INSIEME A SAMPEYRE …

Domenica 24 luglio, noi ragazzi del gruppo giovani del Divin Maestro siamo partiti per trascorrere tre giorni insieme in montagna a Sampeyre, a conclusione dell’estate ragazzi.
Che dire, nel complesso è stata un’esperienza unica e indimenticabile, ma allo stesso tempo irripetibile, e solo il ripensarci ci fa venire un po’ di nostalgia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Innanzitutto è stato un piccolo viaggio alla scoperta della natura che ci circonda, in tutte le sue forme e le sue sfumature: domenica pomeriggio infatti, abbiamo fatto una breve passeggiata fino ad arrivare al ponte Tibetano che, devo ammettere, ha sempre il suo perché e rende possibile, inconsciamente, la creazione di un bel quadretto montano con il panorama mozzafiato in mezzo a tutte le alture, ai boschi e al suono dell’acqua del fiume che scorre di sotto.

Martedì invece, abbiamo fatto un’uscita che ci ha occupato l’intera giornata, fino ad arrivare a Colle del Prete, una località a 12.6 km da Sampeyre. E’ stata una giornata indimenticabile, sotto tutti i punti di vista.
In generale questi sono stati giorni in cui abbiamo avuto l’occasione di tirare fuori e mettere in risalto le nostre qualità e doti fisiche ma, oltre a questo, siamo riusciti a mio parere a rafforzare i legami umani creatisi tra i vari componenti del nostro piccolo gruppo, e questa è stata davvero una delle cose più belle e inaspettate che potessero succederci.
Tutto questo è stato reso possibile grazie al fatto che abbiamo avuto modo di passare molto tempo insieme, di lasciarci andare, di aprirci gli uni con gli altri e di chiacchierare liberamente, anche con le persone che magari prima non ci aspettavamo di legare così tanto. Per me ognuno di loro, a modo proprio, occupa uno spazio speciale nel mio cuore, per la loro capacità di ascolto, di comprensione e per la loro disponibilità.

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa piccola vacanza a Sampeyre è stata molto importante anche dal punto di vista del confronto, perché proprio martedì mattina ci siamo riuniti per fare un resoconto finale sull’estate ragazzi di quest’anno, ricordando i momenti più coinvolgenti, ma anche le possibili fatiche e responsabilità riscontrate; inoltre abbiamo cercato di elaborare alcune proposte anche per il nuovo anno, sia per il nostro gruppo di giovani animatori che per l’impegno estivo in sé.
In conclusione, è stato davvero un viaggio pieno di emozioni, di risate e di tanto puro divertimento che, senza ognuno di noi, sono sicura non sarebbe stato lo stesso.

Ci tengo a ringraziare in particolar modo Don Luigi per la possibilità che ci ha dato di stare insieme e di vivere questi giorni in assoluta spensieratezza, e ovviamente anche Angela e Francesca, sempre disponibili e pronte a qualsiasi nostra esigenza.
Grazie Sampeyre e…ad altre mille esperienze così, ricche di umanità.

Francesca Bodeanu

DICIASSETTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Dal Vangelo secondo Luca

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”»…

Questa settimana vi invito a cercare  20 minuti da dedicare a voi stessi soltanto, al silenzio del cuore e all’accoglienza delle bellissime parole di Ermes Ronchi, sintesi magistrale piena di cuore e amore per Gesù,  che commentano egregiamente e in modo insuperabile il Vangelo di domenica. 

“Da sempre i cristiani hanno cercato di definire il contenuto essenziale della loro fede. Gesù stesso ce lo consegna: lo fa con una preghiera, non con un dogma. Insegnaci a pregare, gli hanno chiesto. Non per domandare cose, ma per essere trasformati. Pregare è riattaccarci a Dio, come si attacca la bocca alla fontana; è aprire canali dove può scorrere cielo; è dare a Dio del padre, del papà innamorato dei suoi figli, è chiamare vicino un Dio che sa di abbracci, e con lui custodire le poche cose indispensabili per vivere bene. Ma custodirle da fratelli, dimenticando le parole “io e mio”, perché fuori dalla grammatica di Dio, fuori dal Padre Nostro, dove mai si dice “io”, mai “mio”, ma sempre Tu, tuo e nostro. Parole che stanno lì come braccia aperte: il tuo Nome, il nostro pane, Tu dona, Tu perdona.

