LUNEDI 23 MARZO …

PRIMO PASSO …

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive».
Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Pensandoci: 

Gesù era un grande camminatore. 

I suoi passi nella Galilea e nella Samaria, per chi gli fa spazio, risuonano ancora oggi nelle tappe della geografia esistenziale delle nostre personalissime esperienze. Quanta Galilea delle genti, della confusione, del paganesimo e della fede genuina si alternano, nei nostri cuori affannati, in questi giorni! 

Gesù cammina anche lì, e lo fa con la sua Parola che diventa “comunicazione di cambiamento” anche per noi. 

Gesù “cammina” lasciando una grande impronta anche nella vita del funzionario del re, che stava vivendo una situazione disperata a causa della malattia gravissima del figlio. All’accorata supplica del padre, “rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. 

Il vangelo ci parla di un segno – miracolo, che non si ripete, ma ha un valore permanente per tutti: la Parola di Gesù ha il potere di sanare e guarire. 

L’esperienza che, invece, universalmente, riguarda proprio tutti è che un uomo credette a quella Parola e si mise in cammino …. Questo fa la differenza, inaugurando la possibilità e la speranza di “scendere” nuovamente là dove non vorresti che capitassero mai certe cose, e credere che i tuoi passi, i tuoi pensieri, e le tue mani operose possono aprire sentieri di novità. 

Questo deve capitare anche per noi,  secondo il Vangelo, che mi pare suggerisca una semplice e rivoluzionare parola: “non avere paura di fare il primo passo. Non avere paura di fare dei passi anche se sarai primo e solo”. 

I primi passi permettono al mondo di cambiare, di rinnovarsi. 

Conversione significa fare PASSI NUOVI.

Fare PASSI NUOVI significa CAMBIARE IL MONDO, perché cambiano chi li fa. 

Per riflettere: 

  • Qual è il “primo passo” che non ho ancora fatto nella mia vita? 
  • Una volta finita l’emergenza,  quali passi di novità vorrò fare per me e per il mondo nel quale vivo?