QUARTA DOMENICA DI AVVENTO

 “SECONDO LA TUA PAROLA” 

Ciao a tutti! 

É tempo di costruzioni, tempo di costruire una casa, o meglio, quell’abitazione che sia luogo di ospitalità, di accoglienza e amore che tutti sogniamo di avere e di sentire profondamente nostra. 

Chi di noi non fantastica una “casa dei sogni”, che sia soltanto sua, dove ci si muova senza chiedere il permesso ad altri, che si possa arredare secondo il proprio gusto e che possa diventare un bellissimo luogo di incontro e scambi? 

La Parola ci ammaestra e lo fa attraverso il Re Davide e Maria, raccontandoci che il primo ad avere questo sogno era Dio stesso … 

Tu mi costruirai una casa?” Davide sta invecchiando, sente che ha raggiunto un livello di potenza, prestigio e importanza tale per cui non manca più nulla a quanto può desiderare un grande re. Tuttavia è consapevole che se è quello che è, lo deve esclusivamente a Dio, a Colui che l’ha cresciuto ed è stato il Pastore dei pascoli della sua vita. Decide allora di fargli una casa e Dio, prontamente, gli risponde attraverso il profeta Natan: “Il Signore ti annuncia che farà a te una casa”. Perché di questo dobbiamo avere consapevolezza: il nostro legame con Dio è anzitutto a servizio di ciò che Lui costruirà per noi e attraverso di noi e non anzitutto un impegno e un compito che noi facciamo. Amare significa anche essere capaci di ricevere, accogliere e vedere i segni che ci sono fuori di noi e gratuitamente ci raggiungono e interpellano. Permetto a Dio di costruire qualcosa dentro di me? Come? Che cosa? 

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te»”. Inizia così il Vangelo dell’annuncio della nascita di Gesù a sua Madre. Dio scende in una casa. Una casa di quattro mura, ma ancora prima una casa che è un cuore che sa ascoltare e un grembo materno che sa accogliere e fare spazio alla sorpresa di una notizia così strana dell’Angelo: “com’è possibile?”. Anche qui, Maria, come Davide, diventa destinataria di una costruzione, quella della carne e del corpo del Figlio di Dio, che a Natale diventa figlio di donna, figlio come noi, risposta di amore di una mamma. In che cosa il mio cuore e la mia intelligenza fanno nascere la presenza di Gesù nella mia storia? 

Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile”. Il messaggio di Dio coglie due persone in una condizione un po’ particolare relativamente alla maternità: una era una ragazzina non ancora sposata e l’altra una donna sterile, ormai avanzatissima negli anni. Il concepimento del figlio per entrambe, esattamente di Gesù per Maria e di Giovanni per Elisabetta, non vuole essere la cronaca di un fatto fisico, ma racconta la consapevolezza che là dove la vita non dovrebbe ancora e non potrebbe più nascere, in realtà è resa possibile dalla promessa della Parola di Dio che riapre il varco della speranza a dispetto di ogni porta chiusa che la dura realtà sbatte in faccia a ognuno di noi in mille modi. 

Il Vangelo ci consegna allora il PROGETTO che rende possibile la costruzione della casa nuova: “Eccomi, avvenga per me secondo la tua Parola!” 

“E la Parola (il Verbo) si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. (Gv. 1)  Anche tra noi?