PRENDERE, GETTARE, PRELEVARE
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, si levò il sommo sacerdote con tutti quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducèi, pieni di gelosia, e, presi gli apostoli, li gettarono nella prigione pubblica.
Ma, durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.
Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio, cioè tutto il senato dei figli d’Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione. Ma gli inservienti, giunti sul posto, non li trovarono nel carcere e tornarono a riferire: «Abbiamo trovato la prigione scrupolosamente sbarrata e le guardie che stavano davanti alle porte, ma, quando abbiamo aperto, non vi abbiamo trovato nessuno».
Udite queste parole, il comandante delle guardie del tempio e i capi dei sacerdoti si domandavano perplessi a loro riguardo che cosa fosse successo. In quel momento arrivò un tale a riferire loro: «Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo».
Allora il comandante uscì con gli inservienti e li condusse via, ma senza violenza, per timore di essere lapidati dal popolo.
Dal Vangelo secondo Giovanni
“Dio non ha mandato il Figlio per condannare il mondo, ma perchè il mondo si salvi per mezzo di Lui”. … ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce … chi fa la verità viene verso la luce.
Un pensiero:
“Prendere, gettare, prelevare”: non vi ricorda un po’ un gioco che facevamo da piccoli, che si chiamava “dire, fare, baciare (lettera, testamento)”?
Si trattava di scegliere una delle cinque dita, che corrispondeva alla prova da fare.
In realtà, nel libro degli Atti degli Apostoli, a gestire la sorte dei malcapitati apostoli non è il caso di una prova, ma la scelta del “Sommo Sacerdote con tutti quelli della sua parte”.
Sommo sacerdote, che come grande guru comandate del sinedrio e dello spirito, decide di “fare fuori” gli sparuti annunciatori del Risorto prendendoli e gettandoli nella PRIGIONE PUBBLICA.
Piccolo problema: quando decide di prelevarli, nella prigione … non ci sono più.
Qualcuno, nonostante le porte fossero perfettamente chiuse, li aveva liberati.
Gli Atti degli Apostoli dicono che si trattava di un Angelo del Signore.
Che bel messaggio ci danno gli apostoli: c’è un “annuncio” (Angelo) di Dio per la mia vita più forte di ogni Sommo Sacerdote e di ogni prigione pubblica che voglia farmi prigioniero.
Notare: a dare l’annuncio a noi, non sono gli Angeli, ma gli apostoli liberati dagli Angeli. Perchè non esiste annuncio senza interlocutore. Non esistono miracoli senza collaboratori che … VOGLIONO GUARIRE e USCIRE.
Ora, possiamo parlare di PRIGIONI PUBBLICHE? Eccome: le paure di vivere, il peso dei giudizi sociali, le mie scissioni interiori non affrontate e non curate, l’indifferenza nei confronti della cura della mia vita, la disperazione priva di appigli … tutti trampolini “sociali” dei “sommi sacerdoti” che ci trattano come burattini, che ci invitano a colmare i nostri vuoti con due semplici gesti: la DISTRAZIONE e il CONSUMO, piccoli dei che contribuiscono a svuotare i nostri cuori riempiendo i portafogli dei “signori” che ci curano con i loro farmaci pubblicitari, anestetici ed estremamente superficiali.
Non possono sopportare ANNUNCI ALTERNATIVI LIBERANTI coloro che gestiscono PENSIERI A SENSO UNICO IMPRIGIONANTI!
Insomma, si tratta di GIRARE LO SGUARDO, smettere di affidare il senso delle cose a ombre promettenti per rimetterci nelle mani di una LUCE AFFIDABILE, quella di Dio, quella che ci è venuta a portare Gesù, il quale (e mettiamocelo bene in testa!), non è venuto per condannare, ma perchè il mondo si salvi per mezzo di Lui!
Noi siamo nati per essere liberi, e non per stare in prigione! Solo trasformandoci giorno dopo giorno in consapevolezze di speranza, in forze capaci di donare amore, in legami di fiducia che aprono i cammini insieme a Gesù, capiremo che veramente “alla Sua luce vediamo la luce”, che guardando a Lui diventeremo raggianti, che “trovando rifugio” in Lui diventeremo liberi perchè progressivamente liberati.
Ma, conclude amaramente Giovanni “gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce”!
Oggi potrebbe essere una giornata opportuna, davanti a certe nostre reazioni, amarezze, sconforti, domandarci: “ma io, sto camminando nella luce (che so benissimo cos’è!) oppure nelle tenebre”?
Altrimenti le porte della prigione continueranno a rimanere chiuse, la Parola di Dio una bella favola e … il mio TESTAMENTO: la storia di un continuo contorcimento pietoso e tristissimo su me stesso!
Cito nuovamente Sepulveda: “”Non serve a niente una porta chiusa: la tristezza non può uscire e l’allegria non può entrare”
A noi … cominciare a giocare, sul serio!