DOMENICA DELLE PALME …

LA GRANDE PORTA

Carissimi amici,

Buona Domenica! Buona giornata delle Palme, così insolita in questo anno 2020. 

Oggi sarei tentato di non scrivere nulla, perché tutte le parole importanti sono state scritte nel racconto della Passione di Matteo; potete trovarla cliccando su questo link: http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20200405.shtml

Solo tre veloci suggestioni per farci accompagnare, o meglio, per accompagnare il cammino di Gesù verso la Rivelazione definitiva del volto di Dio (e anche del nostro).

  1. ASCOLTARE. Isaia nella prima lettura fa dire al Servo di Jhawhè: “Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro”. Solo un orecchio attento ci dà la possibilità di comprendere bene il lungo racconto del dono della vita di Gesù. Io faccio sempre tanta fatica ad ascoltare. Mille pensieri affollano la mente, mentre si consuma il dramma del tradimento da parte di tutti nei confronti del figlio di Dio. E anche a me sembra di tradire un po’ quando non  faccio di tutto per vivere il “sacrificio” dell’attenzione – perché ci va tanta forza per ascoltare -; quando da “spettatore”,  anziché da  “attore” vivo la mia relazione con la Parola del Signore e le parole dei miei fratelli. Senza ascolto, però, non si potrà mai sapere cos’abbia da dirci la vita. Senz’ascolto annego in me stesso, naufrago tra le onde del mio laghetto narcisista. Il cammino della storia di Dio nasce dal comando di Dio ad Abramo: “esci dalla tua terra!”. Ascoltare significa questo.
  2. DISCEPOLI. La parola discepolo significa “alunno”. Cosa avevano imparato, definitivamente, dal “maestro” Gesù in tre anni di scuola “ambulante”? Il Vangelo ce lo dice, con un po’ di amarezza; vediamo un po’: “Giuda: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento”; a Gesù che racconta cosa  sta per succedere, “Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli”; però dopo un po’ “li trovò addormentati”; … dopo che arrestarono Gesù: “tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.” … davanti a chi lo accusava, Pietro “cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». Quindi, mi pare un po’ ingiusto relegare totalmente a Giuda ogni responsabilità. La storia dei discepoli diventa una penosa consegna dell’Amico.  I discepoli: la nostra storia, noi. Eppure, tutto  parte e può ripartire solo da lì: la nostra verità. Il Vangelo non maschera e non nasconde, anzi, smaschera e rilancia, sempre, in una fiducia infinita. I discepoli devono ri-ascoltare quanto accaduto, e da traditori trasformarsi in traduttori di un messaggio che prima di essere una cosa da dire diventa una meravigliosa esperienza di riconciliazione, trasformazione e libertà. 
  3. GESÚ. Centro e senso definitivo di ogni cosa. Poche parole. Tanta vita, data sino alla fine. Vicino più a noi e alle nostre morti che alla vitalità onnipotente di un Dio lontano ed estraneo. Poteva dirsi solo così: Uno che “strappa il velo del tempio”, Uno che cancella e distrugge la barriera di divisione tra il sacro e il profano, tra la morte e la vita. In quel profano che ci appartiene tutta la presenza di Dio, in quella morte che ci mangia tutta la pienezza di una vita senza fine, in quella morte di Gesù la nostra morte, ma per vivere. Oggi, se all’ingresso alla Gerusalemme delle nostre lacrime ci rimetteremo in ascolto di Dio che nasce, vive e muore in ognuno di noi, anche noi,  suoi discepoli, capiremo che, continuamente, possiamo nascere e rinascere in Lui! 

BUONA SETTIMANA SANTA!