ASCENSIONE DEL SIGNORE

ALBERI … 

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva,
si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

C’è una bellissima canzone di Simone Cristicchi che si intitola “lo chiederemo agli alberi”. Il cantante fa delle domande ben precise alle piante. Le piante, esseri molto semplici, a contatto diretto con la loro essenza,  che sanno bene che cosa sia essenziale per vivere e resistere. Ecco il testo: “Lo chiederemo agli alberi, come restare immobili, fra temporali e fulmini, invincibili. Risponderanno gli alberi che le radici sono qui e i loro rami danzano all’unisono verso un cielo blu. Se d’autunno le foglie cadono, e d’inverno i germogli gelano, come sempre, la primavera arriverà. Se un dolore ti sembra inutile, e  non riesci a fermar le lacrime, già domani un bacio di sole le asciugherà”  Si impara da tutto. Da ogni piccola cosa. Chissà perchè l’uomo in genere preferisce credere al suo piccolo IO –  ignorante e bisognoso per natura – alle cose che si inventa, per distruggere soltanto il suo mondo, piuttosto che imparare dalla grande lezione che il mondo offre alla sua attenzione. Gli alberi, come noi, tra temporali e fulmini rimangono invincibili grazie alle loro radici ben piantate, ai loro rami che danzano verso il cielo blu, sanno che le stagioni con i loro cambiamenti fanno parte della vita e non disperano perchè consapevoli  che primavera, prima o poi, arriverà. Sanno che un bacio di sole asciugherà ogni lacrima di tristezza … 

Mi ricorda tanto questa pagina del Vangelo dell’Ascensione. Gli alberi sono TESTIMONI di quello che ricevono e accolgono (esattamente come noi e i discepoli!). Gli alberi, come noi, accolgono le trasformazioni propiziate dalle stagioni. Dalla conversione, dal perdono dei peccati (amore infinito del Padre sulle nostre fatiche e debolezze); Gesù si stacca da loro e viene portato al cielo: radici ben piantate in terra e rami danzanti nel cielo blu, piedi sui nostri sentieri, e mani aperte per ricevere, perchè consapevoli che Dio da noi non vuole niente, se non riempire le nostre mani vuote. E la festa dell’Ascensione si trasforma in viaggio di profondità: si esce per entrare, si sale per scendere. E vita nuova, di sicuro, ritorna.

Impariamo dagli alberi. 

SESTA DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA C

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Se uno mi ama, osserverà la mia parola. «Se uno ama me»: è la prima volta nel Vangelo che Gesù chiede amore per sé, che pone se stesso come obiettivo del sentimento umano più dirompente e potente. Ma lo fa con il suo stile: estrema delicatezza, rispetto emozionante che si appoggia su di un libero «se vuoi», un fondamento così umile, così fragile, così puro, così paziente, così personale. Se uno mi ama, osserverà… perché si accende in lui il misterioso motore che mette in cammino la vita, dove: «i giusti camminano, i sapienti corrono, ma gli innamorati volano» (santa Battista Camilla da Varano). L’amore è una scuola di volo, innesca una energia, una luce, un calore, una gioia che mette le ali a tutto ciò che fai.

«Osserverà la mia parola». Se arrivi ad amare lui, sarà normale prendere come cosa tua, come lievito e sale della tua vita, roccia e nido, linfa e ala, pienezza e sconfinamento, ogni parola di colui che ti ha risvegliato la vita. La Parola di Gesù è Gesù che parla, che entra in contatto, mi raggiunge e mi comunica se stesso. Come si fa ad amarlo? Si tratta di dargli tempo e cuore, di fargli spazio. Se non pensi a lui, se non gli parli, se non lo ascolti nel segreto, forse la tua casa interiore è vuota. Se non c’è rito nel cuore, se non c’è una liturgia nel cuore, tutte le altre liturgie sono maschere del vuoto.

E noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.

Verremo. Il Misericordioso senza casa cerca casa. E la cerca proprio in me. Forse non troverà mai una vera dimora, solo un povero riparo, una stalla, una baracca. Ma Lui mi domanda una cosa soltanto, di diventare frammento di cosmo ospitale. Casa per le sue due promesse: lo Spirito e la pace.

Lo Spirito: tesoro che non finisce, sorgente che non tace mai, vento che non posa. Che non avvolge soltanto i profeti, le gerarchie della Chiesa, i grandi personaggi, ma convoca tutti noi, cercatori di tesori, cercatrici di perle: «il popolo di Dio per costante azione dello Spirito evangelizza continuamente se stesso» (Eg 139), Parole come un vento che apre varchi, porta pollini di primavera. Una visione di potente fiducia, in cui ogni uomo, ogni donna hanno dignità di profeti e pastori, ognuno evangelista e annunciatore: la gente è evangelizzata dalla gente.

Vi lascio la pace, questo miracolo fragile continuamente infranto. Un dono da ricercare pazientemente, da costruire “artigianalmente” (papa Francesco), ciascuno con la sua piccola palma di pace nel deserto della storia, ciascuno con la sua minima oasi di pace dentro le relazioni quotidiane. Il quasi niente, in apparenza, ma se le oasi saranno migliaia e migliaia, conquisteranno e faranno fiorire il deserto. (Ermes Ronchi) 

QUINTA DOMENICA DI PASQUA, C

“TU LA SAI, LA GRAN NOVITÁ?”

Dal Vangelo secondo Giovanni

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

A volte, sentendo delle parole, dei verbi e delle frasi, mi vengono in mente, in automatico, delle canzoni. 

