PER FERMARSI UN ATTIMO A PREGARE A FINE ANNO…

2020-2021

Carissimi,

vi lascio un bel testo per pregare. Sarebbe bello fermarsi in silenzio, magari accendendo una candela, per pensare le parole che rivolgiamo al Signore.

AUGURI DI UN ANNO BUONO E POSSIBILMENTE MIGLIORE PER TUTTI!

 

“Signore,

alla fine di questo anno voglio ringraziarti…

per tutto quello che ho ricevuto da te,

grazie per la vita e l’amore,

per i fiori, l’aria e il sole,

per l’allegria e il dolore,

per quello che è stato possibile

e per quello che non ha potuto esserlo.

 

Ti regalo quanto ho fatto quest’anno:

il lavoro che ho potuto compiere,

le cose che sono passate per le mie mani

e quello che con queste ho potuto costruire.

 

Ti offro le persone che ho sempre amato,

le nuove amicizie, quelli a me più vicini,

quelli che sono più lontani,

quelli che se ne sono andati,

quelli che mi hanno chiesto una mano

e quelli che ho potuto aiutare,

quelli con cui ho condiviso la vita,

il lavoro, il dolore e l’allegria.

 

Oggi, Signore, voglio anche chiedere perdono

per il tempo sprecato, per i soldi spesi male,

per le parole inutili e per l’amore disprezzato,

perdono per le opere vuote,

per il lavoro mal fatto,

per il vivere senza entusiasmo

e per la preghiera sempre rimandata,

per tutte le mie dimenticanze e i miei silenzi,

semplicemente… ti chiedo perdono.

 

Signore Dio, Signore del tempo e dell’eternità,

tuo è l’oggi e il domani, il passato e il futuro, e, all’inizio di un nuovo anno,

io fermo la mia vita davanti al calendario

ancora da inaugurare

e ti offro quei giorni che solo tu sai se arriverò a vivere.

 

Oggi ti chiedo per me e per i miei la pace e l’allegria,

la forza e la prudenza,

la carità e la saggezza.

Voglio vivere ogni giorno con ottimismo e bontà,

chiudi le mie orecchie a ogni falsità,

le mie labbra alle parole bugiarde ed egoiste

o in grado di ferire,

apri invece il mio essere a tutto quello che è buono,

così che il mio spirito si riempia solo di benedizioni

e le sparga a ogni mio passo.

 

Riempimi di bontà e allegria

perché quelli che convivono con me

trovino nella mia vita un po’ di te.

Signore, dammi un anno felice

e insegnami e diffondere felicità.

Nel nome di Gesù, amen”.

FERIE DI NATALE

BUON NATALE A TUTTI! 

Carissimi tutti, ma proprio tutti,  

Auguri di Buon Natale! Qualcuno, magari,  se li aspettava PRIMA questi auguri, io invece li faccio DOPO, e lo faccio apposta, perchè noi uomini, in generale, abbiamo una pessima abitudine: aspettare che capitino le cose, prepararci per farle nel modo migliore, e poi? Una volta che si realizzano le dimentichiamo! Facendo così, però, buttiamo all’aria sia i nostri impegni di preparazione che il senso delle cose che celebriamo. 

Pensiamo al Natale: 

Ci si prepara per quattro settimane, con calendari di Avvento, impegni vari,  qualche incontro, le corse per andare a comperare dei regali con il terrore di dimenticare qualcuno; addirittura si fanno delle novene di preghiera che ci richiedono magari di uscire di casa anche dopo cena, e poi? Tutto finito lì, in quel ripetitivo e sfiancante rito semi pagano che lascia il tempo che trova e  che quest’anno ci ha privato anche della presenza dei nostri cari; per rimanere un po’ confusi e storditi alla fine del giorno di festa, con lo stomaco eventualmente appesantito, la tristezza che ci strema con il calare delle tenebre,  a domandarsi con un cerchio alla testa: “ma cosa è successo”? 

Proprio così: “cos’è successo?” Ma questo ennesimo Natale del Figlio di Dio che cosa ha significato per me? 

Qualcuno potrebbe dire: “proprio niente! Tutto come prima!”

Bene, scrivo per ricordare una cosa importante: NATALE INIZIA ADESSO! “Adesso” ho la possibilità di ripensare un attimo le cose, “adesso” il bimbo che nasce, come ci ricordava Matteo ha bisogno di essere “messo alla luce”, “avvolto nelle fasce” della mia cura e della mia attenzione, “deposto nella mangiatoia” del cibo di cui mi nutro per alimentare la mia vita. Natale non è finito, inizia solo ora! 

