PICCOLO LESSICO DEL TRIDUO PASQUALE (- 43)

GIOVEDÍ SANTO 

NON CAPIRE 

«Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo»

A Pietro Gesù dice così, a Pietro che non aveva capito Gesù, a Pietro che voleva impedirgli di lavare i suoi piedi … a Pietro che deve arrendersi e cambiare il suo modo di pensare Dio, ossia, a partire da Gesù, e non da se stesso. 

E noi? Chissà se noi che abbiamo letto questi Vangeli, che li conosciamo da tanti anni, ABBIAMO CAPITO QUELLO CHE GESÚ FA PER NOI?

Almeno questo. Non “quanto sono bravo?”, ma “cosa stai facendo, mio Signore?”. 

Forse sarebbe l’inizio della prospettiva che è in grado di cambiare la mia vita. 

E allora, si parte! 

Si entra nel Triduo Pasquale. Che sia un Triduo con lo sguardo sempre rivolto a Pasqua, che siano tre giorni di attesa, di “presenza a se stessi” e di consapevolezza di quello che sta capitando. Di tentativo di comprendere questo benedetto Gesù e di meditare il fatto che Lui, proprio Lui, lavi i piedi dei discepoli che non comprendono. 

Guardiamo avanti. Non “facciamo morire” questa Pasqua, perchè Pasqua è attivazione di sentieri di vita. A partire da quel pane preso, grato, condiviso, rifatto nella storia, ogni giorno. 

Oggi vi saluto con una poesia di Costantino Kavafis, che vuol essere un invito a non arrivare a Pasqua, ma di PARTIRE DA PASQUA!

Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese
dorate, calde, e vivide.

Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine dànno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.

Non le voglio vedere: m’accora il loro aspetto,
la memoria m’accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.

Non mi voglio voltare, ch’io non scorga, in un brivido,
come s’allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.

Come penso di vivere, concretamente, questo Triduo Pasquale? Provo a scrivere sul calendario il tempo da riservare a Gesù … perchè chi non calendarizza non concretizza.