Oggi davanti al Vangelo, nel quale Gesù dice di dare un comandamento nuovo, mi è venuto in mente un ritornello di una pubblicità di un mobilificio torinese che passava nella televisione in bianco e nero della mia infanzia tra un cartone animato e l’altro. Diceva: “tu la sai, una gran novità, i pellerossa sono in città … (ecc.)!”. A dirla tutta, vedere dei pellerossa e degli indiani attraversare le strade di Torino sì che sarebbe stata una gran novità, ma sentire dire da Gesù che il comandamento dell’amore è nuovo, mi sembra immediatamente un dejá vu … come dire: “che scoperta!”, come se non sapessimo che senza l’amore tutta la vita non ha senso e rinsecchisce in se stessa ritorcendosi come una foglia avvizzita, di quelle che trovi in autunno lungo le strade. Roba che ci lascia quasi indifferenti …

Si sa, ma veramente basta saperlo? No! Forse, PROPRIO NO, e forse quell’aggettivo adoperato da Gesù è ancora il solo in grado di modificare le coordinate di quel mondo SUPER VECCHIO che si basa sulla ripetizione coatta e pilotata di gesti, pensieri e cose che non gli stanno dando più nulla di nuovo, ma anzi, continuano a succhiare quelle poche risorse che, ancora sarebbero in grado di riscattare l’uomo dalla condanna a morte alla quale con sempre più rapidi passi si sta orientando giorno per giorno, chiamandola evoluzione, libertà, tecnologia, rispetto, capitalismo … 

Allora, Il Vangelo è un  manuale d’istruzioni per passare dall’oscurità alla luce; per noi che siamo persi nei meandri degli schemi mentali ripetitivi, Gesù rappresenta la possibilità di una nuova visione del mondo . Spesso questo cambiamento accade quando riusciamo a coltivare un po’ di fiducia nell’esistenza come se noi, a un certo momento ci lasciassimo andare da quello scoglio a cui siamo aggrappati per rivolgere gli occhi dei cuori al suo sguardo.  Diventare più consapevoli significa, un po’ alla volta, diventare più responsabili di ciò che pensiamo e delle parole che pronunciamo… Per capire il Vangelo, è necessario rendersi conto di questo: le parole che Gesù pronuncia sono enormemente intrise di forza, di novità, di presenza di tutte le forze del Cielo che invocate sostengono il desiderio di dare vita alla vita. Se qualcuno ci dirà che vi vorrà bene, può darsi che ciò accada o non accada; se Lui ci dirà di amarci, lo farà sino alla fine: “Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al padre, dopo avere Amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. 

E Gesù dà questo comandamento dopo essere stato tradito da Giuda.

Il comandamento dice di imparare ad amare COME Dio: ma io, so farmi amare da Lui?

Gesù lo sapeva. Per questo ha deciso di amare così, totalmente. Nietzsche scriveva che c’è sempre follia nell’amore, ma anche che la follia ha le sue ragioni.

Gesù lo sapeva bene, e questa è proprio LA gran novità!

QUARTA DOMENICA DI PASQUA – C

VOCI E VISIONI … 

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». 

Chissà perchè in questi giorni mi ritorna in mente quell’espressione adoperata da Giovanni nel libro dell’Apocalisse, quando dice: “mi girai per vedere la voce”? 

Forse il Vangelo dice il senso di questa espressione, quando Gesù, presentandosi come il pastore che conduce le sue pecore ai pascoli della vita afferma: esse “ascoltano la mia voce”. Ascolto è VISIONE di futuro. Perchè noi diventiamo quello che ascoltiamo. Siamo il presente del passato del nostro ascolto. Quando il bambino sente la voce della mamma non sa ancora perchè, ma il suo cuore è pieno di gioia, perchè sa che sta arrivando la presenza che lo accudisce, lo nutre, lo circonda di affetto e di tenerezza. Il suono di questa voce gli è già sufficiente per farlo sorridere, per illuminare i suoi occhi, per fargli tendere le braccia, sa che la voce è rivelazione di chi parla e di chi incontrerà. Anche la Parola di Dio è così: la senti e quando inizi ad accoglierla, ossia, ti giri verso di essa per permettere di raggiungerti, tu inizi a VEDERLA, perchè prende forma, si concretizza, apre il tuo mondo e lo riempie di significato. E il tuo cuore, come quello di un bambino, ricomincia a riempirsi di gioia perchè sai che quella Parola coincide con Colui che la dice: il Signore Gesù. 

Gesù fa una promessa: “io dò loro la vita eterna”. Ossia, Gesù comunica con noi affinché la nostra vita sia custodita e mai distrutta da nessuna forza avversa e nessuna comunicazione ammalata. Noi siamo circondati dalla parole. La nostra mente, quando la nostra bocca è chiusa, ci parla, ci dice tante cose. Alcune parole ci fanno bene, altre ci ammalano. Quella di Gesù vuole essere un DONO DI VITA COSTANTE: quando mi metto ad Ascoltare il Vangelo è come se mi mettessi davanti al sole: per essere scaldato nel gelo del mio cuore, per essere illuminato quando ho la percezione che attorno a me c’è ben poca luce in grado di farlo. 

E infine: “nessuno le strapperà dalla mia mano”. NIENTE! NESSUNO! Non ci sarà mai nulla di perduto. Perchè Gesù e Dio sono UNO, e noi siamo anche uno in Gesù che è in Dio. Niente ci strapperà dalle mani di questo amore che ci viene incontro e vuole proteggerci. Neanche la morte. San Paolo lo aveva capito: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? “ , risposta: … “in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze,  né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”.

Proviamo a vivere questa settimana IN ASCOLTO, orientati VERSO QUANTO CI DÁ VITA  e SICURI CHE NELLE SUE MANI non ci sarà mai, ma proprio mai, nulla in grado di toglierci la vita. Neanche la morte!