PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-10)

STRAORDINARIO 

Che cosa fate di straordinario? 

Gesù fa questa domanda a noi discepoli quando parla del perdono e della preghiera per i nemici. 

Altrimenti, ricorda loro, cosa fareste di diverso dai pagani, dai farisei e da chi non crede nel Signore? 

Già. Io cosa faccio ogni giorno di diverso rispetto ai miei amici che dicono di non credere in Dio? Quale DIFFERENZA CRISTIANA emerge dal mio vissuto? 

Forse cosa straordinaria potrebbe essere il permesso accordato a Dio di essere, attraverso il Suo Vangelo,  l’ispirazione e la Luce dei nostri passi e delle nostre scelte ORDINARIE. 

E ce ne sarebbe già tanto. 

Quale DIFFERENZA CRISTIANA emerge dal mio vissuto? 

Quali sono le situazioni nelle quali non mi sento per niente discepolo di Gesù e nelle quali voglio chiedere la sua forza? 

SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA

“LUCIFICATI”

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Il monte della luce, collocato a metà del racconto di Marco, è lo spartiacque della ricerca su chi è Gesù. Come in un dittico, la prima parte del suo libretto racconta opere e giorni del Messia, la seconda parte, a partire da qui, disegna il volto altro del “Figlio di Dio”: vangelo di Gesù, il Cristo, il figlio di Dio (Mc 1,1).

Il racconto è tessuto ad arte con i fili dorati della lingua dell’Esodo, monte, nube, voce, Mosè, splendore, ascolto, cornice di rivelazioni. Nuovo invece è il grido entusiasta di Pietro: che bello qui! Esperienza di bellezza, da cui sgorga gioia senza interessi. Marco sta raccontando un momento di felicità di Gesù (G. Piccolo) che contagia i suoi. A noi che il fariseismo eterno ha reso diffidenti verso la gioia, viene proposto un Gesù che non ha paura della felicità. E i suoi discepoli con lui. Gesù è felice perché la luce è un sintomo, il sintomo che lui, il rabbi di Nazaret, sta camminando bene, verso il volto di Dio; e poi perché si sente amato dal Padre, sente le parole che ogni figlio vorrebbe sentirsi dire; ed è felice perché sta parlando dei suoi sogni con i più grandi sognatori della Bibbia, Mosè ed Elia, il liberatore e il profeta; perché ha vicino tre ragazzi che non capiscono granché, ma che comunque gli vogliono bene, e lo seguono da anni, dappertutto.

Anche i tre apostoli guardano, si emozionano, sono storditi, sentono l’urto della felicità e della bellezza sul monte, qualcosa che toglie il fiato: che bello con te, rabbi! Vedono volti imbevuti di luce, occhi di sole, quello che anche noi notiamo in una persona felice: ti brillano gli occhi! Vorrebbero congelare quella esperienza, la più bella mai vissuta: facciamo tre capanne! Fermiamoci qui sul monte, è un momento perfetto, il massimo! C’è un Dio da godere, da esserne felici. Ma è un’illusione breve, la vita non la puoi fermare, la vita è infinita e l’infinito è nella vita, ordinaria, feriale, fragile e sempre incamminata. La felicità non la puoi conservare sotto una campana di vetro o rinchiudere dentro una capanna. Quando ti è data, miracolo intermittente, godila senza timori, è una carezza di Dio, uno scampolo di risurrezione, una tessera di vita realizzata. Godi e ringrazia. E quando la luce svanisce e se ne va, lasciala andare, senza rimpianti, scendi dal monte ma non  dimenticarlo, conserva e custodisci la memoria della luce vissuta.

Così sarà per i discepoli quando tutto si farà buio, quando il loro Maestro sarà preso, incatenato, deriso, spogliato, torturato, crocifisso. Come loro, anche per noi nei nostri inverni, sarà necessario cercare negli archivi dell’anima le tracce della luce, la memoria del sole per appoggiarvi il cuore e la fede. Dall’oblio discende la notte. (Ermes Ronchi) 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE … (-9)

LASCIARE

Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”.

Beh, parole che forse ci lasciano un po’ imbarazzati, e, coerentemente dovrebbero svuotare, penso più o meno del 98% le nostre chiese, perché siamo usciti  alla ricerca del fratello che ce l’ha con noi (non noi con lui!!!); perché, diciamocelo, chi di noi non ha qualcosa contro qualcun altro? 

Però, se da un lato mi sento indegno, dall’altra mi commuove questo Dio che mi dice una cosa che è stratosferica: a Lui interessa che prima del nostro amore per Lui ci sia quello tra di noi, o meglio, che il suo amore per Lui si manifesti e si inveri continuamente nelle nostre relazioni quotidiane. Fantastico! Emozionante! Come dire: “pensa ai tuoi fratelli prima di Me, e se credi in Me, sappi che il tuo amore diventa vero non perchè lo rivolgi all’alto dei cieli, ma lo pratichi negli anfratti non sempre luminosi e lisci della tua terra”. 

