SONO IO!
Dal Vangelo secondo Matteo
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Quando leggo i Vangeli con i “segni” di Gesù, che noi chiamiamo miracoli, mi vengono (quasi) sempre i sudori freddi: c’è la tentazione di pensare che se questi sono i modi per dirsi di Dio (se!), ancora oggi si devono rinnovare nelle nostre vite, altrimenti saremmo di fronte alla prova della sua inesistenza.
La pagina del Vangelo di oggi racconta tante pagine della nostra vita: ci sentiamo come i discepoli su una barca “agitata dalle onde”, a “molte miglia da terra”. Quante volte il vento è “contrario” rispetto alle direzioni intraprese e ai progetti dei nostri viaggi. Quante volte tutto ciò capita “di notte” e non ci resta altro che “gridare di paura”. Perché quel Gesù nel quale crediamo ci sembra “un fantasma”, ossia una creatura inesistente, magari frutto della nostra immaginazione, e l’unico pensiero che ci viene è collegare la situazione brutta che ci capita con la Sua irrilevanza e la Sua assenza; non ci resta che affermare con aria di sfida: “«Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque» per capire che, in quella situazione, solo il mio accogliere il suo “venire verso di me” costituisce la possibilità per riacquisire coraggio e continuare a vivere senza “avere paura”, anche se tante situazioni non trovano la loro soluzione e Dio continua a manifestarsi nel “soffio di una brezza leggera”, ma tanto leggera, così leggera che a volte non la senti neanche. Pietro, come noi, vuole una soluzione, e a tutta risposta si sente dire dal Maestro: “Vieni!” … Venire significa andare verso qualcuno/qualcosa, e, a seconda di cosa guardo, o cammino o affondo: gli occhi di Gesù lo fanno procedere, la bocca vorace delle onde impazzite lo fanno affondare. Rimane il grido e l’implorazione verso quella mano che sicuramente lo salverà. Ci salverà. In quell’orizzonte aperto – ma non sempre risolutivo dalla nostra parte- la possibilità di nuovi passi, cammini e significati.
Forse in questa settimana sarebbe bello interrogarci nel nostro silenzio e interrogare i nostri silenzi per chiederci di cosa li riempiamo per darci la forza per ripartire e per vivere. Noi, come Pietro, troppo presi dalla nostra “poca fede” e pieni di dubbi. Come Elia, forti del sacrificio di 450 sacerdoti pagani!
Questa settimana proviamo a pensare e condividere cosa significhi PERMETTERE A DIO DI CAMMINARE VERSO DI NOI nelle cose di tutti i giorni (inviare contributi di pensiero a l.lucca71@gmail.com ) .