BEATO TE!
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Venerdì 27 gennaio abbiamo vissuto il GIORNO DELLA MEMORIA, nel quale in tutto il mondo si sono ricordati i caduti nei campi di concentramento d’Europa. Una data che raggruppa in sé tutte le tragedie e le ingiustizie, non solo quella della Shoah. Un giorno che deve diventare memoria di un fatto disumano, affinché il ricordo possa aprire strade nuove e inaugurare un volto sempre più umano a partire dai gesti, dalle parole, dagli atteggiamenti e dai pensieri di chi non vuole rimanere indifferente.
Perchè il problema è SEMPRE legato alla MEMORIA: siamo tutti stizziti, risentiti e arrabbiati, pronti a denunciare le ingiustizie dell’universo, ma non ricordiamo che OGNI GIORNO è il campo di battaglia dove scelte personali, al di là delle manifestazioni pubbliche che sovente lasciano il tempo che trovano, diventano la contestazione attiva e buona di quanto è cattivo e ingiusto.
Lo stesso dicasi per la Parola di Dio. É troppo facile l’oblio. Leggevo una bellissima riflessione di un gesuita, il quale, a tal proposito affermava: “IL COMPITO DELLA VOLONTÁ É MANTENERE IL VIANDANTE IN STATO DI VIGILANZA”. É vero: ogni persona – che per definizione è un essere in cammino, evoluzione e trasformazione dal momento che decide di vivere – per non dimenticare tanto facilmente quello che crede e vuole, deve essere MOLTO VIGILANTE, perchè nel mondo tutto tende e sequestrarci i buoni propositi e le intenzioni che potrebbero dare svolte nuove ai nostri giorni. Come quel passerotto della parabola del seminatore, pronto a beccare quel piccolo seme desideroso di vita. Le preoccupazioni …
Oggi il Vangelo allora ci ricorda alcune cose che potrebbero aiutarci a vivere la nostra settimana a partire da una memoria attiva e partecipe. Anzitutto che le beatitudini sono per i discepoli, ossia, coloro che “si staccano dalla folla per avvicinarsi” a Gesù e ascoltarlo. É un particolare di non poco conto che ci può fare pensare a quanto tempo al giorno riusciamo a dedicare a Lui per essere e diventare sempre più suoi discepoli. Che poi, significa, magari, alzarsi la mattina ripensando il Vangelo della domenica. Oppure leggere il Vangelo del giorno e scegliere una parola da vivere. Tutti modi per “avvicinarci” al maestro che ci parla. Potrebbe anche essere utile pensare ai “perseguitati per la giustizia”, che poi significa, in fondo, coloro che devono subire l’ingiustizia del mondo, chiedendoci quanto siamo capaci di schierarci a suo favore con scelte chiare e ben determinate. La memoria dei campi di sterminio ha molto da dirci.
Questa settimana in Parrocchia ci sarà una statua di una Madonna uguale a quella che c’era nella baracca dei preti del campo di concentramento di Dachau: riferimento di forza e di vita che, in Maria, ci ricorda che a tenerci desti sono i riferimenti da noi scelti per darle un senso e un contenuto. Come Maria, che impara a essere Madre dal suo Figlio. Vi invito a fare una visita in Chiesa per fare una preghiera davanti a Lei, affidarle tutti i dolori del mondo e chiedere la forza per essere la contestazione vivente e vigilante di tutto ciò che si oppone alla vita, alla luce e alla giustizia. Gesù ce lo ricordava bene nel vangelo di domenica scorsa: siamo mandati per diventare pescatori di uomini, ossia portatori di aria e ossigeno di un mondo che a volte non respira più.