GIOVEDI DELL’OTTAVA DI PASQUA, 16 APRILE …

NON SOLO RONDINI

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

 

Ieri sera, prima di addormentarmi, ho ricevuto un dono. 

Perchè la vita, ne sono sempre più convinto, capita sempre così, come accoglienza e risultato di ciò che ci è dato; chiaramente non sempre sembra un dono, chiaramente è sempre da “lavorare”, chiaramente a volte certe cose sembrano delle maledizioni, ma ci sono momenti in cui occorre fermarsi per ringraziare e dire: “questo è un dono!” 

Ebbene ieri ho avuto un dono: leggere un racconto di Lorenzo Marone intitolato LA PRIMAVERA TORNA SEMPRE*. 

Racconta due orette di vita di una ragazza, che si chiama Luce (di cognome Di Notte), in questi giorni di Coronavirus. Fa cose comuni, percorre le solite strade di Napoli, incontra la solita gente, ma ha una dote non comune: sa ascoltare, pensare e incontrare. 

Tra i suoi incontri c’è quello col vicino del piano di sotto, Don Vittó (non è un prete, siamo a Napoli),  che a un certo punto della loro conversazione, che entra nel fitto bosco delle problematiche da affrontare e senza soluzione ( “non capisco il significato del tutto … mi faccio troppe domande … ‘sta primavera quest’anno mi pare uno spreco” (non ci assomiglia?)), le dice questa cosa bellissima guardando una rondine dalla finestra del pianerottolo: 

“Sai cosa dice un proverbio afgano?: Possono uccidere tutte le rondini, non impediranno l’arrivo della primavera. … Pensa se una farfalla, o che ne so,  un’ape o una libellula perdessero il tempo a chiedersi il perché della loro esistenza, a farsi domande. Morirebbero prima di trovare mezza risposta. Invece campano, fanno quello che devono, e punto.

É vero che la differenza tra noi le farfalle, le libellule e le api sta proprio in quel benedetto maledetto “perché?” … c’è anche da dire, però, che a volte sappiamo tante risposte che non mettiamo in pratica, i “perché” non sono tutti così misteriosi, ma anche se sappiamo cosa fare per vivere meglio, per cambiare noi stessi, per fare dei passi di vita, non siamo così attivi a mettere in atto i  COME che possano fare la differenza. 

Lo dico per me, per te, per noi, per il mondo, l’ecologia, la cura, la salvezza, la pace, le relazioni,  il rispetto, la gentilezza, la pazienza, ecc. ecc. ecc.! 

Già: possono uccidere tutte le rondini, non impediranno l’arrivo della primavera

Andiamo al Vangelo: 

Davanti ai discepoli impauriti e turbati dalla visione del Risorto (ossia dal senso di quella vicenda, dai loro “perché” senza risposta) , Gesù dice: “Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.” … “e mangiò davanti a loro”. 

In fondo la cosa che ci turba di più è questa: che un ri-sorto, cioè un ri-alzato dopo che la morte l’aveva steso sul letto della mancanza della vita mostri come primo segno della sua verità mani, piedi e bocca. Realtà tangibili. 

Mani e piedi feriti, bucati dai chiodi. Voglia di mangiare e di nutrirsi, fame soprattutto di gente che capisca cos’è successo. Di amicizia riabbracciata nel cuore e nella testa. 

Il Risorto non si capisce senza le mani, i piedi e lo stomaco. 

La gloria del Figlio risiede lì, nelle ferite, nelle fami, nei pianti strazianti senza risposta di tutti i figli dell’uomo. O meglio, non viene fermata lì. 

E prosegue  nelle vite di chi decide di provare ad affidare a Lui possibilità di luci e direzioni. 

Hanno ucciso le rondini, ma la primavera ritorna. 

Anzi, arriva anche l’estate coi suoi frutti.

Per Gesù.

Per noi con Lui. 

A meno che, in fondo, a impedire l’arrivo della primavera, forse,  sia proprio io. 

Sì, proprio così. 

Basta non aprire.

(* Lorenzo Marone, La primavera torna sempre, Feltrinelli. É scaricabile gratuitamente sul sito kobo.com)

Per riflettere: 

  • Cosa vuol dire per me che i segni del risorto siano le sue mani e i suoi piedi feriti e la sua voglia di mangiare?