PICCOLO LESSICO QUARESIMALE – 3

DIGIUNO

“Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”. 15E Gesù disse loro: “Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?

La parola di oggi è DIGIUNO. Noi cristiani l’abbiamo dimenticata. I nostri fratelli musulmani il ramadan lo vivono con estrema serietà, nonostante il caldo e il lavoro pesante del giorno, per noi a volte è una pratica insignificante. Gesù anzitutto lo lega a Lui, ossia, il nostro è un digiuno di persone discepole dello sposo, che vivono patti nuziali, e quando lo sposo non ci sarà più, allora ci saranno i poveri, che staranno sempre con noi. Poveri, di tutti i tipi. La domanda allora cambia. Non chiediamoci più PERCHÉ digiuniamo , ma PER CHI ?  I gesti del Vangelo non ci isolano nei nostri perfezionistici autocontrolli, ma ci espongono alla fragilità del dono, dove la condivisione di ciò a cui rinuncio, se è fatta con amore, viene sempre eseguita “a fondo perduto”. Senza aspettare contraccambi. 

A cosa potrei rinunciare per arricchire qualche persona bisognosa? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE … una parola al giorno verso la Pasqua – 2

PARENTI 

“Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?”

La parola di oggi è PARENTE. 

Ho scoperto che deriva dalla  parola latina PARERE, che significa PARTORIRE. 

Quindi, a rigor di logica, solo la madre dovrebbe essere una parente. Eppure, quante persone, ogni giorno, nel bene e nel male “ci mettono al mondo” e davanti al mondo per affrontarlo: madri, padri, cugini, fratelli, sorelle, nipoti … Ci sfidano, ci arricchiscono, ci provocano e ci ammaestrano.… tutti ci interpellano, soprattutto quelli che influenzano la nostra “prossimità”. Grande digiuno rinunciare alla nostra centralità per fare spazio di riconoscimento alla loro presenza. Come dire, l’amore a km0 è sempre più difficile dell’esportazione della nostra carità a migliaia di km di distanza. 

Sto “trascurando” qualche mio parente? Oggi cosa potrei fare per ridare vitalità e senso al legame con loro? 

Buona giornata! 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE … una parola al giorno verso la Pasqua – 1

GIOVEDI 15 FEBBRAIO 

TE

Ispira le nostre azioni, o Signore,
e accompagnale con il tuo aiuto,
perché ogni nostra attività
abbia sempre da te il suo inizio
e in te il suo compimento.

La Parola che può accompagnarci oggi è “Te”, ossia il TU di Dio, quell’origine e quel compimento che, per dirla come D’Avenia, può trasformare il destino in destinazione. 

Cosa vuol dire per me iniziare la mia giornata DA Dio e viverla IN Lui? Oggi proverò a fermarmi per chiedermi: “sono in te o altrove? Sei Tu il mio respiro e la mia ispirazione?” 

Buona giornata! 

QUARESIMA 2024

MERCOLEDI DELLE CENERI

1. Quando pensiamo alla Quaresima pensiamo sempre a un vocabolario che ci riporta agli anni d’infanzia e che oggi non ha quasi più nessun valore. Parole come penitenza, digiuno, sacrifico, preghiera … venivano vissute più come uno sforzo ascetico per guadagnare il paradiso e ingraziarsi Dio, distogliendolo dalla sua ira, che non come possibilità di ritrovare il beneficio di una vita nuova e di una conversione autentica in grado di cambiare se stessi e il mondo, come Dio stesso chiedeva attraverso i suoi profeti:

È forse come questo il digiuno che

bramo,

il giorno in cui l’uomo si mortifica?

Piegare come un giunco il proprio capo,

usare sacco e cenere per letto,

forse questo vorresti chiamare digiuno

e giorno gradito al Signore?

Non è piuttosto questo il digiuno che

voglio:

sciogliere le catene inique,

togliere i legami del giogo,

rimandare liberi gli oppressi

e spezzare ogni giogo?

Non consiste forse nel dividere

il pane con l’affamato,

nell’introdurre in casa i miseri, senza

tetto,

nel vestire chi è nudo,

senza distogliere gli occhi da quelli della

tua gente?

Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,

la tua ferita si rimarginerà presto.

Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,

il puntare il dito e il parlare empio,

se offrirai il pane all’affamato,

se sazierai chi è digiuno,

allora brillerà fra le tenebre la tua luce,

la tua oscurità sarà come il meriggio.

Ti guiderà sempre il Signore,

ti sazierà in terreni aridi,

rinvigorirà le tue ossa;

sarai come un giardino irrigato

e come una sorgente le cui acque non

inaridiscono.

i chiameranno riparatore di brecce,

restauratore di case in rovina per

abitarvi”.

2. Riscopri il beneficio di Dio in te! Questa è Quaresima e cammino verso Pasqua! E se il primo passo della mia Quaresima fosse: mi rimetto a scoprire i BENEFICI che ho perso nel cammino della mia vita?

Per esempio se dico: rinuncio a fumare, ti diranno: “faccio quello che voglio, perchè lo dovrei fare?” …

Se invece dici:

Se smetti di fumare:

Entro 20 minuti la frequenza cardiaca e la pressione del sangue si riducono

Entro 12 ore il livello di monossido di carbonio nel sangue diminuisce e torna a

livelli normali.

Entro 2-12 settimane la circolazione del sangue migliora così come le funzioni

polmonariEntro 1-9 mesi diminuiscono la tosse e il respiro corto.

Entro un anno il rischio di infarto diventa la metà di quello di un fumatore.

Entro 5-15 anni dopo il rischio di ictus diventa uguale a quello di un non

fumatore.

Entro 10 anni il rischio di tumore ai polmoni diminuisce fino alla metà e si riduce

anche il rischio di tumori alla bocca, alla gola, all’esofago, alla vescica, alla

cervice uterina e al pancreas.

Entro 15 anni il rischio di infarto diventa uguale a quello di un non fumatore.

Inoltre, se smetti di fumare:

a 30 anni si guadagnano almeno 10 anni di vita attesa.

a 40 anni si guadagnano 9 anni di vita attesa.

a 50 anni si guadagnano 6 anni di vita attesa.

a 60 anni si guadagnano 3 anni di vita attesa.

… sarebbe tutt’altra cosa!

E se smettessi di odiare? Se smettessi di perdere tempo? Se smettessi di vivere portando male e seminando zizzania? Se smettessi di essere pettegolo? Se smettessi di … (scegli tu) ? Quali sono le cose che stanno FACENDO MALE e SEMININANO LA MORTE, A ME E ATTORNO A ME? Scrivine 5 e cerca di chiederti come fare con delle azioni concrete a sconfiggerle ogni giorno. Sarebbe bello!

3. PER NOI CHE SIAMO CRISTIANI il Vangelo propone 3 grandissimi percorsi:

VIGILIA, ASTINENZA-DIGIUNO: DIGIUNARE DA CIÓ CHE PORTA ALLA MORTE E SCEGLIERE LA VITA

CARITÁ – ELEMOSINA: RINUNCIA PER UN DONO, CHE SI TRASFORMA IN APERTURA E AMORE (Quaresima di fraternità)

PREGHIERA: MI APRO A DIO, ALLA FONTE DEL MIO RINNOVAMENTO E DELLA MIA CONVERSIONE, mi accorgo che per Lui non ho mai tempo mentre ho sempre tempo per un mucchio di stupidaggini. (Ritiro spirituale domenica in Parrocchia).

Oggi, imponendo il segno della cenere sulla fronte non dirò “ricordati che seipolvere” ma “ricordati che in Dio, TUTTO SEI MENO CHE POLVERE”, e ancor meglio: “ricorda che sei FIGLIO DI DIO e solo in Lui ti troverai, anche se sei solo apparente polvere, perchè nella sue mani anche la polvere si trasforma in vita!” E “la tua cenere è assunta dal segno della croce che sa trasformare il buio in luce e la vita in morte!” …

Ma che bello è! Buon cammino!

SESTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – B

COMPLETAMENTE  FUORI!

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Sì, oggi i personaggi del Vangelo, che sono fondamentalmente il lebbroso e Gesù sono “fuori” da ogni punto di vista. Uno all’inizio del racconto, l’altro, Gesù, al termine. 

