PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-21)

DIMENTICARE

Bada a te e guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita” (Dt.)

Nella nostra vita c’è un pericolo che corriamo in ogni momento: DIMENTICHIAMO. 

Dimentichiamo il Vangelo alla minima difficoltà o imprevisto. 

Dimentichiamo la forza del soffio dello Spirito Santo lasciandoci trasportare dal turbinio dell’insensatezza. 

Dimentichiamo le cose ricevute in una vita dalle persone che ci amano per una piccola parola fuori posto e non parlarci mai più.

Dimentichiamo che siamo stati un popolo di migranti che hanno abitato tutto il mondo e disprezziamo chi viene alla ricerca di un nuovo futuro e di una nuova vita. 

Dimentichiamo la grazia della vita e delle relazioni gratuite al primo tornante non previsto.

Dimentichiamo che potremmo usare alcune centinaia di milioni di euro a favore della sanità e della cultura, e troviamo miliardi di euro per finanziare le armi.

Dimentichiamo che sarebbe bello ricordare, prima di lamentarci e prendercela col mondo, perché siamo stra fortunati rispetto alla maggior parte dell’umanità  (il che non dovrebbe neanche lasciarci così indifferenti). 

Dimentichiamo che ci stiamo dimenticando, abbagliati dal primo flash seduttivo della pubblicità. 

E dimenticandoci che ci stiamo dimenticando cosa capita? Che non ce ne accorgiamo più … e moriamo. 

Per questo Gesù dice di “fare” “in memoria” di Lui. 

Cammino verso la Resurrezione.

Io, in questo momento, di cosa mi sto dimenticando? E se provassi e ricordare e elencare le cose uniche che la vita ha donato proprio a me? Come le sto facendo fruttare? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-20)

70×7

“«Non ti dico (di perdonare) fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”

In certi casi – come questo –  è meglio dimenticare la matematica.

Perdonare 70 volte sette? Perchè qualcuno c’è già riuscito  solo 70? O, magari, anche solo 7? 

Non è che Gesù attraverso questo numero, esattamente 490, ci vuol comunicare che il perdono, come l’amore, ha la grandezza di qualcosa che probabilmente non riusciremo mai a raggiungere, ma verso il quale dobbiamo sempre tendere, perchè unica possibilità di  dare un senso e un futuro alla nostra storia e alla nostra terra? E anche cammino … che non finisce mai. Ci sarà un motivo. 

Buona discontinuità!

Io, in questo momento chi mi sento di dovere perdonare? Vale la pena vivere questa situazione e di disagio e separazione se penso a tutto quanto abbiamo ricevuto dalla relazione con chi sto facendo fatica? E se provassi a chiedere scusa a qualcuno? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-19)

GETTARE

 

Lo condussero sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per GETTARLO GIÚ

Naaman nella prima lettura disdegna il comando del Signore che per bocca di Israele gli dice di bagnare il suo corpo malato di lebbra nel fiume Giordano. Non sia mai, l’Abanà e il Parpar sono fiumi molto più grandi.

A sentire Gesù, tutti i suoi concittadini sono sdegnati: il Messia che si aspettavano loro doveva agire secondo le loro attese e i loro piani: buttiamolo via! Ma Gesù, passando in mezzo, si rimette in cammino.

Mi suonano famigliari questi atteggiamenti: quante volte, scontenti di quello che abbiamo viviamo la vita come una triste rivendicazione che ci paralizza e ci incupisce in modo capriccioso per la mala sorte che ci è capitata … e smettiamo di vivere.

Ma, se cominciassimo a riconsiderare e ri-apprezzare quello che ci è stato dato anzichè rimpiangere quello che non abbiamo?

Forse potremmo scoprire che “c’è tanta roba!” E che bastano le acque del Giordano per guarire e che in Gesù abbiamo quanto … di meglio non si può!

Quali sono i doni che mi appartengono e non riconosco tenendoli chiusi dentro la cassaforte del risentimento? Perchè non prendere un foglio scrivendo cinque cose per le quali ringraziare il Signore ricominciando a vivere da lì?

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-18)

LA FRUSTA

Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi

Strano vedere Gesù, che noi di solito pensiamo essere “mite e umile di cuore”, prendere una frusta di cordicelle e scacciare fuori dal tempio uomini e bestie …;  Gesù non può sopportare che si faccia di un luogo di preghiera un luogo di mercato: anche noi, quando andiamo a Messa, o andiamo a pregare il Signore, non andiamo a pattuire una transazione commerciale, ma apriamo il cuore consapevoli che non siamo lì per fare qualcosa per Dio, ma per permetterGli, – nella completa disponibilità accogliente del nostro cuore – di accoglierLo di fare qualcosa per noi e a fare di noi nuove creature.

Io come vivo il mio rapporto con Dio? Penso alla mia preghiera come a un sacrificio da subire o a un dialogo e un ascolto dal quale ricevere la vera ricchezza per la mia vita? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-17)

ALZARSI

“Si alzò e tornò da suo padre”

Non  sempre sono le intenzioni più nobili a motivare i nostri “rientri”. 

Il figliol-killer che aveva “ucciso” il padre per avere la sua eredità decide di tornare a casa perché … moriva di fame, e soprattutto nessuno gli dava da mangiare. 

