30 APRILE, GIOVEDÌ

Cosa mi impedisce? 

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etíope, eunùco, funzionario di Candàce, regina di Etiòpia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaìa.
Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va’ avanti e
accòstati a quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaìa, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.
Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:“Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché
è stata recisa dalla terra la sua vita”.
Rivolgendosi a Filippo, l’eunùco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù.
Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c’era dell’acqua e l’eunùco disse: «Ecco, qui c’è dell’acqua;
che cosa impedisce che io sia battezzato?». Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunùco, ed egli lo battezzò.
Quando
risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunùco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada. Filippo invece si trovò ad Azoto ed evangelizzava tutte le città che attraversava, finché giunse a Cesarèa.

Non so se capita anche a voi, ma a volte le parole mi fanno venire in mente delle canzoni.

Oggi, nel racconto degli Atti degli Apostoli, la parola “carro” ha fatto venire a galla (dal deposito oggetti del mio cervello) uno spiritual che a me piace molto: Swing low, sweet chariot … Ossia “dondola dolce carro … arriva per portarmi a casa”. 

Anche su un carro, sulla strada che  scendeva da Gerusalemme a Gaza,  l’Eunuco stava tornando a casa dopo aver visitato la città santa del popolo eletto. 

(Quanto assomiglia, questo inizio, a quello della famosa parabola del Buon Samaritano, dove un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico). 

L’uomo eunuco legge il rotolo del profeta Isaia dove si parla del Servo di Jhawhè, descritto come pecora condotta al macello, dalla indescrivibile discendenza, la cui vita é stata recisa dalla terra. 

Proprio come  lui: senza possibilità di discendenza, senza possibilità di appartenere al popolo eletto, allontanato dalla stessa Legge di Mosè, perché impossibilitato di portare sulla carne il segno dell’alleanza … sarà anche stato amministratore di tutti i beni della regina di Etiopia, ma puoi avere tutte le cose della terra, se la vita non ti scorre dentro, se il futuro ti è chiuso, vivi da morto (non è di nuovo il poveretto della parabola, malmenato e buttato violentemente in un fosso?). 

Solo la spiegazione di quella parola – da parte di Filippo – sentita tanto enigmatica quanto vicina alla vita del suo lettore, diverrà comprensione, attraverso l’annuncio di Gesù – Salvatore di ogni uomo –  che anche per l’eunuco la vita non era giunta al termine, ma anzi, attraverso il gesto del Battesimo, che “liquefaceva” tutti quei pensieri così distruttivi, poteva entrare nel senso di una vita salvata e destinata a essere feconda e piena di futuro perché radicata nel Dio che dà la vita a tutti i figli che lo accolgono come loro Salvatore. 

Filippo diventa il Buon Samaritano dell’annuncio di una Salvezza, che è tale a partire dal momento dell’accordo di una fiducia accogliente e ospitale. Dal momento in cui, come ci ricordavano i ragazzi domenica scorsa, la “locanda” del cuore apre la sua porta al messaggero e al Messaggio che “non c’è morte che tenga” nell’orizzonte del Vangelo e della speranza che annuncia. 

Il solitario eunuco non è più lo stesso: quando risale sul suo carro è pieno di gioia! 

E pieno di gioia prosegue la sua strada. Ossia, vive. Vive riempito da una presenza che sarà luce continua sul suo cammino. 

Ora, io penso che questa Parola ci riguardi tutti da vicino. Forse l’eunuco è anche nostro compagno di viaggio, anche lui si accosta a noi, sale sul nostro carro, scende con noi per battezzarci e ricordarci che mai nulla (se non noi) ci impedirà di immergerci nell’acqua che dà vita e continuare, con lo sguardo risollevato, anche se con fatica, il nostro cammino. Personale e comunitario.