11 MAGGIO, LUNEDÍ …

PRETI, CARDINALI e … PELLICCE

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?».
Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Un pensiero:

Sabato sera, in televisione, hanno replicato uno spettacolo di Benigni, di qualche anno fa, sui dieci Comandamenti. 

Col il suo fare burlone e particolare, all’inizio della serata, il comico ha detto una cosa molto simpatica: “questa sera nessuno di noi mi venga a dire di non credere in Dio! Stasera per capire i comandamenti non ce lo possiamo permettere … e nonostante ci siano dei preti e dei cardinali, che fanno di tutto per non farci credere, noi vogliamo continuare a credere in Dio!”. 

É stata un’uscita intelligente, perché, a prescindere dal fatto che sia vero che a volte preti e cardinali non siano così appetibili e attraenti dal punto di vista testimoniale, a volte capita, nelle nostre vite, che siamo pronti a sciorinare un lungo elenco di motivi per cui decidiamo di non credere, senza avere le idee altrettanto chiare relativamente ai motivi per credere in Dio.  

E si butta tutto via: acqua sporca e bambino! 

La prima lettura di oggi, dagli Atti degli Apostoli ci chiarisce le idee.

Si racconta che “c’era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. Egli ascoltava Paolo mentre parlava e questi, fissandolo con lo sguardo e vedendo che aveva fede di essere salvato, disse a gran voce: «Àlzati, ritto in piedi!». Egli balzò in piedi e si mise a camminare”.

Ecco quale dovrebbe essere l’elemento discriminante e generativo della nostra fede: “avere fede di essere salvati” aprendo il nostro cuore a Colui che ha solo questo desiderio: farci rialzare, ritti in piedi! E … vedendo che aveva fede di essere salvatobalzò in piedi e si mise a camminare! 

Anche il Vangelo di oggi, come lo show del comico di sabato,  parla di comandamenti, che nel Vangelo sono sintetizzati in un unico comandamento in grado di riattivare e accendere la vita sempre e nonostante tutto: l’amore. 

Sappiamo che non si ama per comando, ma Gesù lo sapeva anche bene. Anche Lui, infatti,  per amare sino alla fine aveva bisogno insopprimibile di trascorrere del tempo “presso il Padre”, di sentirlo accanto a Lui. C’è una gerarchia di azioni: l’amore è preceduto dall’ascolto della Parola; l’ascolto e l’osservanza della Parola permettono a Dio di “prendere dimora in noi”; la presenza di Dio in noi cambia il nostro cuore e ci rinnova: Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 

Il nome della nostra “identità”, dal punto di vista cristiano, è “alleanza”. 

Solo questo legame atteso, curato e vissuto con attenzione sarà in grado di farci ricomprendere una cosa importante: “non ci sono cardinali, preti o incoerenti cristiani che tengano,  e neanche frasi come: “quelli sono peggio degli altri”, o pellicce di dame agghindate a festa come un albero di Natale”, perché credere in Dio significa avere, anzitutto, fede di essere salvati da Lui. Se manca questo, non potrà esserci neanche il resto. E noi rimarremo nell’ambito delle recite teatrali. 

Tanti personaggi  affannati… poche persone liberate.