Perchè una volta finito il divertimento nei paesi dei balocchi, ti accorgi che anche se hai delle ghiande a disposizione da mangiare, ti manca qualcosa di più grande: qualcuno che ti nutra. Bastava allungare la mano, ma la fame della pancia rivelava un’altra fame:  quella del cuore: “nessuno gliene dava” … e questo è il dramma. La vita, se qualcuno non te la offre, non potrai mai averla. 

Ci sono momenti nei quali dobbiamo tornare … sentiamo il desiderio di cambiare strada, di dirigerci verso nuovi orizzonti e nuove strade … e magari perchè esperienze elementarissime e dolorosissime ci stanno rivelando che manca qualcosa di più profondo. 

Non importa, qualunque sia il motivo, ci dice il Vangelo, alziamoci e torniamo, ci sarà un padre che ci aspetta, felice solo di una cosa: che una persona perduta è stata ritrovata ed è ritornata in vita!

É festa. Può esserlo anche per noi. 

TERZA DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA, ANNO B

IL TEMPIO SIAMO NOI! 

 

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». 
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. 
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Nel Vangelo le salite di Gesù a Gerusalemme sono sempre pericolose e faticose: pericolose per via dei “nemici eccessivamente religiosi”, a causa dei quali, infatti, Gesù morirà sulla croce – perchè il Figlio di Dio muore per motivi religiosi (!) – e faticose perchè Gesù sa bene che il suo salire non è mai per esporsi ed essere glorificato dagli uomini servendosi di loro, ma sempre uno scendere, un entrare a servire l’umanità a tal punto da diventare uno di noi e condividere la nostra stessa morte per portarla a risorgere. Cosa significa per me salire verso il tempio di Dio? 

Strano vedere Gesù, che noi di solito pensiamo essere “mite e umile di cuore”, prendere una frusta di cordicelle e scacciare fuori dal tempio uomini e bestie … ; Gesù non può sopportare che si faccia di un luogo di preghiera un luogo di mercato: anche noi, quando andiamo a Messa, o andiamo a pregare il Signore, non andiamo a pattuire una transazione commerciale, ma apriamo il cuore consapevoli che non siamo lì per fare qualcosa per Dio, ma per permettere a Dio, nella completa disponibilità accogliente del nostro cuore, di accoglierLo affinchè sia Lui a fare qualcosa per noi e a fare di noi nuove creature. Io come vivo il mio rapporto con Dio? Penso alla mia preghiera come a un sacrificio da subire o a un dialogo e un ascolto dal quale ricevere la vera ricchezza per la mia vita? 

“Chiesa di mattoni no! Chiesa di persone sì! Siamo noi!” diceva una canzone di Giosi Cento degli anni ottanta. Questo per Gesù era MOLTO chiaro. Gesù sapeva che potevano distruggere il suo corpo, ma non avrebbero mai distrutto la sua anima: crollava un muro e si  sprigionava uno Spirito che avrebbe raggiunto i più remoti anfratti della terra, per depositarsi su ogni cuore  alla ricerca del senso del suo essere, della sua vita e fiducioso di trovare la risposta in Lui per riattivare, ogni volta, il senso del cammino. Personale e comunitario. Singolare e sociale. Interiore e comunionale. Insomma, la Chiesa è tale perchè cammina, non perchè sta ferma ad autocontemplarsi, portando nel mondo il lievito e il seme di quella Parola che non ritorna al Divino Mittente,  ma fiorisce e fruttifica in ogni lavoratore della vigna del mondo. Sento la responsabilità di diventare eco della parola accolta a Messa la domenica e ogni volta che apro il Vangelo e prego il Signore? 

PICCOLO LESSICO QUARESIMALE (-16)

Eredità

“Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”

Nel Vangelo ci sono tante  storie di eredità  pretese che vanno sempre a finire male. 

Quella del padre misericordioso in ghiande e porcelli. 

Quella di oggi nel nulla di fatto!

Ma come si fa a pensare che togliendo vita (l’eredità segue sempre a una morte) si possa avere un’eredità per la quale gioire? 

Eredità di morte, eredità di odio, eredità di strazio e di rovina, come al Tg di ieri sera: 700 morti e 100 feriti a Gaza, Putin che si allarga minacciando una guerra nucleare, femminicidi e sparizioni di corpi, insulti parlamentari della stessa violenza che si vuole condannare … ma cosa si può ereditare con l’odio e con la violenza? E soprattutto, che mondo si lascerà in eredità al futuro?

Accogliere Gesù significa imparare a donare e costruire vita, esattamente come ha fatto Lui. 

E come fanno tanti altri senza conoscerLo. 

Ma uccidere per avere delle eredità non può che lasciare in eredità … solo  la morte.

É proprio vero, il Vangelo ci lascia un TESTAMENTO tutto diverso, non per nulla si chiama nuovo: perché continuiamo come se niente fosse a brancolare nel vecchio.

Io che eredità sto lasciando alla terra? Quali sono i beni che mi sento di volere e poter condividere prima di morire per lasciarli in eredità a gente scontenta e litigiosa? So condividere parte di quello che sono per migliorare il mondo?