DODICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Altre rive … altre tempeste … altra vita. 

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Sembra quasi comica (o drammatica) questa indicazione di tempo che in due parole trasforma il giorno in notte. Un contrasto. Qualcosa di inaspettato che sorprende la luminosità della notizia del piccolo seme delle parabole di domenica scorsa, che diventa il grande albero della senape e che porta frutto spontaneamente a prescindere da opere esterne dirette su di lui. Ci piaceva: illuminava la nostra speranza ascoltare parole tanto confortanti. Speranze che vivono della certezza che anche se a noi viene richiesto di operare non tutto è nelle nostre mani, e la consolante verità che la storia è un progresso, una crescita. Ma non tutto è così lineare a automatico. Nello stesso giorno viene la sera e il suo buio copre ogni cosa. Qualcosa, un granellino di imprevedibilità si trasforma in una grande tempesta che butta all’aria la nostra memoria e la nostra serena adesione al messaggio di speranza, facendoci  pensare che quel Gesù che dorme, a poppa della nave, sia uno al quale non interessa di noi, che siamo perduti. Eppure,  immancabilmente, questa è la sensazione che ci sorprende ogni volta che ci sentiamo spinti ad andare “all’altra riva”, a cambiare. 

Gesù che dorme a poppa è lo stesso che “va preso così com’è” e non secondo le nostre immaginazioni, previsioni e calcoli; è Lui che racconta la possibilità di “altro” nelle tempeste della vita, mettendoci davanti a delle profondità incondizionate quando, con sentimenti più o meno pacificati, torniamo a rivolgerci e ad affidarci alla sua Parola autorevole che comanda i terremoti dei nostri cuori. Quasi come nella forma di quella relazione con Lui che mette insieme quello che c’è dentro (Lui) con quello che c’è fuori (la nostra realtà), facendoci riscoprire la nostra vera natura di persone che vivono non perchè tutto va bene ed è sempre giorno, ma che sanno che la variabilità del tempo, dei climi e delle stagioni sono destinate a compiersi in qualcosa che possiamo solo e continuamente ricevere dal nostro contatto fiducioso con Dio, Sorgente inesauribile di vita. Ogni nostra giornata ha bisogno di ricevere il PANE QUOTIDIANO per avere la forza di compiere la nostra TRAVERSATA, che in fondo altro non è che il nome della stessa vita. La Parola di Gesù, del Crocifisso Risorto, che dorme nel silenzio di un sepolcro esattamente come tutti noi per approdare alla costa di una vita infinita, sarà la benedizione e il buon augurio in grado di trasformare le nostre angosce in azione di sollievo, per noi e per gli altri, anche questa settimana, quando saremo invitati a “passare a un’altra riva”.