Che il Signore ci dia la forza di ricordarcelo. 

La domanda di oggi: per chi devo lasciare un attimo la mia offerta davanti all’altare, oggi? Con chi mi vorrei riconciliare? Magari so che non è possibile, bene, e se pregassi per lui? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE … (-8)

MA

Ma voi, chi dite che io sia?

Arriva un giorno in cui siamo chiamati a farci questa domanda riguardo a Colui che ricorda ai suoi discepoli: “senza di me non potete far nulla”.

Colui a partire dal quale noi ci definiamo “cristiani”. 

Arriva un giorno che, come dice il titolo di un film, nei nostri giorni cambia tutto perché a partire da quella risposta, elaborata in modo personale, è successo qualcosa. Il titolo del film è: QUANDO SEI NATO NON PUOI PIÙ NASCONDERTI. Mi ha sempre molto colpito. 

Questo perché la risposta alla domanda di Gesù non basta darla con la testa: bisogna muovere le mani, i piedi, il cuore, i pensieri … con la vita. E per vivere bisogna uscire “dalla nostra terra” per dirla all’abramese. 

Il discepolo non è un opinionista, ma uno che “sta dietro” al suo maestro. E solo così, ogni giorno scopre che la risposta prende forma. 

Inizia a vivere, e non si nasconde più . 

Mai più.

Chi è Gesù? Io che trovo la Vita. 

Ma chi è Gesù per me? Cosa vuol dire che riconosco che è il mio Salvatore? In che cosa? Da che cosa? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE … (-7)

SEGNO 

“Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona”

Che male c’è a cercare i segni? Nessuno. Anzi, il problema è quando non cerchi più indicazioni in grado di dare delle direzioni al tuo cammino e alla tua vita. 

Però, affinchè il segno sia efficace, deve essere VISSUTO, non semplicemente VISTO, perchè a forza di cercare esperienze rischiamo di non iniziare mai a vivere. 

Per questo il “segno” di Giona è importante, perchè il predicatore della conversione di Ninive è il primo a doversi convertire, e non una volta per tutte, perchè dopo la salvezza dei niniviti invoca la morte su di sé per la rabbia nei confronti del cuore misericordioso e super accogliente di Dio. 

Non finisce mai la strada della sapienza, e del sapere della fede, che non riguarda l’intelligenza, ma la vita, i gesti, i cammini che si decidono di intraprendere. Il sapere del Vangelo, lo sappiamo, non è un sapere intellettuale, ma un SAPERE DELLA LIBERTÁ: di chi, accogliendo il Signore, percepisce la fioritura del “segno di Dio” che è Gesù,  in vita rinnovata, rialzata e rimessa in movimento. 

Cerco di fare parlare Gesù, segno vivente di Dio, nella mia vita di ogni giorno? In questo momento come mi sta interpellando? Quali segni significativi mi stanno coinvolgendo in questi giorni di Quaresima? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-6)

PIOGGIA E NEVE 

Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra … 

Sì, lo sentiamo: le pareti del naso sono secche, il respiro asciutto, la terra arida, l’erba un po’ verde un po’ marroncina, a Palermo si fa il bagno al mare e sono tutti felici, ma in realtà … così non dovrebbe essere. Il ciclo delle stagioni dovrebbe avere il suo rigore logico, e il disagio dell’ombrello e delle scarpe idrorepellenti a causa della neve sappiamo bene che sono la premessa della fioritura e della possibilità di frutto per la stagione estiva.

In inverno dovremmo dire  “oggi fa bello” se fa freddo, se piove, se nevica …  Ogni stagione ha un’identità estetica e di identità che il cambiamento climatico imposto dall’uomo ha ormai disconosciuto. 

Ma così … dove arriveremo? 

Potremmo dire così della vita spirituale: quante volte non dedichiamo tempo quotidiano  a quella parola di Dio che è come la pioggia e la neve. Poi però, alla fine della giornata come ci sentiamo? Aridi e spenti. 

Come la terra. E anche noi siamo terra.

Quanto tempo dedico ogni giorno alla lettura della Parola di Dio che, nonostante tutto promette che non tornerà a Dio “senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia”? 

Oggi a che ora mi fermerò per leggere il Vangelo e chiedermi cosa mi dice? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE …

… E GLI ANGELI LO SERVIVANO  -5

 

É opinione  comune che un signore sia una persona che abbia persone di cui servirsi. 