Il lavoro della mamma non finisce dopo 9 mesi di attesa, ma continua e ricomincia in modo nuovo, diverso e trasformato alla nascita del figlio … 

Non dimentichiamolo, altrimenti festeggiamo la festa della morte… la nostra, però.  

Don Luigi 

QUARTA DOMENICA DI AVVENTO

 “SECONDO LA TUA PAROLA” 

Ciao a tutti! 

É tempo di costruzioni, tempo di costruire una casa, o meglio, quell’abitazione che sia luogo di ospitalità, di accoglienza e amore che tutti sogniamo di avere e di sentire profondamente nostra. 

Chi di noi non fantastica una “casa dei sogni”, che sia soltanto sua, dove ci si muova senza chiedere il permesso ad altri, che si possa arredare secondo il proprio gusto e che possa diventare un bellissimo luogo di incontro e scambi? 

La Parola ci ammaestra e lo fa attraverso il Re Davide e Maria, raccontandoci che il primo ad avere questo sogno era Dio stesso … 

Tu mi costruirai una casa?” Davide sta invecchiando, sente che ha raggiunto un livello di potenza, prestigio e importanza tale per cui non manca più nulla a quanto può desiderare un grande re. Tuttavia è consapevole che se è quello che è, lo deve esclusivamente a Dio, a Colui che l’ha cresciuto ed è stato il Pastore dei pascoli della sua vita. Decide allora di fargli una casa e Dio, prontamente, gli risponde attraverso il profeta Natan: “Il Signore ti annuncia che farà a te una casa”. Perché di questo dobbiamo avere consapevolezza: il nostro legame con Dio è anzitutto a servizio di ciò che Lui costruirà per noi e attraverso di noi e non anzitutto un impegno e un compito che noi facciamo. Amare significa anche essere capaci di ricevere, accogliere e vedere i segni che ci sono fuori di noi e gratuitamente ci raggiungono e interpellano. Permetto a Dio di costruire qualcosa dentro di me? Come? Che cosa? 

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te»”. Inizia così il Vangelo dell’annuncio della nascita di Gesù a sua Madre. Dio scende in una casa. Una casa di quattro mura, ma ancora prima una casa che è un cuore che sa ascoltare e un grembo materno che sa accogliere e fare spazio alla sorpresa di una notizia così strana dell’Angelo: “com’è possibile?”. Anche qui, Maria, come Davide, diventa destinataria di una costruzione, quella della carne e del corpo del Figlio di Dio, che a Natale diventa figlio di donna, figlio come noi, risposta di amore di una mamma. In che cosa il mio cuore e la mia intelligenza fanno nascere la presenza di Gesù nella mia storia? 

Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile”. Il messaggio di Dio coglie due persone in una condizione un po’ particolare relativamente alla maternità: una era una ragazzina non ancora sposata e l’altra una donna sterile, ormai avanzatissima negli anni. Il concepimento del figlio per entrambe, esattamente di Gesù per Maria e di Giovanni per Elisabetta, non vuole essere la cronaca di un fatto fisico, ma racconta la consapevolezza che là dove la vita non dovrebbe ancora e non potrebbe più nascere, in realtà è resa possibile dalla promessa della Parola di Dio che riapre il varco della speranza a dispetto di ogni porta chiusa che la dura realtà sbatte in faccia a ognuno di noi in mille modi. 

Il Vangelo ci consegna allora il PROGETTO che rende possibile la costruzione della casa nuova: “Eccomi, avvenga per me secondo la tua Parola!” 

“E la Parola (il Verbo) si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. (Gv. 1)  Anche tra noi? 

TERZA DOMENICA DI AVVENTO

TEMPO PER … TESTIMONIARE! 

Carissimi, 

continua il nostro cammino di Avvento e ognuno lo fa a modo suo. 

Sicuramente ci ricorderemo per tutta la vita le festività del 2020, perché c’era il Covid, perché si viveva una situazione assurda, perché era l’anno che tutte le nostre certezze sembravano essere improvvisamente annullate e tutto sembrava cibarsi di precarietà e insensatezza. 