La prima cosa da custodire: che il Tuo nome sia santificato. Il nome contiene, nella lingua della Bibbia, tutta la persona: è come chiedere Dio a Dio, chiedere che Dio ci doni Dio. E il nome di Dio è amore: che l’amore sia santificato sulla terra, da tutti. Se c’è qualcosa di santo e di eterno in noi, è la capacità di amare e di essere amati.

Venga il tuo Regno, nasca la terra nuova come tu la sogni, una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani.

Dacci il pane nostro quotidiano. Il Padre Nostro mi vieta di chiedere solo per me: «il pane per me è un fatto materiale, il pane per mio fratello è un fatto spirituale» (N. Berdiaev). Dona a noi tutti ciò che ci fa vivere, il pane e l’amore, entrambi necessari, donaceli per oggi e per domani.

E perdona i nostri peccati, togli tutto ciò che invecchia il cuore e lo fa pesante; dona la forza per sciogliere le vele e salpare ad ogni alba verso terre intatte. Libera il futuro. 

E noi, che conosciamo come il perdono potenzia la vita, lo doneremo ai nostri fratelli e a noi stessi, per tornare leggeri a costruire di nuovo la pace.

Non abbandonarci alla tentazione. Non ti chiediamo di essere esentati dalla prova, ma di non essere lasciati soli a lottare contro il male. E dalla sfiducia e dalla paura tiraci fuori; e da ogni ferita o caduta rialzaci tu, Samaritano buono delle nostre vite.

Il Padre Nostro non va solo recitato, va sillabato ogni giorno di nuovo, sulle ginocchia della vita: nelle carezze della gioia, nel graffio delle spine, nella fame dei fratelli. Bisogna avere molta fame di vita per pregare bene. Fame di Dio, perché nella preghiera non ottengo delle cose, ottengo Dio stesso. Un Dio che non signoreggia ma si coinvolge, che intreccia il suo respiro con il mio, che mescola le sue lacrime con le mie, che chiede solo di lasciarlo essere amico. Non potevo pensare avventura migliore”.

ESTATE RAGAZZI 2022

E anche quest’anno, è terminata una nuova esperienza estiva! Grazie a tutti! Anche se in regime un po’ strano legato alle restrizioni del COVID che ci ha impedito di accogliere il numero usuale di partecipanti, l’esperienza si è rivelata buona, fruttuosa e di crescita. 

L’esperienza dell’estate ragazzi è sicuramente un luogo di crescita sia per gli animatori che per i bambini. Le attività proposte sono state educative e mettevano alla prova le potenzialità dei bambini. Oltre alle uscite e le mattinate in piscina abbiamo visitato lo zoo di Zoom e il parco Salgari Campus nelle vicinanze di Torino. L’ultima sera abbiamo organizzato una serata con i genitori in cui i bambini si sono esibiti con canti e balli. 

Grazie alla collaborazione di tutti abbiamo ottenuto grandi risultati.

Ecco alcuni pensieri dei nostri bambini e animatori:

  • Durante il periodo d’estate ragazzi mi è piaciuto il grande gioco e la piscina. Sono state quattro settimane bellissime.
  • Dell’estate ragazzi di quest’anno mi sono piaciute tutte le attività e mi ha lasciato un messaggio di amicizia e condivisione.
  • Mi è piaciuto molto fare amicizia in questo estate ragazzi, per me è stato il più bello per le esperienze e le amicizie che ho conosciuto e per i giochi che abbiamo fatto insieme.
  • L’estate ragazzi di quest’anno mi è piaciuto molto perché sono riuscita a coltivare molte amicizie.
  • Dell’estate ragazzi mi è piaciuto tutto, ho conosciuto persone nuove e ho fatto tante nuove attività. Ringrazio gli animatori e tutti quanti. Esperienza unica!
  • Dell’estate ragazzi mi è piaciuto quando sorridevamo e quando giocavamo a calcio.
  • L’estate ragazzi è un’esperienza molto bella e divertente, stare con i bambini è coinvolgente e vederli felici è molto appagante
  • Sarebbe quasi impossibile elencare tutte quante le cose che mi sono piaciute perché sarebbero troppe, ma come ogni anno lascerà un buco stracolmo di emozioni, belle esperienze e tanta felicità.