Gesù è un signore un po’ particolare, perchè anche se si fa servire, non si serve mai di nessuno, ma l’esercizio della sua signoria è dono di libertà, anzichè furto …

Farsi servire dagli Angeli, come meditavamo ieri nel Vangelo,  significa permettere alle forze, alle luci, alle ispirazioni angeliche – e per noi ev-angeliche o di “angel road”, ossia di “angeli di strada” che sono tante persone a noi care, amici, bene-fattori, situazioni che ci fanno pensare e costruire  – di essere i riferimenti a partire dai quali convivere e bilanciare il peso delle nostre giornate e delle bestie che ci sono dentro e attorno a noi. 

Gli Angeli sono anzitutto i messaggeri di Dio, non dimentichiamolo, forse ci ricordano che il nostro compito da preservare con la massima cura non è l’oscurità demoniaca ma lo sguardo che riposa sugli sprazzi di luce che ogni momento ci sono forniti se decidiamo di farci servire da loro, diventando così un po’ più signori di noi stessi. 

Chi sono gli angeli della mia vita? Quanto spazio offro loro? Quanto il V-Angelo è il mio riferimento principale che dà luce al mio buio? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE … -4

RIMANERE 

Gesù “rimane” nel deserto 40 giorni. Israele ci rimane 40 anni. Quaranta, un numero che “sembra una vita”, infinito, che insomma dice che cosa: che la nostra scelta, il desiderio di stare nell’alternativa luminosa e buona non finirà mai. Riguarda tutti i giorni e tutte le cose che si fanno. Come per Gesù, che per tutta la vita deve decidere come agire per mostrare un Volto di Dio che è anzitutto Padre e Amore … e tutto il resto … non conta. Dà la vita per farlo. E con una certezza: lo Spirito Santo non lo abbandona, ma lo accompagna sempre.

Quali sono le esperienze di vita nelle quali dobbiamo RIMANERE e dalle quali tendiamo a fuggire? Ci ricordiamo, quando “entriamo” per rimanere in qualcosa, di invocare la forza dello Spirito Santo?

PRIMA DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA

BIVI

 

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Il vangelo del tempo quaresimale che inaugura i nostri cammini verso Pasqua è estremamente conciso e significativo, perchè, in poche righe ci mette davanti alla radiografia della nostra vita di discepoli di Gesù.

Mi soffermo su tre espressioni sulle quali lavorare e pregare questa settimana, per chi di noi vuole accogliere il seme della Parola e farlo fiorire nel proprio cammino. 

IN QUEL TEMPO. É un’espressione  per iniziare a leggere il Vangelo, in realtà Marco scrive: SUBITO DOPO. Subito dopo cosa? Subito dopo il Battesimo, Gesù è sospinto dallo Spirito nel deserto per essere tentato da Satana. Ma, ci chiediamo, come può lo Spirito sospingere a vivere una situazione tanto pericolosa? Dobbiamo capirci, non è lo Spirito, e non sarà mai Dio a tentarci, ma la cosa certa è che ogni volta che noi cerchiamo di “vivere secondo lo Spirito di Dio” stiamo pur certi che arriverà, pronta e puntuale la “decisione dell’alternativa”, che il Vangelo chiama tentazione: “voglio andare lì, ma certo che se andassi là” … e, a forza di rimanere sulle domande non partiamo mai, non ci diamo delle risposte e rimaniamo fermi. Quindi direi che la tentazione è segno di “salute spirituale”, ti viene perché hai deciso di seguire Gesù. Puoi stare tranquillo, invece, che se non ti senti mai tentato significa che non hai ancora scelto nulla. 

RIMASE. Gesù rimane nel deserto 40 giorni. Israele ci rimane 40 anni. Quaranta, un numero che “sembra una vita”, infinito, che insomma dice che cosa: che la nostra scelta, il desiderio di stare nell’alternativa luminosa e buona non finirà mai. Riguarda tutti i giorni e tutte le cose che si fanno. Come per Gesù, che per tutta la vita deve decidere come agire per mostrare un Volto di Dio che è anzitutto Padre e Amore … e tutto il resto … non conta. Dà la vita per farlo. 

STAVA CON LE BESTIE SELVATICHE E GLI ANGELI LO SERVIVANO. Dio, nel libro della Genesi chiede ad Adamo di “dare il nome” agli animali che gli venivano presentati. Dare il nome  significa esercitare signoria e paternità. Solo, che dopo pochi versetti, Adamo ed Eva decidono di dare la parola a un serpente per insinuare il dubbio sull’attendibilità  di Dio diventando schiavi della diabolica  persuasione. Gesù non è ingenuo, sa che nel cuore di ognuno ci sono e ci saranno sempre lati luminosi e lati oscuri, bestie e angeli. Non si tratta di rinnegare niente: non siamo bestie e non siamo neanche esseri angelicati. Nostro compito è domandarci come fare a vivere l’equilibro tra queste due dimensioni. Anche questo, ogni giorno, per permettere alle bestie selvatiche di alimentare le nostre passioni buone, ma serviti dagli Angeli che orientano verso la luce e il bene i nostri propositi e i pensieri del cuore.