Noi non ci vogliamo rassegnare. Proprio come Israele. La Parola di Dio della domenica racconta delle situazioni molto simili alle nostre: l’esilio, la sensazione dell’abbandono, il desiderio di trovare stabilità sono sempre state vive nel cuore del popolo eletto, che, negli “Egitti” di tutti i giorni, ha saputo trovare nell’invocazione e nella memoria della Parola la forza per continuare a camminare. Nella “super realistica realtà” che ci contraddistingue e senza concessioni a languidi spiritualismi. La Bibbia, come la nostra storia, è il racconto  dell’intreccio tra la nostra realtà e l’ospitalità di Gesù che la sostiene, la motiva, la dirige facendola  procedere, se noi lo consentiamo. 

Per riflettere … 

“Mi ha mandato a portare il lieto annuncio”: all’inizio dell’Avvento e del Natale ci stanno anzitutto queste intenzioni. Le intenzioni di Dio di “inviare” un “servo” (che non è lo schiavo, ma il “maggiordomo”, la persona di fiducia che ha potere sulla casa) che porti il lieto annuncio che si compirà nel Natale. Cercare di “ricordare” di essere salvati da una promessa e provare a viverla è il senso di ogni cammino. 

Quanto vengo raggiunto in profondità dalla Parola di Dio? Il suo ricordo anima positivamente i miei pensieri? 

Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono”: un “metodo di Avvento”,  in grado di educare i nostri sguardi e i nostri pensieri. Avvento è “venuta” di una novità di vita, del Figlio di Dio che è la possibilità di una vita nuova per tutti. 

Di forte alla realtà riesco a percepire il “buono” che c’è, anche se mi interpella in modo scomodo e imprevisto? 

“Che cosa dici di te stesso?” A volte, come Giovanni, sappiamo che cosa NON siamo, ma ci viene difficile dare una definizione precisa di noi stessi …. 

Il lavoro sulle nostre identità sicuramente apre la possibilità di nuove strade e nuovi orizzonti. Se non sai CHI sei non puoi neanche pensare a COME vivere. 

La mia identità corrisponde ai desideri del mio cuore? Mi definisco o mi lascio definire da altro?

Buona continuazione di cammino!  

SECONDA DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO

TEMPO PER PREPARARE LE VIE!  

 

Carissimi tutti,
spero che la prima settimana di Avvento sia stata bella: un momento per accorgerci che sta capitando qualcosa di nuovo per noi. É molto importante sapere che cosa facciamo e il significato delle cose. Domenica scorsa in Vangelo ci invitava a “fare attenzione”: essere presenti è fondamentale per gustare la vita, e ogni istante è buono e opportuno per riprendere contatto con noi stessi attraverso un respiro nuovo, un coinvolgimento maggiore che ci faccia sentire responsabili in prima linea della nostra realtà. 

Anche questa settimana ci facciamo accompagnare da tre suggestioni: 

1. CONSOLARE: “Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio –. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta”. Isaia risponde al grido del popolo in esilio. E lo fa assegnando al profeta un compito: CONSOLARE. É un verbo bellissimo: significa accostarci alla solitudine di qualcuno per fare sentire la nostra presenza. 

Conosco qualche persona che ha bisogno “proprio” di me? Posso fare qualcosa per lei?  

2. ALCUNI PARLANO DI LENTEZZA: Il Signore “non vuole che alcuno si perda…”. Già ai tempi di Paolo c’erano i fan dei “giudizi finali”, delle visioni e delle “fini del mondo”! Gesù però non è venuto a fare “finire” il mondo, ma a dare vita, attraverso i suoi discepoli, a un “mondo nuovo e diverso”, quindi, piuttosto, a “iniziarne” uno nuovo. Gustiamo il tempo nel suo modo di offrirsi a noi senza pretese di accelerare i momenti e i processi di maturazione. 

Ci sono delle cose che faccio con “troppa fretta” perché non ho il coraggio di affrontarle con il tempo dovuto e la pazienza evangelica del contadino? Quali? Cosa posso fare per cambiare il mio atteggiamento? 

3. PREPARATE “la via al Signore”
Insomma, lo sguardo che, a partire da Dio e dalla sua Parola, si posa sulla mia storia e di conseguenza su quella dei miei fratelli e sorelle compie proprio questo miracolo: prepara la via del Signore. Chi ama l’umanità ama la carne del figlio di Dio, che “si è fatto come noi” proprio “per farci come Lui”.

Quale attenzione posso vivere in questa settimana per preparare la strada a Gesù che sta per nascere?