Da qualche domenica stiamo leggendo il primo capitolo del Vangelo di Marco: Gesù aveva guarito un uomo posseduto dal demonio nella sinagoga di Cafarnao – luogo di preghiera – ; poi, arrivato nella famiglia di Pietro, aveva guarito la suocera – casa, luogo di affetti – e infine davanti alla porta della casa del discepolo aveva guarito “tutti” i malati che gli portavano – il paese, luogo delle relazioni. 

Però Marco non si era accorto che a venire guariti non erano stati propriamente “tutti”; per lo meno, mancava uno all’appello, che era questo lebbroso, uomo obbligato a stare al di fuori dei luoghi religiosi, delle case e dei paesi. Lo imponeva la legge e lo ricorda la prima lettura: “Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!”. Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento». Dura lex! Terribile. Un uomo che praticamente è una somma di sofferenze e non più uomo, perché, che uomo è uno che non può mettersi in relazione con niente e nessuno? 

Il lebbroso contravviene la legge e ha il coraggio di avvicinarsi a Gesù, che stava ANDANDO ALTROVE … per predicare il Regno di Dio, per liberare dai demoni, che, nonostante tutto si ferma e si fa interpellare dallo strazio di questa situazione. 

Bella la concatenazione di verbi di “presa a carico” del male, che dovrebbero anche interpellare le nostre “compassioni” per domandare quanto aprono risposte alla differenza e prese di posizioni concrete: “Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!»” … a volte le nostre compassioni si fermano alla testa, ma se non “tendiamo la mano” per fare qualcosa, a cosa servono? E poi una mano che non si tende per “toccare” la realtà che lo interpella, e per farsi toccare diventa possibilità di scambio, non solo di gesti, ma di comunicazione, trasformata in un dire la propria volontà a ridare luce là dove si trova il buio sulla strada. 

Tutto si paga. Gesù prende in carico il fratello e … “non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti” … “diventa come il lebbroso”, quello che era  obbligato a vivere in luoghi deserti … questo vuol dire prendere totalmente su di sé il destino del fratello che si ama. 

Distruggendo l’apparente solitudine in nuove relazioni, perché, ci ricorda Marco: “venivano a lui da ogni parte”. E non c’è deserto che tenga, anzi. 

Quinta domenica del tempo ordinario

ANDIAMO ALTROVE

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, andò subito nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

È il report di una giornata-tipo di Gesù, scandita dall’alternarsi di tre cose: annunciare, guarire, pregare. Cafarnao è il primo laboratorio del Regno, dove il mondo di Dio si misura con il mondo del dolore. Nella bibbia il futuro inizia sempre, come qui, dalle paludi.

Marco inanella le tre location preferite del Maestro: la strada (Gesù si reca), la casa (di Simone), la folla. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Subito. Fa tenerezza questo preoccuparsi di Simone e Andrea delle loro vicende familiari e metterne a parte Gesù, come si fa con gli amici stretti. Tutto ciò che occupa il cuore dell’uomo entra nel rapporto con Dio.

Egli si avvicinò. Il primo verbo bellissimo, rivelatore: Gesù non sopporta distanze e mostra il suo primo annuncio in atto: il regno si è fatto vicino ( Mc 1,15). Si avvicinò e la prese per mano. Potenza umile dei gesti: mano nella mano, una donna e Dio. Una mano è fatta per innalzarsi in un gesto di invocazione, per stringere altre mani in segno di amicizia o di aiuto, per accarezzare e per proteggere, per ricevere e per dare.

La prende e la solleva: toccare, arte della vicinanza, un parlare con il corpo, forza trasmessa a chi è stanco, fiducia per ogni figlio impaurito, carezza per chi è solo. Gesù la solleva, la fa “ri-sorgere”, la libera. Ed ella li serviva: il servizio è il test della vera guarigione per tutti. Il Vangelo usa lo stesso verbo nel racconto delle tentazioni, quando gli angeli si avvicinarono a Gesù e lo servivano. Una donna, la suocera di Simone, assimilata agli angeli, le creature più vicine a Dio, diventa la prima diaconessa del Vangelo.