 

Gli animatori

SEDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

MARTA & MARIA SPA …

 In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

OSPITARE: che strano il Vangelo di oggi, miracolosamente moderno e fuori dalle righe, proprio come Gesù. Quel Gesù che è “ospitato da Marta”, almeno ufficiosamente. Strano che “una donna” sia segnalata come soggetto di ospitalità, perchè di solito è il “maschio” a essere citato in quei tempi. E Marta e Maria avevano un fratello: si chiamava Lazzaro, maschio. Come dire: l’unico requisito che viene richiesto per entrare in relazione con Gesù e diventare suoi discepoli è “respirare” (!) e desiderare accoglierlo nella propria casa. O, ancora più precisamente, capita qualcosa con il figlio di Dio quando noi diventiamo desiderio di stare con Lui,  che si incontra con il suo desiderio di stare con noi. Pensate che forte: il figlio di Dio cerca la nostra compagnia e la nostra amicizia. Se tutto non nasce di lì, altrove non nasce. 

ASCOLTARE:  Maria “seduta ai piedi di Gesù ascoltava la sua Parola”. Ulteriore affondo sull’identità del discepolo. É discepolo di Gesù chi ASCOLTA. Tutto il resto va, viene, si trasforma, funziona, si rompe, ma in quell’ascolto sono costantemente offerte le ragioni di una STABILITÁ diversa e mai revocata in grado di oltrepassare la tirannia di qualunque contingenza destabilizzante. Fosse anche l’attivismo. Discepolo è chi ascolta. Il fare segue l’avere dimorato nella chiamata a vivere che Gesù rivolge a chi glielo permette. Anche qui: rivoluzione: la discepola Maria, sorella di Marta, è come la discepola Maria Madre di Gesù … nessun maschio della cerchia dei dodici viene descritto in modo così preciso. E il grembo della mente e del cuore viene fecondato per aprirsi a nuove possibilità. A profumi di nardo preziosissimi da spargere attorno a sé, perchè il cuore trabocca di pienezza. 

PARTI FISSE: oltre tutte le agitazioni di Marta, che sgrida la sorella che non l’aiuta, allora Gesù invita a pensare – perchè si è costantemente distolti, risucchiati, sballottati e sopraffatti dalle urgenze della vita – e invita all’Ascolto della Parola, per trovare quella “parte buona” che niente e nessuno saranno mai in grado di togliere. Il Vangelo domenica ci prende per mano per richiamarci all’attenzione sulle fondamenta a partire dalle quali costruiamo gli edifici delle nostre esistenze. Per evitare di essere “a conoscenza”, ma privi di nuove possibilità di fare. 

Postilla: a volte c’è l’usanza di dire: “mica lo faccio per la Madonna!” o “per il Signore”, rivendicando giustamente e esigendo  dei “ritorni” e dei guadagni per quello che si fa. Io penso che sia molto bello, invece, potere dire a volte, con somma libertà: “sì, l’ho fatto proprio per il Signore perchè per me è un motivo sufficiente per esprimere quello che credo e porto nel cuore, e non mi aspetto nessun tornaconto”. Per arrivare qui bisogna fare molta strada.  Penso che sia questa la parte buona che non verrà tolta. Stando ai piedi del Signore. Però …

é molto bello e liberante!

QUINDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

IL DOTTORE …

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». 

Qual è l’obiettivo della tua vita?

