Riporto il testo dell’incontro avuto e fornito da don Paolo Taccani sul tema della PREGHIERA DI DOMANDA
LA PREGHIERA DI DOMANDA NEL BISOGNO
PARROCCHIA DIVIN MAESTRO, Alba, 6 aprile 2025
In questo incontro, più che parlare in modo teorico della preghiera nel bisogno, la vedremo incarnata in quattro personaggi: due uomini dell’antico Testamento e due donne del Vangelo, rispettando così la par condicio nei generi. Questi personaggi ci aiuteranno a sentirci in buona compagnia quando facciamo questo tipo di preghiera. E ci aiuteranno anche a sentire Dio più vicino a noi.
ANTICO TESTAMENTO
- Salomone (1Re 3,5-13): “5 In Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte e gli disse: «Chiedimi ciò che io devo concederti». 6 Salomone disse: «Tu hai trattato il tuo servo Davide mio padre con grande benevolenza, perché egli aveva camminato davanti a te con fedeltà, con giustizia e con cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato questa grande benevolenza e gli hai dato un figlio che sedesse sul suo trono, come avviene oggi. 7 Ora, Signore mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide mio padre. Ebbene io sono un ragazzo; non so come regolarmi. 8 Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che ti sei scelto, popolo così numeroso che non si può calcolare né contare. 9 Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male, perché chi potrebbe governare questo tuo popolo così numeroso?». 10 Al Signore piacque che Salomone avesse domandato la saggezza nel governare. 11 Dio gli disse: «Perché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te né una lunga vita, né la ricchezza, né la morte dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento per ascoltare le cause, 12 ecco faccio come tu hai detto. Ecco, ti concedo un cuore saggio e intelligente: come te non ci fu alcuno prima di te né sorgerà dopo di te. 13 Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria come nessun re ebbe mai“.
Il primo personaggio è il re Salomone, figlio del re Davide. All’inizio del suo incarico di re, Salomone ha un sogno in cui gli appare Dio stesso che gli dice: “Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda” (1Re 3,5). Ecco cosa ha risposto Salomone al Signore in quel sogno: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male” (v. 9). Salomone riconosce che il popolo non è suo ma del Signore e a Dio chiede un cuore docile a lui e la capacità di discernere il bene dal male. Il Signore si compiace di quella richiesta e gliela concede. “Poiché hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco io faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente. Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria, come a nessun altro fra i re, per tutta la tua vita” (vv. 11-13).
Da Salomone possiamo imparare a formulare la nostra preghiera nel bisogno in modo adeguato. Possiamo chiedere al Signore ciò che ci soddisfa a livello immediato oppure guardare un po’ più in là e chiedere ciò che veramente è importante per la nostra vita. Ad una richiesta del genere il Signore solitamente non solo risponde concedendola, ma aggiunge anche il sovrappiù. Certo con i suoi tempi, che a volta non coincidono con i nostri, ma risponde.
- Il salmista del Salmo 43(44)
“Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito,
i nostri padri ci hanno raccontato
l’opera che hai compiuto ai loro giorni,
nei tempi antichi.
3 Tu per piantarli, con la tua mano hai sradicato le genti,
per far loro posto, hai distrutto i popoli.
4 Poiché non con la spada conquistarono la terra,
né fu il loro braccio a salvarli;
ma il tuo braccio e la tua destra
e la luce del tuo volto,
perché tu li amavi.5 Sei tu il mio re, Dio mio,
che decidi vittorie per Giacobbe.
6 Per te abbiamo respinto i nostri avversari
nel tuo nome abbiamo annientato i nostri aggressori.7 Infatti nel mio arco non ho confidato
e non la mia spada mi ha salvato,
8 ma tu ci hai salvati dai nostri avversari,
hai confuso i nostri nemici.
9 In Dio ci gloriamo ogni giorno,
celebrando senza fine il tuo nome.10 Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna,
e più non esci con le nostre schiere.
11 Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari
e i nostri nemici ci hanno spogliati.
12 Ci hai consegnati come pecore da macello,
ci hai dispersi in mezzo alle nazioni.
13 Hai venduto il tuo popolo per niente,
sul loro prezzo non hai guadagnato.