Poi, dopo il tramonto del sole, finito il sabato con i suoi divieti (proibito anche visitare gli ammalati) tutto il dolore di Cafarnao si riversa alla porta della casa di Simone: la città intera era riunita davanti alla porta. Davanti a Gesù, in piedi sulla soglia, in piedi tra la casa e la strada, tra la casa e la città; davanti a Gesù che ama le porte aperte, che fanno entrare occhi e stelle, polline di parole e il rischio della vita; davanti alle porte aperte di Dio, s’addensa il dolore del mondo. La casa scoppia di folla e di dolore, e poi di vita ritrovata.

Queste guarigioni compiute dopo il tramonto, quando iniziava il nuovo giorno, sono il collaudo del mondo nuovo, raccontato sul ritmo della Genesi: “e fu sera e fu mattino”. Il miracolo è, nella sua bellezza giovane, l’inizio del primo giorno della vita guarita. Quando era ancora buio, uscì in un luogo segreto e là pregava. Gesù sa inventare spazi, quegli spazi segreti che danno salute all’anima, a tu per tu con Dio, a liberare le sorgenti della vita, così spesso insabbiate.  (Ermes Ronchi) 

QUARTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – b

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

La Parola a Ermes Ronchi, perchè … non si può dire meglio di così: 

Ed erano stupiti del suo insegnamento. Lo stupore: esperienza felice che ci sorprende e scardina gli schemi, che si inserisce come una lama di libertà in tutto ciò che ci saturava: rumori, parole, schemi mentali, abitudini, che ci fa entrare nella dimensione creativa della meraviglia che re-incanta la vita. La nostra capacità di provare gioia è direttamente proporzionale alla nostra capacità di meravigliarci. Salviamo allora lo stupore, la capacità di incantarci ogni volta che incontriamo qualcuno che ha parole che trasmettono la sapienza del vivere, che toccano il nervo delle cose, perché nate dal silenzio, dal dolore, dal profondo, dalla vicinanza al Roveto di fuoco.

Gesù insegnava come uno che ha autorità. Autorevoli sono soltanto le parole che alimentano la vita e la portano avanti; Gesù ha autorità perché non è mai contro ma sempre in favore dell’umano. E qualcosa, dentro chi lo ascolta, lo avverte subito: è amico della vita. Autorevoli e vere sono soltanto le parole diventate carne e sangue, come in Gesù, in cui messaggio e messaggero coincidono. La sua persona è il messaggio.

L’autorità di Gesù è ribellione e liberazione da tutto ciò che fa male: C’era là un uomo posseduto da uno spirito impuro. Il primo sguardo di Gesù si posa sempre sulla sofferenza dell’uomo, vede che è un “posseduto”, prigioniero e ostaggio di uno più forte di lui. E Gesù interviene: non fa discorsi su Dio, non inanella spiegazioni sul male, si immerge nelle ferite di quell’uomo come liberatore, entra nelle strettoie, nelle paludi di quella vita ferita, e mostra che “il Vangelo non è una morale, ma una sconvolgente liberazione” (G. Vannucci).

Lui è il Dio il cui nome è gioia, libertà e pienezza (M. Marcolini) e si oppone a tutto ciò che è diminuzione d’umano. I demoni se ne accorgono: che c’è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci? Sì, Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l’uomo, a spezzare catene; a portare spada e fuoco, per separare e consumare tutto ciò che amore non è; a rovinare i desideri sbagliati da cui siamo “posseduti”: denaro, successo, potere, competizione invece di fratellanza. Ai desideri padroni dell’anima, Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui. Taci, non parlare più al cuore dell’uomo, non sedurlo. Esci dalle costellazioni del suo cielo.

Un mondo sbagliato va in rovina: vanno in rovina le spade e diventano falci (Isaia), si spezza la conchiglia e appare la perla. Perla della creazione è un uomo libero e amante. Lo sarò anch’io, se il Vangelo diventerà per me passione e incanto, patimento e parto. Allora scoprirò “ Cristo, mia dolce rovina” (D.M. Turoldo), felice rovina di tutto ciò che amore non è.