“POI É ARRIVATO QUALCOS’ALTRO”
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
“Poi è arrivato qualcos’altro, qualcosa che è cambiato e ha rivoluzionato la mia vita fino a oggi. Sono arrivato alla Bibbia per la prima volta … Avevo predicato spesso, avevo visto molto della Chiesa, ne avevo parlato e scritto – eppure non ero ancora diventato un cristiano”. A scrivere queste parole è un grande teologo protestante, Dietrich Bonhoeffer, un uomo illuminato, un’intelligenza comunicativa e piena di grazia che a un certo punto della vita, dopo avere scritto, pensato, prodotto testi molto elevati e avere fatto una marea di conferenze e omelie, si accorge di un piccolo particolare: non era mai diventato cristiano. Diventato, perché cristiani non si è mai definitivamente, ma si diventa tali quotidianamente, alla scuola della Parola di Dio. Alla scuola di Cristo, che è la Parola – Comunicazione del Padre per tutti i suoi figli che siamo noi … e dunque suoi fratelli.
La stessa cosa mi pare che capiti nel Vangelo di oggi. I discepoli dopo avere incontrato il Risorto possono finalmente dire di essere “diventati altro” perché hanno ricevuto un dono: lo Spirito Santo. E qual è il compito costante e continuo dello Spirito Santo? INSEGNARE e RICORDARE la Parola, ossia insegnare e ricordare Gesù Cristo, farci diventare SUA memoria vivente, che come il pane e il vino si è affidato alle nostre mani con l’invito di “FARE IN MEMORIA DI LUI” … Noi siamo questa costante memoria. E dove possiamo incontrare il CONTENUTO DELLA MEMORIA? Solo in un posto: la Parola di Dio. Cosa piuttosto disattesa da parte nostra, ma precipua, fondamentale e insostituibile: “RICEVETE LO SPIRITO SANTO!” … “RICEVETE IL RESPIRO DELLA SCRITTURA!”: Quanto la memoria della Parola informa la nostra vita? Quanto ne siamo emanazione e frutto?
Solo una volta che si è ricevuta la consapevolezza del mandato allora anche i discepoli partono, diventano missionari di una testimonianza di diversità che diventa credibile perché vissuta con la vita, in prima persona. Non mi stancherò mai di pensarlo: la nostra testimonianza non siamo noi che parliamo della nostra vita, ma la nostra vita che parla di noi, e parlando di noi parla di altro, perché noi, in realtà, siamo quello che c’è dentro di noi, e quello che c’è dentro di noi dovrebbe essere la scelta accurata e voluta di quanto ci vivifica. “Je est un autre”, diceva Rimbaud. Gesù diceva: “le mie parole non le dico io, ma parla in me il Padre mio” … E io? Che cosa mi abita? Cosa mi accende? Cosa mi fa essere quello che sono? Io sono l’io della mia desolata solitudine oppure, come Bonhoeffer, non sono ancora diventato cristiano (Cristo abita in me, diceva san Paolo)?
Dobbiamo fare una piccola revisione del motore della nostra macchina esistenziale: “Gesù venne, stette in mezzo e disse Pace a voi! “. Assenza di pace, allora significherà assenza della centralità del figlio di Dio nella mia vita. Perché il “luogo” di Gesù è “stare in mezzo”, ossia in un punto equi-visibile e equi-raggiungibile per tutti. Ma ancora di più. il posto di Gesù è IL CENTRO: come il Regno di Dio: non è una cosa che si vede ed esplode come un fuoco artificiale, ma la manifestazione della sua accoglienza al centro della nostra vita. Io, ce l’ho la pace nel cuore? Se no, perché?