PIETRE
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, giunsero [a Listra] da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali persuasero la folla. Essi lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli si alzò ed entrò in città. Il giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe.
Dopo aver annunciato il Vangelo a quella città e aver fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto.
Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.
Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede. E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli.
Un pensiero …
Bella storia quella di Paolo & Co.!
Davanti alle menzogne dei “persuasori di folla” (ops, non vi ricorda niente?), lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto.
Il giorno dopo (c’è proprio scritto così!) Paolo riparte con Barnaba per continuare ad annunciare il Vangelo e ricorda, incoraggiando i suoi ascoltatori, che per entrare nel Regno di Dio bisogna passare attraverso molte tribolazioni.
Tornati ad Antiochia, alla fine dei loro viaggi, raccontano agli altri che Dio, attraverso di loro, aveva permesso a molti pagani di aprire la porta alla fede.
E la Parola si tuffa nella nostra vita, o noi ci tuffiamo in essa.
Pensavo alla difficoltà di entrare nel Regno di Dio, alla richiesta di tribolazioni previste. Non si tratta semplicemente degli altri, ma di noi stessi: difficile a volte “evangelizzare” i nostri cuori e le nostre menti. Difficile percorrere la “logica” del Figlio di Dio (questo significa, anzitutto, entrare nel Regno di Dio) in mezzo a logiche tutte diverse, che a volte ti confondo, ti seducono, ti rendono la vita difficile e ti fanno fare cose che non vorresti (ricordate Paolo, quando dice: faccio il male che non voglio e non faccio il bene che vorrei?). Eppure quell’ingresso, quella porta aperta della fiducia e della speranza sono le forze vitali più grandi e indispensabili che esistano! Quelle che ti fanno capire che, quando domandano una rinuncia, lo fanno per farti rinunciare … a ciò che ti fa male e ti fa morire!
E allora, anche il nostro caro Paolo, grande uomo, grande apostolo, ma, grazie a Dio, ricco di difetti proprio come noi, ci insegna nella pagina che abbiamo letto, che, a dispetto del fatto che “sembrasse morto” sotto il peso sferzante delle pietre e delle calunnie persuasive, IL GIORNO DOPO si rialzava per riprendere il suo lavoro di annunciatore. C’è una forza che lo abita, lo precede, lo supera, molto più grande di lui. C’è quel Vangelo della vita.
E ti rimetti a pensare: gran bel messaggio anche per noi.
Nonostante tutte le pietre, le lapidazioni dai mille volti che la vita riserva a tutti noi, nella sua anormalissima normalità, la Parola può diventare possibilità per rialzarci, per incamminarci di nuovo “il giorno dopo” e magari, alla fine della giornata, renderci consapevoli che “il Signore aveva fatto”, aveva operato, aveva suscitato qualcosa di nuovo che non ci aspettavamo neanche.
“Nella tua Parola, io camminerò” dice un canto da noi conosciutissimo.
Sarà proprio così anche per me?