SPERANZE
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.
Per riflettere…
Buona domenica a tutti!
Mi fa sorridere l’auspicio formulato da Pietro per i suoi lettori: SAPPIATE RENDERE RAGIONE della SPERANZA che è in voi.
Mi fa sorridere perché noi pensiamo sempre che la speranza e la ragione appartengano a due mondi diversi, che non si incontreranno mai, tant’è che diciamo che chi vive sperando muore penando (e anche cose meno bucoliche), mentre le persone concrete e con delle ragioni forti vivrebbero una vita sicura e tutta d’un pezzo, ma anche disperata – mi viene da dire, proprio perché senza speranza – coerentemente con questo ragionamento.
Penso che Pietro alla fine fosse il più equilibrato e plausibile nel suo invito: anche secondo me la speranza ha delle ragioni molto grandi e forti per vivere, e anche la ragione ha le sue forti speranze, altrimenti non farebbe progredire il mondo.
Cosa sarebbe un mondo “senza speranza”, che vive tra la costante CONDANNA DELL’IMMOBILITÁ DEL PASSATO e l’IMPREVEDIBILITÀ DEL FUTURO?
Solo una speranza lo può salvare: chi può salvare dalla condanna di una malattia se non la speranza di un vaccino? Chi può permettere l’impossibilità di illuminare il buio se non la speranza di produrre una piccola luce, fosse solo quella di una lampadina? Chi può permettere all’odio di mutare, se non la speranza iscritta in un generoso gesto d’amore e di perdono? Chi può cambiare tutto l’”arretrato” che grava sulle nostre teste appesantite, se non un gesto di novità e una promessa che qualcosa si avvererà?
Tutta la storia vive e continua a vivere SOLAMENTE perché spera, altrimenti sarebbe un ETERNO MORTORIO e la ripetizione di cose SEMPRE UGUALI.
Ma dalla scoperta del fuoco all’invenzione della ruota … se ne sono fatti di passi.
Tutti animati dalla speranza che l’intuizione di ciò che ancora non c’era si sarebbe avverato, diventando una profezia, una promessa e una speranza piena di vita.
E puoi scommettere che la speranza ha delle grandi ragioni e delle enormi ragionevolezze per esserci, in tutta la sua grandiosa concretezza.
Ma torniamo alla richiesta di Pietro: noi, che pensiamo di essere cristiani, troviamo le ragioni delle nostre speranze in Gesù e nel suo Vangelo (ma va?!)?
Riusciamo a “mostrare” (e non a dimostrare) nella nostra vita che il Risorto è il motivo del nostro cammino di ogni giorno, che la Creazione in Lui è in grado di ri-crearsi perché Lo abbiamo accolto, che la Sua presenza nel nostro cuore diventa una promessa e un’avventura sempre possibile nonostante i nostri tentennamenti e le nostre incerte risposte; che nel nostro piccolo ci sono degli spazi e dei tempi nuovi per vivere il nostro essere umani e fraterni in modo diverso?
Io ci sono ancora lontano, ma queste per me sono delle grandi ragioni per sperare e delle grandi speranze per ragionare, ancora sostenuto, ogni giorno, da quel che permetterò a Gesù di fare in me, e non tanto da quello che riesco a (non) fare per Lui.