14 Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini,
scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno.
15 Ci hai resi la favola dei popoli,
su di noi le nazioni scuotono il capo.
16 L’infamia mi sta sempre davanti
e la vergogna copre il mio volto
17 per la voce di chi insulta e bestemmia,
davanti al nemico che brama vendetta.18 Tutto questo ci è accaduto
e non ti avevamo dimenticato,
non avevamo tradito la tua alleanza.
19 Non si era volto indietro il nostro cuore,
i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero;
20 ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli
e ci hai avvolti di ombre tenebrose.
21 Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio
e teso le mani verso un dio straniero,
22 forse che Dio non lo avrebbe scoperto,
lui che conosce i segreti del cuore?
23 Per te ogni giorno siamo messi a morte,
stimati come pecore da macello.24 Svègliati, perché dormi, Signore?
Dèstati, non ci respingere per sempre.
25 Perché nascondi il tuo volto,
dimentichi la nostra miseria e oppressione?26 Poiché siamo prostrati nella polvere,
il nostro corpo è steso a terra.
Sorgi, vieni in nostro aiuto;
27 salvaci per la tua misericordia.”
Qui ad esprimere una preghiera nel bisogno non è solo una persona ma un gruppo di persone, addirittura tutto il popolo, tanto che il titolo del salmo è “Lamento nazionale”. Questa preghiera è interessante perché esprime il sentimento di chi non ha nulla da rimproverarsi, eppure non sta ottenendo l’aiuto sperato. È la preghiera-lamento che abbiamo sentito molte volte da persone colpite da una malattia improvvisa e chiedono a Dio: “Che cosa ho fatto per meritarmi questo?”. Di fronte a situazioni che toccano la persona nella sua carne, non stiamo tanto a discutere o tanto meno a contraddire, dicendo: “Perché dici questo? Non è Dio che ti manda il male…”. Sono persone da accogliere e a cui stare vicino senza tante parole.
Ma veniamo al lamento del salmo 43. Il popolo si rivolge a Dio rinfacciandogli di non essere stato al suo fianco in battaglia. “Tu ci hai fatto fuggire di fronte agli avversari e quelli che ci odiano ci hanno depredato” (v.11). E poi la dichiarazione di innocenza del popolo. “Tutto questo ci è accaduto e non ti avevamo dimenticato, non avevamo rinnegato la tua alleanza” (v. 18). E poi c’è quello che secondo me è il vertice del salmo: “Svegliati! Perché dormi, Signore? Déstati, non respingerci per sempre! Salvaci per la tua misericordia!” (vv. 24.27). Qui il popolo in preghiera arriva ad essere quasi insolente verso Dio, accusandolo di essere addormentato e di non prendersi cura di lui.
È un grande insegnamento per la nostra preghiera nel bisogno. Il Signore vuole la sincerità da noi: se siamo in un momento di prova, non si aspetta da noi una preghiera infiocchettata ed educata. Impariamo anche noi ad osare con Dio, a rischio di sembrare maleducati. Se siamo con l’acqua alla gola, è meglio una preghiera che prende quasi Dio per il collo rispetto alla preghiera devozionale di chi accetta tutto come proveniente da Dio.
NUOVO TESTAMENTO
Veniamo adesso al vangelo e lasciamoci educare anche qui da due personaggi, in particolare da due donne.
- La vedova importuna (Lc 18,1-8) 1 Propose loro ancora questa parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi: 2 «In una certa città vi era un giudice, che non temeva Dio e non aveva rispetto per nessuno; 3 e in quella città vi era una vedova, la quale andava da lui e diceva: “Rendimi giustizia sul mio avversario”. 4 Egli per qualche tempo non volle farlo; ma poi disse fra sé: “Benché io non tema Dio e non abbia rispetto per nessuno, 5 pure, poiché questa vedova continua a importunarmi, le renderò giustizia, perché, venendo a insistere, non finisca per rompermi la testa”». 6 Il Signore disse: «Ascoltate quel che dice il giudice ingiusto. 7 Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui? Tarderà nei loro confronti? 8 Io vi dico che renderà giustizia con prontezza. Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?
