OCCHI
“Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Un caro saluto a tutti!
Siamo a metà Quaresima, come sta andando il nostro cammino verso la Luce, la Liberazione e la Vita?
Oggi parliamo di occhi, lo facciamo a partire da quelli del pubblicano e del fariseo che vanno a pregare al tempio.
Il fariseo li usa per guardarsi, auto celebrarsi e disprezzare il suo vicino. Per tutto, ma non per muoverli verso quel Dio che avrebbe dovuto pregare. Infatti non prega.
Il pubblicano non osava alzarli a cielo, ma forse, li teneva chiusi per guardarsi dentro e riconoscere la sua verità di bisognoso di salvezza. Di peccatore. Sì, diciamo questa parola che abbiamo paura di usare, ci sembra arcaica e lontana. Peccato: “non fare centro”. Basterebbe questo riconoscimento sincero perchè la nostra preghiera possa permettere alla mano di Dio di spostare il nostro arco e ripuntare la nostra freccia.
Scriva Semeraro: “Il Signore predilige chiaramente l’atteggiamento del pubblicano non perché preferisca la trasgressione alla giustizia, ma perché ama di più una relazione fatta di verità piuttosto che un modo di porsi davanti a lui mascherando il proprio bisogno di essere accolti e di essere sempre perdonati e amati”.
E io?
Ogni tanto ho la “grazia” di sentire e riconoscere il mio peccato? Cosa faccio dopo? E se in questa Quaresima trovassi un momento per riconciliarmi con Dio e con me stesso?