SESTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Ma vuoi?… 

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Leggi tutti questi bei Vangeli della domenica ma poi ti chiedi: “cosa me ne faccio?”.

Sì, è bello, anzi, bellissimo, sapere che Gesù “vuole e può” (“se tuoi vuoi puoi guarirmi”, dice l’uomo divorato dalla malattia) . É bello sapere che Gesù guarisce un lebbroso, lo tocca, ha compassione di lui… Consolazione che può prolungare i cammini verso qualcosa, anziché farci brancolare nel nulla (“lo rivedrò, ci sarà un senso” ) … e c’è una bella differenza, infatti,  a sapere che stai facendo delle salite faticosissime che ti spezzano le gambe, che continui ad alzarti perchè sai che ogni passo avanti ti porta verso una meta, seppur lontana e non ancora a disposizione, piuttosto che non sapere niente e non avere delle direzioni.

Eppure rimani in quella fatica, a volte vieni abbandonato dalle persone che per te erano importanti, la cui “lebbra” non è potuta essere guarita … sai che lo sarà, ma intanto? Perchè – ti chiedi – se Gesù ha potuto non ha voluto? Perchè se vuole, e il Vangelo ce lo dimostra, lo può fare. Invece se (non) può e in questo momento ti sembra non volere, ti dici, a cosa serve credere in Lui?

Forse la risposta rimane ancora e solo la speranza compassionevole di/in  Gesù, che condivide e affida a noi i gesti della cura possibile e fattibile; forse la speranza è stare con un Signore che ci accompagna da “fatto come noi”. Gesù alla fine del Vangelo, infatti,  diventa IL LEBBROSO DELLA SITUAZIONE, che tra l’altro non viene obbedito dall’uomo che è stato guarito (proprio come Dio non sembra obbedire a noi) e va in giro a proclamare quello che ha visto (ma come poteva non fare altrimenti?).

Penso a come capita in ogni gruppo, dove inizia qualcosa di nuovo e vitale in te quando capisci che la tua guida è uno che non ti impone delle cose dall’alto, ma condivide con te un cammino, lui nella sua storia e tu nella tua, dove le parole che ti dice coincidono con quello che è, dove ti senti amato perchè ti senti totalmente capito.

Il miracolo della storia della salvezza, forse,  sta proprio nell’incominciare a vivere fidandosi perchè hai capito che chi ti parla “si è fatto come te”, lebbroso come te, morente come te, desideroso di gesti di guarigione e creazione come te, per arrivare ad accogliere  e fare capitare una vita piena, proprio come … a Lui e a te!.