La parabola del giudice iniquo e della vedova importuna è paradossale se pensiamo che quella vedova rappresenti noi e il giudice impersoni Dio. Un Dio che non teme Dio e che non ha riguardo per alcuno non è proprio il Padre che ci ha rivelato Gesù… Ma Gesù con questa parabola ci dice che anche nei rapporti umani si ottengono delle cose importanti se si ha la costanza di chiedere e di insistere nel chiedere. Tanto più nel nostro rapporto con Dio. Il giudice della parabola è convinto a muoversi dall’invadenza della vedova, che arriva a dargli fastidio. Tanto più Dio, ci dice Gesù, non resta indifferente di fronte alla preghiera costante dei suoi figli, che gridano giorno e notte verso di lui.
Ma resta comunque lo scandalo di tante preghiere apparentemente non ascoltate ancora oggi:
- Pensiamo a tanti genitori che pregano per la guarigione di un figlio ma non la ottengono…
- Pensiamo a tante donne che pregano per la fine della guerra e per il ritorno dei loro mariti o fidanzati o figli e invece la guerra va avanti…
- Come comunità, ci troviamo spesso scoraggiati pregando per la guarigione di una nostra sorella malata di tumore alla testa e sembra che non ci siano risultati…
Ma una preghiera non esaudita non è una preghiera non ascoltata e tanto meno è una preghiera perduta! Gesù ci chiede di mantenere viva la fede, il nostro rapporto personale con lui. È questo rapporto che ci fa stare in piedi anche quando tutto intorno a noi sembra crollare. Di fronte alle prove che sembrano superarci, Gesù è presente e possiamo immaginare che ci dica: “Io sono qui, accanto a te, tu non dubitare! Con me accanto potrai attraversare anche le prove più tremende della vita ma non ti schiacceranno”. Per questo, alla conclusione della parabola del giudice e della vedova, Gesù fa quella domanda molto seria: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. Pensiamo a questa domanda come rivolta a ciascuno di noi personalmente e chiediamoci: “Se Gesù venisse oggi, troverebbe in me una fede viva?”.
- La donna cananea (Mt 15,21-28)
21 Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. 22 Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». 23 Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». 24 Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». 25 Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». 26 Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». 27 «È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28 Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Il tema della fede è ben presente nell’ultimo personaggio che ci accompagna in questo cammino sulla preghiera nel bisogno. È la donna cananea di cui ci parlano i vangeli di Matteo e Marco. Ho scelto la versione di Matteo perché emerge bene in questa pagina il coraggio di questa donna. Di fronte alle risposte negative di Gesù alle sue domande di guarigione della figlia, questa donna non si scoraggia e arriva a quell’ultima parola che commuove il cuore di Gesù: “I cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei padroni”, cioè. “Non ti chiedo di essere trattata come una figlia di Israele, ma dammi solo qualche briciola e questa mi basterà per guarire mia figlia”. E conosciamo la risposta di Gesù: Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri” (Mt 15,28).
Volendo riassumere alcuni elementi che abbiamo visto nelle pagine delle Bibbia che ci hanno guidato, direi che la preghiera nel bisogno ha queste caratteristiche:
- Il legame con la vita. È una preghiera che parte dalla vita ed è orientata alla vita. Quando si è nel bisogno, è più difficile che ci si perda in preghiere devozionali del tipo “Ti adoro, mio Dio”. O meglio, si può esprimere l’amore al Signore ma poi è importante toccare la nostra vita.
- La concretezza. In questo legame con la vita, i personaggi che abbiamo visto ci insegnano ad essere concreti, a non esprimere richieste generiche. Il nostro padre Andrea ci insegnava ad andare al centro dei nostri bisogni e ad esprimerli con chiarezza al Signore. “Se hai il cancro, chiedi di essere guarito dal cancro e non perderti in cose secondarie…”.
- La fiducia che si fa insistenza. In questo le due donne del vangelo che abbiamo incontrato sono delle vere maestre. Sanno che la loro richiesta può essere esaudita e osano, chiedono con insistenza fino ad ottenere. Il tema della fiducia o della fede sembra essere centrale anche per Gesù, che appunto conclude la parabola della vedova importuna con quella domanda: “Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.