MERCOLEDI 11 MARZO

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Un pensiero per la giornata … 

Come sarebbe bello pensare che la nostra ispirazione a diventare cristiani fosse una semplice pratica religiosa che si conclude in qualche gesto genericamente misterioso per tenere buono Dio. Il Vangelo, invece,  ci ricorda che essere cristiani,  significa anzitutto imparare a vivere da Gesù. A vivere la nostra vita, rimanendo quello che siamo ma trovando nel Figlio di Dio i motivi del nostro andare. Oggi Gesù ce ne dà uno molto chiaro e importante: “chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. “Non pervenuto, grazie! La schiavitù è finita e i servi al massimo … servono noi (infatti!)”. Eppure guardi Gesù e ti dici: “se c’era uno che non si asserviva a nessuno, che non si serviva di nessuno, che faceva di tutto per servire nella massima libertà, era proprio Gesù”. Perché fino alla fine,  decidendo di “dare la sua vita”, è rimasto Signore del suo desiderio. E noi lo sappiamo, nessuno può ricattare chi decide di donare qualcosa, perché non gliela può rubare. É tutto donato. E vive senza paura. Al Vangelo, insomma, non interessa che “teniamo buono Dio perché non si sa mai”, ma che rendiamo buono, migliore, il mondo nel quale viviamo. Dove c’è amore, lì c’è Dio. 

Per riflettere … 

Cosa significa, per me, dare la vita?  

Capita anche a me di essere “asservito” a qualcuno o di servirmi degli altri?