15 APRILE, MERCOLEDI DELL’OTTAVA DI PASQUA …

VIAGGI

Dal Vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
Mentre conversavano e discutevano insieme,
Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse
andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e
fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Un pensiero:

La vicenda dei discepoli di Emmaus assomiglia tanto alla nostra vita: è un viaggio. 

Un viaggio che a volte sembra concludersi nel nome del ritorno sui passi della vita di prima, e felicemente, invece, si compie nel “tornare a Gerusalemme” da dove si era fuggiti delusi. 

Un viaggio nel quale, e quante volte (mi) capita, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”. Quanti irrilevanti Gesù si sono accostati alle mie giornate, alle mie preghiere, ma i miei occhi impauriti e nascosti non sono stati in grado di riconoscerlo. Il problema non era la sua assenza, ma i miei occhi incapaci di girarsi, le mie orecchie impedite di ascoltarlo. Ti viene da pensare:  Meglio rifugiarsi all’ombra della piccolezza del proprio io, sembra più rassicurante, tanto non ci sono vie d’uscita!”. Eppure, mentre “conversi e discuti” nei tuoi monologhi interiori, sempre, è disposto, Colui che è la Parola della vita, a suggerirti parole nuove di vita per te, se solo … ti giri. Se solo riascolti “ciò che in tutte le Scritture” si riferisce a Lui, e dunque a me, perchè Dio, nel suo Figlio, parla di me figlio come e in quel Figlio. 

Un viaggio dove ci sono tanti indizi di Resurrezione. Nel Vangelo delle donne “sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Nelle nostre vite tante persone ogni giorno ci raccontano che credere e sperare nel Risorto porta a rinascere; tante mani che si trasformano in dedizione e cura ci riscattano dall’inerzia che ci vorrebbe rassegnati e senza speranza, magari anche con quelli che ci sono più vicini e senza applauso; tante persone che hanno il coraggio di attraversare la verità dei propri angoli bui trovano luce in Gesù; tante persone che con umiltà e senza tanta retorica informatica e social ci sono per soccorrere il silenzio  e la solitudine di quanti sono abbandonati (e a volte basta poco, magari la semplice consapevolezza di appartenere alla medesima umanità).  Indizi che fanno credere e sperare e indizi che accendono quell’attenzione che emerge ogni volta che decidiamo di non assegnare all’indifferenza il compito di essere giudice della nostra realtà personale. 

Un viaggio dove capisci che le cose possono capitare solo “lungo la via”. 

I primi cristiani erano chiamati “quelli della via” … via che indicava Gesù (Io sono la Via), ma anche via, che, alla fine del Vangelo di Luca, ci suggerisce questa cosa: Dio lo puoi trovare solo se cammini. Gustando tutti i passi che fai,  osservando i panorami dentro e fuori di te e vivendo nella certezza che la meta non è semplice frutto del tuo impegno,  ma dono di un’apertura e di una fiducia che sa che può ancora capitare qualcosa di nuovo, se tu lo farai accadere e sarai disposto ad accogliere.  

E … “partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme”.  

Per riflettere:

  • Quali  sono gli “indizi di Resurrezione” che colgo attorno a me?
  • Cosa significa per me la “presenza” di Gesù? Come la vivo?