro e fuori di te e vivendo nella certezza che la meta non è semplice frutto del tuo impegno,  ma dono di un’apertura e di una fiducia che sa che può ancora capitare qualcosa di nuovo, se tu lo farai accadere e sarai disposto ad accogliere.  

E … “partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme”.  

Per riflettere:

  • Quali  sono gli “indizi di Resurrezione” che colgo attorno a me?
  • Cosa significa per me la “presenza” di Gesù? Come la vivo?