Ieri mattina, durante il momento di preghiera degli animatori prima di iniziare le attività di Estate Ragazzi ho fatto loro questa domanda: “Ragazzi, qual è il vostro obiettivo?”. Ossia, a cosa mirate, dove pensate di arrivare, che cosa sognate, cosa guida i vostri desideri e la vostra libertà? Per qualcuno magari non è una “domanda da ragazzi” questa, perchè loro devono  distrarsi, divertirsi; ma gli animatori del Divin, anche se hanno dai 14 ai 18 anni sono intelligenti, la capiscono. Anzi, mi pare che prima ci si ponga il quesito e prima si capisce come indirizzare i pensieri, le passioni, per dirla con Gesù “l’anima, la mente, le forze e il cuore”. E quando hai trovato questa calamita che unifica queste quattro fondamentali dimensioni della vita, allora hai trovato tutto, e inizi a viaggiare. Risplendi. San Paolo aveva trovato questa forza di attrazione sintetica  in Gesù, al punto da arrivare a dire “tutto in Lui sussiste” (Seconda lettura). Anche il dottore della Legge, nel Vangelo,  se lo domandava, perchè sentiva che la Legge da sola non gli bastava. Va da Gesù e chiede: “cosa devo fare per avere la vita … eterna?” … ossia non una vita “qualunque”, ma che sia sostenuta e radicata in qualcosa di INDISTRUTTIBILE. Di eterno. 

Tentativi pratici di DISUMANIZZAZIONE

Eh già, proprio questa è la domanda fondamentale e insuperabile. Senza questa risposta tutto rischia di diventare vano. Un caro amico mi ha inviato un bell’articolo del Vescovo di Pinerolo che, citando una stupenda frase su Gesù di Christian Bobin  scrive: “Forse non abbiamo avuto mai altra scelta che tra una parole folle e una parola vana”. É proprio così. Al di fuori delle proposte “folli” di vita e di amore che il Vangelo suggerisce ai suoi discepoli e a chi vuole seguire Gesù non può che darsi “vanità”. Il nostro perbenismo logico deduttivo e di buon senso, anche con le migliori intenzioni, non può reggere davanti al limite della vita. Solo l’Infinito può salvare il nostro finito, una vita di Dio vincere le nostre morti, un silenzio raccolto e pieno riempire i nostri chiassi che ci distraggono continuamente, un’eternità piena d’amore vincere i limiti delle nostre morti. Per questo bisogna tornare a farci le domande sul senso delle nostre vite. Altrimenti, se il nostro pensiero e i nostri cuori non  sono sintonizzati sul quello che nobilita e valorizza le nostre esistenze rischiamo di finire – noi uomini che scendiamo da Gerusalemme a Gerico – vittime di quei briganti che ci vogliono denudare, derubare, dissanguare e lasciare mezzi morti. Ma né mezzi morti, né mezzi vivi a noi basta. Noi a Gesù chiediamo:  cosa fare per avere la vita eterna!? A partire da adesso. 

E il tuo obiettivo, qual è? 

(Questa settimana proviamo a rispondere, dall’intensità della risposta dipende l’intensità della nostra vita) 

QUATTORDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 

É VICINO!!! 

DAL VANGELO SECONDO LUCA 

In quel tempo1 il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: «È vicino a voi il regno di Dio». 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11«Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino». 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.  17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli»

Nel momento in cui tutto sembra non andare, nel momento in cui non si è accolti, quando Gesù chiede ai suoi di andare come agnelli in mezzo ai lupi – e tutti sappiamo cosa capita a un agnello davanti a una belva (aiuto!) -, quando le risorse personali, le scarpe, gli attrezzi  e le cose non sembrano corrispondere a quanto volevamo, bene!, proprio in quel momento il missionario diventa un annunciatore e può permettersi di dire: “è vicino il Regno di Dio”! Perchè? Perchè ha finalmente la possibilità di manifestarsi in lui e fare sperimentare che quello che appariva come la contraddizione da rifuggire attraverso le sicurezze, per cancellare l’assurdità e il non voluto della vita si è trasformato in luogo di pace perchè posto alla luce della signoria di Gesù e del Suo Vangelo. Perchè la vita ha deciso di rinascere da dentro (Regno di Dio che è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo) anzichè affidarsi alle fluttuanti variazioni della contingenza del quotidiano e degli stati umorali delle persone che apprezzano, giudicano e disprezzano; perchè non è il logaritmo che ti imprigiona ma il RITMO DEL LOGOS che ti libera, ossia del Vangelo a diventare la ragione della mia speranza; allora sì, proprio lì, abbandonata ogni difesa e scavalcata ogni trincea, posso accostarmi con fiducia a Gesù,  “al trono delle sua grazia” per dirla con la Lettera agli Ebrei e nient’altro mi potrà difendere e dare la vita.  Solo lì potrò scoprire che  Gesù aveva ragione: la mia povertà diventa il luogo della manifestazione della sua potenza, che non è un attributo mondano, ma l’alleggerimento definitivo da quei pesi opprimenti con i quali avevo deciso di difendere a oltranza e senza possibilità, la manciata di giorni disperati e vuoti che mi erano stati consegnati. Ma  non perchè essi siano tali, tutt’altro, ma io avevo deciso così! Che bello potere sperimentare: “io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi” … rallegrarsi che “i nostri nomi sono scritti in cielo”, ossia, che nessuna zolla di terra, nessun male, nessuna morte, nessuna pietra tombale sarà deposito dei nostri resti mortali, ma noi, in Dio, ritroveremo lo splendore della nostra identità e dei nostri nomi affidati all’infinito e all’Immensità nella quale siamo stati pensati. 

