10 APRILE, VENERDI SANTO …

VOILÁ

Dal Libro del Profeta Isaia

Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente”.

Dal Vangelo secondo Giovanni

Ecco l’uomo

Un pensiero:  

Se immaginassimo questo venerdì Santo – preludio della Resurrezione di Gesù –  come un quadro, mi verrebbe da dire che la sua cornice – e la cornice FA il quadro! – sia costituita dalla parole di Isaia e di Giovanni. 

Un quadro strano, dipinto a pennellate contrastanti e nervose e pieno di tonalità cromatiche scioccanti. 

Stridono le parole di Isaia, quasi  come una beffa: “… sarà onorato, avrà successo, esaltato …”. 

Aggettivi che ci piacciono: chi non vuole aver successo?  Chi non desidera essere degno di onore?

Nessuno! 

Manco il Servo di Dio. 

Il problema è che i parametri del successo non assomigliano a quelli che pensiamo noi: una croce, un amore senza condizioni, una condanna ingiusta, una smorfia infinita di dolore …. Che razza di successo! Meglio non averlo, per una volta, meglio non pensarci! 

Eppure, il Vangelo non tarda a definire Gesù proprio in questa maniera: ECCO L’UOMO! L’uomo smarrito, l’uomo che cerchiamo di essere, l’uomo che è voglia di dare senso. Giovanni ci dice che possiamo vederlo lì.

Ecco l’uomo che è uomo per questo solo motivo: ha creduto talmente alla vita … da morire! 

Paradosso della Croce: sono  disposto a morire solo per ciò per cui sono disposto a donare la vita. 

Trova senso per vivere solo chi ha trovato un senso per morire. 

La mamma e il papà per i figli,  l’uomo per la sua donna, gli amanti, le mani compassionevoli e misericordiose, il tempo scelto, il “reso prossimo” per strada, il povero disgraziato di cui nessuno mai parlerà, che c’era,  … gesti di vita fino alla morte. Quanti! 

Quanti uomini!

Quante donne! 

La croce è la FORMA del dare la vita di Gesù. 

Non è l’esaltazione ammirata feticista di uno strumento di morte, ma la contemplazione di uno che si è letteralmente fatto uomo così per raccontare un Dio-diverso da quello dei terremoti e delle tempeste; di un fatto uomo così che non poteva dire il suo amore che nel darsi senza riserve, liberandoci dal timore dell’onnipotenza capricciosa del divino; fatto uomo così per dirci che Dio è così, come Lui. Un gesto di amore. Piantato nelle nostre croste, in mezzo alle ferite che bruciano. Nelle nostre domande senza risposta. Come noi. Lì ha ritrovato casa. Se cerco Dio altrove non trovo quello di cui mi ha parlato Gesù. 

Però, sinceramente, non mi interesserebbe neanche. 

E la storia pare che non finisca qui. 

Basta. 

Per riflettere:

  • Cosa faccio, io, per FARMI uomo/donna? 
  • Per chi sono disposto a dare la mia vita?