METTI UNA DOMENICA AL SERMIG … Pensieri sulla gita a Torino

 

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La vita è sempre costellata di nuovi incroci che esigono una scelta rinnovata della direzione per la quale proseguire il nostro viaggio personale e comunitario 

Ieri mattina mi sono imbattuto in questa frase di Fratel Semeraro, sembrava la modalità più precisa per mettere insieme le idee e le sensazioni vissute il giorno prima a Torino. E ho capito che le cose stanno proprio così. 

Domenica 9 giugno alle 10,30 abbiamo concluso l’anno catechistico in Chiesa, con le famiglie. Subito dopo le Messa, una sessantina di noi è partita per Torino, genitori e figli, per fare una visita molto significativa al SERMIG, l’Arsenale della Pace, fondato da Ernesto Olivero, e animato da un migliaio (si, non è un errore di battitura) di persone che quotidianamente donano le loro risorse, competenze e tempo per costruire un sogno condiviso e creduto a servizio della pace nel mondo, che inizia nel quartiere e non in altri continenti. 

Sarebbero tantissime le cose da dire, infinite. Bisogna andarci per capire. 

Siamo stati accolti da Nicole e Maria Chiara, ragazze normali come tutte quelle che incontri lungo la strada, che non sono semplicemente “volontarie”, ma hanno deciso di donare la propria vita totalmente alle persone più bisognose, in una fraternità della speranza. Forse non sono così “nella norma”, ma quanta carica vitale e passione ci hanno comunicato il loro credere a quello che fanno!? 

Ringraziando il Signore che non smette di accompagnarci, e le famiglie che credono ancora nell’importanza di accompagnare i propri figli a Lui (“Lasciate che i bambini vengano a me”) dò la parola, scritta, a commenti e pensieri in libertà che possono lasciare tracce di riflessione in tutti noi, convinti che ognuno di noi può “migliorare il proprio metro quadrato” mettendo assieme il tempo e condividendo le proprie competenze con spirito grato di “restituzione” per tutti i grandi doni ricevuti. (dL) 

Siamo rimasti colpiti da questa enorme costruzione che da fabbrica di morte è diventata fabbrica di vita.

Ma non è un luogo che puoi visitare come fai con un museo: quando esci non puoi non chiederti: “E io cosa posso fare?”

 Parola d’ordine: “RESTITUZIONE”

Se ci fermiamo a pensare, ci rendiamo conto che la vita ci fa ogni giorno dei doni, il miglior modo per esserle grati è donare a nostra volta: donare il nostro tempo, donare le nostre abilità…i modi sono infiniti, basta guardarsi intorno!

Abbiamo imparato che non importa quanto sei piccolo e se pensi di non avere molto da dare: ognuno di noi è unico e ha qualcosa di unico da donare.

Splendida esperienza che porteremo nel cuore. (Leo Della Rovere) 

Buongiorno,  la visita al Sermig ci fa capire che il mondo non è tutto marcio, qualcuno che fa del bene c’è,  esiste e se ognuno di noi nel nostro piccolo fa qualcosa, cambierebbe tanto.

Ringrazio Don Luigi e le catechiste per aver organizzato questa bellissima giornata in questo luogo magico.

Ho avuto la possibilità di conoscere una realtà bellissima che mi ha ricordato quanto sia prezioso l’aiuto nei confronti dei bisognosi.

Mi sono profondamente commosso ascoltando la frase pronunciata dal presidente Mattarella in occasione della sua visita al SERMIG: ” NON DIMENTICHIAMOCI MAI DI INDOSSARE LE SCARPE DEGLI ALTRI”

È proprio quello che cercherò di fare, sempre, e nei confronti di chiunque.

(Andrea Danusso, Seconda media) 

Per noi è stato emozionante “tornare” al Sermig con i nostri figli e con un bel gruppo della nostra parrocchia. È un luogo che ci ha sempre colpiti, un luogo dove ci percepisce la grande forza dei sogni che si fanno realtà.

Ci auguriamo che questa bella esperienza condivisa ci renda capaci di gesti semplici e coraggiosi che possono dare nuova vita alla  comunità di cui siamo parte. (Fam. Fenocchio) 

La visita al Sermig non è stata la prima, in quanto già nel 2011, come fine del nostro corso prematrimoniale avevamo avuto questa bella occasione.

Oggi, ritornarci con la nostra famiglia è stata un’ esperienza bella e completa.

Abbiamo dato la possibilità ai nostri figli di vedere con i loro occhi il bello dell’accoglienza verso chi ne ha bisogno. (Fam. Sterpone) 

La cosa che mi ha colpita di più sono le persone che hanno scelto di vivere all’arsenale che per noi può sembrare una cosa quasi impossibile, ma loro sembrano essere ancora più felici di noi. (Giulia Da Castello) 

Sono stata contenta anch’io di essere venuta,  è  davvero un luogo di pace, mi ha fatto star bene e capire che il bene esiste e che se ognuno di noi nel nostro piccolo fa

qualcosa, cambierebbe tutto . Grazie

Quanti colori, poesia e speranza! Ho colto tanta essenzialità nell’ambiente e una serenità speciale nelle persone che ci hanno accompagnati. Il Sermig è la testimonianza che, abbandonandoci a Dio, possiamo andare ben oltre i nostri sogni. Ora tocca a noi farlo, e fare fruttificare l’esperienza di ieri nel nostro metro quadrato!

LA MIA GITA ALL’ARSENALE DELLA PACE. Ieri, domenica 9 giugno, ho partecipato alla gita di fine anno catechistico organizzata dalla Parrocchia. Dopo la Messa siamo partiti con il Pullman e siamo andati a Torino per visitare l’Arsenale della Pace. Ad accoglierci c’era Nicole, che ci ha raccontato la storia dell’Arsenale di guerra che oggi è diventato un Arsenale di Pace che accoglie i bisognosi, grazie all’impegno di Ernesto Olivero e di sua moglie Maria. 

Nicole per spiegarci che cosa fanno al Sermig ci ha portati a visitare: il centro medico, il dormitorio e la mensa, i laboratori di musica, quelli artistici, le aule di scuola di italiano, le sale ricreative per accogliere i bimbi nel dopo scuola, il campo sportivo, la sala della Pace, la cappella dell’Adorazione e la Chiesa grande per le funzioni della Domenica. Abbiamo poi visto un video che raccontava delle missioni e dei tre arsenali: quello della pace a Torino, quello dell’incontro in Arabia a Madaba e quello della Speranza in Brasile a São Paolo. Ho capito che intorno a un posto così accogliente c’è l’impegno di tante persone che dedicano il loro tempo libero ad aiutare altre persone  in difficoltà e questo il senso del vivere in una comunità.