SS. CORPO E SANGUE DI GESÚ

IL DESERTO FIORIRÁ

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo:
qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «
Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Due espressioni del Vangelo mi colpiscono oggi: 1. “Qui siamo in zona deserta” e 2. “Voi stessi date loro da mangiare”. 

  1. QUI SIAMO IN ZONA DESERTA. Che strana affermazione! I discepoli con Gesù si trovavano attorno a Betsaida, luogo fertile e verde sulle rive del lago, dall’agricoltura fiorente e prospera, eppure affermano di trovarsi nel deserto. Forse l’evangelista quando ne parla non si riferisce tanto a un luogo geografico, quanto a una condizione del cuore: quando tu dividi gli altri da te, quando ti congedi elegantemente perchè la predica e le preghiere sono finite, quando sei convinto che a dare gusto e a fare fiorire la terra non sia la possibilità del dono, dell’accoglienza e della cura dei bisogni dei fratelli, allora  IL DESERTO COMINCIA AD AVANZARE. Le possibilità, di conseguenza, sono due: (a) continuare come se nulla fosse, desertificando sempre più il mondo e il cuore   (ed è il ragionamento più diffuso nella nostra contemporaneità, tanto che ho letto che dagli ultimi dati dell’UNCCD emerge che il fenomeno (della desertificazione) si è considerevolmente accentuato. I paesi che si dichiarano toccati dalla desertificazione sono oggi 168, mentre erano 110 negli anni Novanta. Le persone che ne subiscono direttamente le conseguenze sono stimate a 850 milioni. E guarda caso, circa 900 milioni di persone nel mondo soffrono la fame … forse ci sarà una correlazione? Forse gli eventi che accadono dipenderanno del modo di battere dei nostri cuori? Di sicuro!). Oppure (b) permettere alla terra che sta accanto a noi di rifiorire chiedendo al nostro cuore di assumere in modo pratico tutti gli stimoli positivi di fraternità, collaborazione e condivisione proposti da Gesù (e dal Buon Senso). Chiaramente la nostra risposta davanti a quella Parola, che molto conosciamo e poco pratichiamo (ma Gesù definisce questo atteggiamento come stoltaggine) ci suggerirà che “non ne vale la pena”, ossia: cosa vuoi farci? Che ne è del mio misero panino di fronte alla fame del mondo? Eppure Gesù non si fa circuire dalle nostre obiezioni, ma invita i suoi: 
  2. VOI STESSI DATE LORO DA MANGIARE! Non abbiamo ancora capito questa cosa: i miracoli li dobbiamo fare noi, noi che diciamo di credere in Dio ma poi, troppo spesso, viviamo come se non esistesse nel modo più assoluto. Gesù SI FIDA DI NOI più che della fame, dell’indifferenza regnante, del vuoto che ci abita e rilancia, rilancia continuamente.  Nel mondo si dice che ci siano 2,3 miliardi di cristiani: pensate se, non dico tutti, ma almeno la metà, 1,15 miliardi di persone, si fidasse della fiducia di Gesù in noi suoi discepoli: cinque pani e due pesci basterebbero, basterebbero e avanzerebbero. Dando continuità alla “illogica e  insensata” matematica evangelica, dove la sottrazione addiziona e la divisione moltiplica. Ce n’è per tutti!
  3. Per riflettere: In quali occasioni sento nel mio cuore di essere “zona deserta” anziché giardino che fiorisce? Sono pronto questa settimana a rendere giardino la terra attorno a me? Come? Che cosa posso condividere di mio? Chi sono gli affamati che mi interpellano?