FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÁ

ESISTERE É COESISTERE 

 

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

 

Ermes Ronchi, in un suo commento a questa festa scrive: “Il primo male ricordato dalla Bibbia non è il peccato dell’albero proibito; c’è un male più antico ancora, più originale del peccato originale. É Dio stesso a dichiararlo: NON É BENE CHE L’UOMO SIA SOLO. É male che Adamo sia solo: primo male del cosmo e del cuore è la solitudine. Neanche Dio può stare solo, è Trinità, legame d’amore, nodo di comunione”. 

In questo modo comprendiamo che questa solennità non è enunciazione di un Teorema, ma festa di un fatto, che se Dio si è fatto come noi, noi, per diventare come Lui, dobbiamo diventare come un legame d’amore tra un Padre, un Figlio e uno Spirito Santo, un legame d’amore tra un papà, una mamma e un figlio: il Padre dei cieli, lo Spirito Santo grembo fecondo di semi di Parola e bene-dizione del senso della vita, e un Figlio, uno che viene generato dall’incontro fecondo di Dio con il suo Respiro che non ci lascia mai. A patto di farlo re-spirare in noi per farlo diventare forza, luce e coraggio.  Vorrei  allora sottolineare tre bellissimi verbi che, nel Vangelo di domenica, dicono la sola intenzione buona di Dio nei nostri confronti e che, sovente, ci dimentichiamo di pensare come identità della sua verità che ci libera: DONARE, SALVARE, LIBERARE: 

  1. DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL FIGLIO. Può suonare strano che il Signore dei cieli doni suo figlio, anche perché amare significa lasciare liberi, e tu non puoi trattare tuo figlio come un oggetto, e neanche come un dono. L’amore di Dio, però, è il consenso al Figlio di essere, con la sua vita e con la sua libera decisione, la manifestazione dell’attendibilità del Padre a essere sempre e soltanto datore di vita … a costo di morire pur di dire una cosa del genere, al costo di finire addirittura sulla Croce. E questo … ferisce molto, non solo il Figlio, ma anche chi lo ha generato. “In Lui noi siamo stati salvati”. Finalmente, in Gesù diventa chiaro un fatto: non siamo fatti per la fine, ma per essere senza fine! 
  2. DIO NON HA MANDATO IL FIGLIO PER CONDANNARE IL MONDO, MA PERCHÉ IL MONDO SIA SALVATO PER MEZZO DI LUI. Una bella differenza da cosa sovente pensiamo. Una dichiarazione che mette al bando e cancella tutte le velleità vendicative e bellicose di Dio. Non è Lui che ci condanna, Lui ci libera e basta. Non è Dio che ci manda all’inferno, siamo noi che lo creiamo e ci sguazziamo dentro. Il Signore è sempre e soltanto la vita che vince la morte.
  3. CHI CREDE IN LUI NON É CONDANNATO. Il Padre, allora, non condanna nessuno, ci autocondanniamo noi …  Chi  non vuole condannarsi, invece,  è libero. Cammina con il cuore illuminato e luminoso per le strade del mondo. Capisce che la verità che è Gesù è l’unica verità che fa liberi, che dona forza e riapre sentieri.