Ni pain, ni sac, ni argent, mais un compagnon… – SAINT-JEAN-BAPTISTE EN LA  FENÊTRE DE THEUX

TREDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

VERSO GERUSALEMME

DAL VANGELO SECONDO LUCA 

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi
non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «
Le  volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

Sulla trama dell’ultimo viaggio, un villaggio di Samaria rifiuta di accogliere Gesù. Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi? Eterna tentazione di farla pagare a qualcuno, la propria sconfitta. Gesù si volta, li rimprovera e si avvia verso un altro villaggio. Nella concisione di queste poche parole appare la grande forza interiore di Gesù, che non si deprime per un fallimento, non si esalta per un successo, non ricerca né il consenso né il dissenso, ma il senso: portare vangelo. Andiamo in un altro villaggio! appena oltre, un cuore è pronto per il sogno di Dio, una casa c’è cui augurare pace, un lebbroso grida di essere guarito.

Gesù difende quei samaritani per difenderci tutti. Per lui l’uomo viene prima della sua fede, la persona conta più delle sue idee. E guai se ci fosse un attributo: ricco o fariseo, zelota o scriba; è un uomo e questo basta.

Il vangelo prosegue con una piccola catechesi sulla sequela. Il primo a venire incontro è un generoso: Ti seguirò, dovunque tu vada! Gesù deve avere gioito per lo slancio, per l’entusiasmo giovane di quest’uomo. Eppure risponde: Pensaci. Neanche un nido, neanche una tana. Ti va di posare il capo sulla strada?

Il secondo riceve un invito diretto: Seguimi! E lui: sì, ma lascia che prima seppellisca mio padre. La richiesta più legittima, dovere di figlio, sacro compito di umanità. Gesù replica con parole tra le più spiazzanti: Lascia che i morti seppelliscano i morti! Perché è possibile essere dei morti dentro, vivere una vita che non è vita. Parole dure, cui però segue l’invito: tu vuoi vivere davvero? Allora vieni con me! Il Vangelo è sempre una addizione di bellezza, un incremento di umanità, promessa di vita piena.

Terzo dialogo: ti seguirò, Signore, ma prima lascia che vada a salutare quelli di casa. Ancora un “ma”, così umano che anche i profeti (Eliseo) l’hanno fatto proprio.

E Gesù: chi pone mano all’aratro e poi si volge indietro, non è adatto al Regno. Hai davanti i campi della vita, non voltarti indietro: sulle sconfitte di ieri, sugli obiettivi mancati, sui cocci rimasti, sul male subito o compiuto, neppure con la scusa di fare penitenza, perché saresti sempre lì a mettere al centro te stesso:

«non consultarti con le tue paure ma con le tue speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni ma al potenziale non realizzato ancora.

Non preoccupatevi per ciò che avete provato e fallito ma di ciò che vi è ancora possibile fare” (Giovanni XXIII).

Uomo d’aratro è ogni discepolo. Sarà un solco forse poco profondo, il mio; forse un solco poco diritto, ma il mio ci sarà. Il mio piccolo solco non mancherà. Poi passerà il Signore a seminare di vita i campi della vita. (Ermes Ronchi)