XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LA DOMANDA DELLE RISPOSTE

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
 E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

Arriviamo da sette giorni di APERTURA: Gesù domenica scorsa dava al sordomuto, quasi come un monito di guarigione per permettere alla comunicazione di riattivarsi, questo comando: EFFATA! APRITI! Non so questa settimana quanto ci siamo fatti accompagnare da questo imperativo esistenziale. Non so se siamo riusciti ad approfondire attraverso le Parole del vangelo di ogni giorno la verità di questa azione di fiducia: tanta ricchezza, tante chiavi di lettura, tante strade da aprire di nuovo sono state offerte!

E il Vangelo di domenica ricomincia proprio su una strada. Sempre il Vangelo ricomincia per strada, perchè è un CAMMINO, un insieme di passi dietro al Maestro, che riprende in terra pagana: a Cesarea di Filippo. Anche per noi, nelle nostre “interiori terre pagane” da evangelizzare deve risplendere la luce dell’annuncio di Gesù. E Gesù riparte sempre di lì, senza timore. Domenica scorsa faceva il giro strano da Tiro, a Sidone, alla Decapoli, non c’è terra indegna della sua presenza perchè il Figlio di Dio si immerge in ogni zolla della nostra contingenza salvata. 

La strada viene accompagnata da due domande che dicono il naturale modo per conoscere il volto di Dio nel Figlio. Dal “sentito dire” all’”esperienza personale”. Da ciò che si dice a catechismo, in famiglia, in TV e lungo la strada a una risposta personale. “Ma voi!”. E io? Cosa so dire di Gesù? Se qualcuno mi domanda saprei dare una risposta, dare ragione della mia speranza, riempire di passione il mio interlocutore assetato di senso? Chi è Gesù per me? 

Gesù sa che il suo cammino non è facile. Sa che anche il nostro non lo è. Sa che DEVE SOFFRIRE (non dice che lo VUOLE). Sembra che starGli dietro sia anche per noi una sofferenza, una rinuncia, un rinnegamento e una mortificazione che ti impediscono di gioire: così non è! La sua (e la nostra) non è una sofferenza fine a se stessa, ma capace di aprire nuovi orizzonti, il “perdere qualcosa per Lui e per il Vangelo” non è un buttare via qualcosa, ma anzitutto un TROVARE e un SALVARE che rendono la nostra vita degna di un nome così grande e finalmente capace di cammini sensati.  

La domanda di Gesù mette in moto. Leggevo una frase bella del Vescovo di Pinerolo: “la domanda non serve per la risposta, ma perchè ti sposta”.  Proviamo anche noi questa settimana a darci la risposta, magari proprio a partire da quello che ci dice il Vangelo, e non semplicemente perchè l’abbiamo sentito! 

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

NAVIGATORI IMPAZZITI 

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

GPS IMPAZZITI 

Gesù aveva un TomTom che non funzionava, un gps impazzito che non mostrava le strade seguendo il percorso più rapido o più conveniente,  ma col solo desiderio di portare amore, guarigione, senso e contenuto a tutte le persone che incontrava. Esce da Tiro, passa per Sidone, va sul mare in territorio della decapoli, seguendo la strada del cuore rimesso al centro di ogni cosa! Senza nessuna logica! D’altronde, la sostanza dell’amore è solo questa: la mancanza di logica e di calcolo! Che bello credere in un volto di Dio proprio così. Insensato nella sua illogica logica di prossimità ai figli di Dio come un fratello, per tutta la vita, nella morte e oltre la vita. 

IN DISPARTE 

Sembra che l’estate sia finita. Un temporale più forte del solito, le giornate che si accorciano, la ripresa delle attività, e la fatidica sensazione, nonostante il caldo, che come al solito questa stagione passi troppo in fretta. Per qualcuno sarà una benedizione, per altri no, soprattutto per chi non è soddisfatto della propria vita e del proprio cammino. Il problema, però, non è il tempo che passa, ma noi che non abbiamo imparato a stare nel tempo e ad attraversarlo in modo sensato e significativo. Ma fino a quando non capita questa cosa non saremo mai in grado di essere soddisfatti di quello che siamo, perchè dentro di noi non abbiamo le risorse per intraprendere con decisione e chiarezza i nostri percorsi personali. Per questo Gesù per guarire il sordomuto non si limita a fare un “gesto sacerdotale” (imporgli la mano), ma lo porta in disparte prima di operare il miracolo della sua trasformazione. Noi quanto tempo siamo stati LONTANI DALLA FOLLA, dai rumori, dalle cose di tutti i giorni, dalle solite notizie, dai discorsi fatti per uccidere il tempo per ritrovare un po’ noi stessi nella verità di un po’ di silenzio terapeutico e veritativo? 

APRITI! 

Apri la porta! Apri il cuore! Apri tutto ciò che è chiuso e impedisce alla vita di circolare, sembra dire Gesù a questo uomo sordo legato nel suo modo di ascoltare e parlare. Comunicare significa vivere. Se non parlo e non mi metto in relazione sono un oggetto tra tanti oggetti. Potrò sbagliare, ma solo il primo passo che mi fa “uscire dalla mia terra” per rimettermi in contatto con la voce di Dio e il cuore affaticato e gioioso di tanti fratelli mi permetterà di ripartire. Che risuoni come un mantra questo comando di Gesù: “APRITI, APRITI, APRITI” … non sembra una parola rivolta a un organo tappato, ma una preghiera che scioglie le nostre paralisi. Apriti e vivi! Porta il tuo contributo positivo all’universo. Leggevo sta settimana un pensiero di Jean Paul Sartre, che, a età avanzata scriveva di avere vissuto una “vita sdentata”, ossia senza morsi e senza “mordente”, e, al termine della sua parabola esistenziale constatava con amarezza di essere ormai rimasto senza denti. E allora, mettiamoci pure una protesi, una dentiera, ma mordiamo, viviamo: APRITI!