GIOVEDÍ 19 ALLE ORE 21,00
PRIMA COMUNIONE 2023
Ritiro spirituale con le famiglie
Domenica 16 aprile, 26 bambini con le loro famiglie, e le loro catechiste appassionate del loro lavoro – Aurora ed Elisa – si sono ritrovati nel Pomeriggio per prepararsi al grande momento della Comunioni che quest’anno verrà celebrata il 6 e il 13 di maggio alle 10,30 del mattino. Un momento di confronto, di allegria e nello stesso tempo di profondità e felicità. Ringraziamo tutti per la vivace e attenta partecipazione, speriamo che questi momenti siano sempre più possibilità di aggregazione e buon sapore della vita della nostra comunità parrocchiale.
SECONDA DOMENICA DI PASQUA, A, 16 APRILE 2023
QUESTIONE DI FEDE …
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Aria di paura in quella casa. Paura dei Giudei ma anche di se stessi, della propria viltà, di come si erano comportati nella notte del tradimento. Sembra che manchi l’aria.
Eppure Gesù viene, nonostante il loro e il mio cuore inaffidabile: e stette in mezzo a loro. Mi conforta pensare che se trova chiuso lui non se ne va; se tardo ad aprire, otto giorni dopo è ancora lì. Shalom, ha detto, saluto biblico che significa molto più della pace come semplice fine delle violenze, indica la forza dei miti e dei nonviolenti dentro la logica del più armato, la luce dei puri di cuore dentro la nebbia delle astuzie, la serenità dei giusti nelle ingiustizie, la perseveranza degli onesti fra le disonestà. Soffiò e disse: ricevete lo Spirito Santo.
Su quel pugno di creature, chiuse e impaurite, scende il vento delle origini, il vento che soffiava sugli abissi, il vento sottile dell’Oreb su Elia profeta, quello che scuoterà le porte chiuse del cenacolo: ecco io vi mando! «Se non vedo e non tocco, non crederò». Povero, caro Tommaso, diventato addirittura proverbiale! Vuole delle garanzie, e ha ragione, perché se Gesù è vivo tutta la sua vita ne uscirà rovesciata.
Gesù si avvicina alla nostra lentezza del credere con pochi, semplici verbi: guarda, metti, tocca. Tommaso comprende da quei fori il motivo per cui Cristo è risorto: per un amore scritto con ferite ormai incancellabili, da cui non sgorga più sangue ma luce. Tommaso si arrende non ai suoi occhi o al suo toccare, ma a questa esperienza di pace offerta da Gesù per ben tre volte. E la sua pace scende ancora sulle nostre sconfitte, sulle nostre chiusure, sulle nostre paure. Alla fine Tommaso passa dall’incredulità all’estasi. Se poi abbia toccato o no il corpo del Risorto, non è importante. «Mio Signore e mio Dio» Tommaso ripete quel piccolo “mio” che cambia tutto, che non indica possesso geloso, ma appartenenza, eco del Cantico dei Cantici: il mio amato è mio e io sono sua! Mio Signore, che mi fai vivere, che sei la parte migliore di me. “Mio”, come lo è il cuore. E, senza, non sarei. “Mio”, come lo è il respiro. E, senza, non vivrei.
Beati quelli che senza aver visto crederanno. Beatitudine consolante che finalmente sento mia. Gesù mi dice beato! Beato chi fa fatica, chi cerca a tentoni, chi non vede ancora eppure cammina avanti, “siamo pellegrini senza strada, ma tenacemente in cammino” (Giovanni della Croce). La fede è il rischio di essere beati, cioè felici.
Di vivere una vita non certo più facile, ma più piena e appassionata. Ferita sì, talvolta, ma luminosa comunque e perfino guaritrice. Così termina il Vangelo, così inizia la mia sequela: col rischio di essere felice. (Ermes Ronchi)
VENERDÍ SANTO, 7 APRILE
CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
ALLE ORE 15,00 E ALLE ORE 20,30
IN PARROCCHIA
FESTA DELLE FAMIGLIE 2023
Domenica 2 aprile, giornata simbolica perché Domenica Delle Palme, la nostra parrocchia ha organizzato un momento di incontro per tutte le famiglie che fanno parte della nostra comunità e che hanno avuto il piacere di condividere il loro tempo con gli altri.
Dopo la Santa Messa e il pranzo mangiato tutti insieme grazie al contributo di ciascuno di noi, mentre i genitori si sono riuniti per un momento di riflessione, gli animatori del gruppo giovani si sono occupati dei bambini e dei ragazzi presenti animando il pomeriggio con tante attività divertenti e che richiedevano la collaborazione attiva e continuativa di ognuno di loro, stimolando così la partecipazione.
La giornata si è rivelata molto tranquilla e piacevole per tutti, soprattutto per i bambini, i quali hanno avuto modo di mettersi in gioco, passare del tempo insieme e perché no, fare anche nuove amicizie.
Il fatto che sia stato un pomeriggio molto apprezzato si poteva leggere nei volti di tutti noi: una giornata che non vediamo l’ora di ripetere in futuro!
Francesca Bodeanu
CON UN GRANDE GRAZIE ALLE CUOCHE! 



UN MOMENTO PER PARLARE ANCHE TRA I PIÚ GRANDI
AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA …
PURTROPPO PERÓ NON C’ERA PIÚ SPAZIO … ERAVAMO GIÁ IN 208!
QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA
RIENTRARE NEL GIARDINO …
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
DA MEDITARE TANTO TANTO:
La bellezza struggente dell’umanità di Gesù: lo vediamo fremere, piangere, commuoversi, gridare. Un Dio umanissimo, quello che ogni uomo cerca: non un Dio da adorare e venerare nell’alto dei cieli, ma un Dio coinvolto e coinvolgente, che ride e piange, gioca con i suoi figli nei caldi giochi del sole e del mare.
Di Lazzaro sappiamo poche cose, quelle che contano: la sua casa è aperta, è amato da molti, è amico speciale di Gesù: ospite, amico e fratello. Tre nomi per restare umani. Se Tu fossi stato qui, nostro fratello non sarebbe morto. Le sorelle hanno visto le loro preghiere volare via come colombe, e nessuna che tornasse indietro a portare una risposta, una fogliolina di ulivo di risposta, come allora nell’arca.
Ma Dio esaudisce le nostre preghiere? Sì, esaudisce sempre; ma non le nostre richieste, bensì le sue promesse. “Tuo fratello risorgerà”. Lei la sente come una frase fatta, parole formali che tutti sanno dire: “so bene che risorgerà. Ma quel giorno è così lontano da questo dolore”. Lei parla al futuro, Gesù al presente. E usa parole impressionanti: “Io sono la risurrezione e la vita”. Adesso. Prima la risurrezione e poi la vita. Prima la liberazione e poi la vita viva. Che è il risultato di molte risurrezioni: dalle vite spente, dalle ceneri, da vite senza sogno e senza fuoco. Io sono la risurrezione: una linfa potente e fresca che si dirama per tutto il cosmo e che non riposerà finché non avrà raggiunto e fatto fiorire l’ultimo ramo della creazione, l’ultimo angolo del cuore.
Liberatelo e lasciatelo andare! Lazzaro esce, avvolto in bende come un neonato. Morirà una seconda volta, ma ormai gli si apre davanti una altissima speranza: Qualcuno lo ama, Qualcuno che è più forte della morte. Lasciatelo andare: Gesù è il Rabbi che libera e manda oltre senza legare a sé: dategli una stella polare per il viaggio, gli occhi di qualcuno che piangano d’amore per lui, la certezza di un approdo, e nessuno lo fermerà. Dove sta il perché finale della risurrezione di Lazzaro? Sta nelle lacrime di Gesù, la sua dichiarazione d’amore fino al pianto. Piangere è amare con gli occhi. L’uomo risorge per le lacrime di Dio, risorgiamo perché amati. Lazzaro sono io.
Quante volte sono morto: era finito l’olio nella lampada, finita la voglia di lottare e faticare, forse perfino la voglia di vivere. E poi un seme ha cominciato a germogliare, non so da dove, non so perché. Una pietra si è smossa, è entrato un raggio di sole. Un grido d’amico ha spezzato il silenzio. Delle lacrime hanno bagnato le mie bende. Io sono Lazzaro, io sono Marta e Maria, sorelle a infiniti morti. Come loro santo solo d’amicizia, risorto solo perché amato (ERMES RONCHI)
QUARTA DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA
LUCE SIA!
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. … i farisei gli chiesero: “Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo?” … Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Domenica scorsa Gesù ci dava l’acqua viva, e non solo. Ci dava quell’acqua unica che solo Dio può donare e non abbisogna di secchio, non si spaventa davanti alla profondità del pozzo, ma offre la forza per continuare ad attingere e trasforma la nostra acqua stagnante in acqua zampillante ed eterna. La Samaritana capisce che proprio di quell’acqua aveva bisogno, e proprio per questo parte, abbandonando la sua brocca al pozzo, per correre a raccontare ai suoi compaesani che era arrivato il Messia.
Oggi il Vangelo, dopo averci dissetato, ci apre gli occhi e ci fa incontrare con Gesù che diventa il “correttore ottico” delle nostre visioni alienate sul mondo. Delle nostre cecità. Il contatto con la sua mano diventa possibilità di vederci di nuovo. Diventa NUOVA CREAZIONE e ci fa NUOVE CREATURE … fece del fango Gesù, esattamente come Dio che crea il mondo, inaugurando così la nascita di un uomo diverso, non più prigioniero dei suoi pensieri e delle sue miopi parole. Insomma, Gesù è qui per guarirci, per i malati e non per i sani … per noi!
Come fare esperienza di questa parola? Aprendoci, ascoltando e fidandoci. Infatti i samaritani, pur vedendo che cosa è accaduto, pur avendo interrogato l’uomo guarito, pur avendo sentito cosa dicevano i genitori del loro figlio cieco … non credono, non vedono e non capiscono. Per questo il Vangelo, alla domanda su come Gesù avesse fatto questo miracolo si sentono rispondere in modo sarcastico e intelligente: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo?” … della serie, si vede solo con un cuore capace di ascolto.
Infine, Gesù parla all’uomo vedente e a noi domandandoci: “tu, credi al Figlio dell’uomo?”, e definendo chi è: “COLUI CHE PARLA CON TE”. Forse anche noi dovremmo intensificare quel dialogo con il Vangelo che giorno per giorno ci ricorda questa solo cosa: io posso conoscere il Figlio di Dio a partire dal momento in cui ne riconosco la sua identità che è tale perchè in relazione. Lui è COLUI CHE MI PARLA. Cosa significa per me ascoltarlo? La mia relazione con Lui è un monologo o anche accoglienza della sua Parola che incontra la mia?