GIÚ!
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Domenica scorsa abbiamo celebrato la festa della salita del Risorto al Cielo. Oggi contempliamo la sua discesa tra noi, dentro il cuore di tutti noi, oltre lo spazio e oltre il tempo, come un respiro che ci permette di vivere in ogni momento. Che dà vita a una vita che non è vita “tanto per dire”, ma eterna. Ossia indistruttibile.
Ci possiamo soffermare su tre termini interessanti che compaiono nel Vangelo e ci possono dare delle indicazioni preziose per vivere la presenza dello Spirito Santo in noi, inaugurazione definitiva della prossimità incancellabile di Dio (se non da parte nostra) nei nostri cammini.
OSSERVARE: Gesù dice che amarLo significa “osservare” la Sua Parola. Sovente ci sono delle persone che dicono di non credere perchè NON VEDONO DIO, tuttavia non è un problema per la Scrittura, perchè Dio non va “guardato”, ma “osservato” accogliendo il suo Vangelo. Dio non è una cosa da guardare, ma una Parola da ascoltare. Nella Prima lettera di San Giovanni c’è scritto proprio così: “”Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi … “. Osservare la Parola di Dio significa AMARE, null’altro: l’azione più liberante, più umana, più difficile, più bella e più vitale che sia messa a nostra disposizione. E da vivere, non da soli, ma ricorrendo continuamente a Colui nel quale possiamo muoverci ed esistere. Lo Spirito serve a questo: darci la FORZA per amare.
PRENDERE DIMORA: noi veniamo abitati da quello che ospitiamo dentro i nostri cuori. La stessa cosa avviene con Dio. Ogni cosa che entra e viene accolta nella nostra interiorità ci plasma e ci dà una forma. La cosa più terribile è diventare come degli imbuti che fanno entrare di tutto per alimentare i propri stomaci vuoti, e mi pare che l’esasperata campagna qualunquista e generalista nella quale respiriamo, dove nulla vale nulla, dove non si distingue il bene dal male, dove non si dà più importanza alle cose che si fanno, sia a volte molto deleteria per la nostra salute, interiore ed esteriore. Ciò che dimora in noi prende dimora e ci trasforma. Che bello pensare che Dio ci fa l’onore, con il Suo Figlio, di dimorare dentro di noi. Lo stiamo ricordando tutte le domeniche: Dio è nelle nostre mani. Dio attraversa letteralmente il nostro apparato digestivo. Appartiene al nostro metabolismo e all’alchimia dei nostri cuore pensanti. Chi lo ama osserva la Sua Parola.
INSEGNARE E RICORDARE: lo avevamo già ascoltato due domeniche fa. L’azione dello Spirito è riportare al centro del cuore (ri-cordare) la Parola che Gesù è stato – e ha detto – e lasciare dei segni importanti dentro di noi (in-segnare). Perchè la nostra forza nasce da quello che c’è dentro di noi. Gli insegnamenti preziosi che ci vengono dati dalle persone che ci amano, dalle lezioni della vita, dalle cose belle e brutte che ci capitano, sono dei marchi indelebili che non chiamano in causa semplicemente una mente che ha una buona memoria, ma la possibilità di un coinvolgimento di tutta la libertà che accogliendone il prezioso messaggio inizia una strada di trasformazione.