All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Mi colpisce sempre leggere quello che Gesù fa nel Vangelo. Cammina “in mezzo” e se ne va. Mi pare un’indicazione molto precisa. Gesù sta parlando di segni e riconoscimenti, e sente che quelli che meno lo accolgono sono quelli che pensano di sapere già tutto su di Lui: “è il Figlio di Giuseppe, di Maria”; e sanno anche che non compie le opere miracolose che ha fatto da altre parti. Uno così non si può che farlo fuori! Non è Dio e non è profeta! Quando Dio non esaudisce i nostri bisogni lo possiamo eliminare. É un ragionamento molto comune, che in fondo ci suggerisce due pensieri: il primo è che pensare di sapere tutto è il modo migliore per non conoscere mai nulla. Questo sia per quanto riguarda le persone che ci stanno attorno, sia la realtà sia … Dio stesso. Inoltre, quello che capita coi compaesani di Gesù capita anche a noi: se c’è bisogno di qualcosa , possiamo mettere “in mezzo” il Signore, non si sa mai. Il vangelo però non parla a quelli che mettono occasionalmente Gesù “in mezzo ai propri affari nel momento della necessità”, ma si rivolge e dice qualcosa a coloro che, il Signore, lo mettono AL CENTRO, aspettandosi ancora qualcosa da Lui anche se il cielo si chiude, arrivano la carestia e la lebbra. Dobbiamo imparare ad ascoltare bene. Gesù, allora, passò in mezzo a loro … e si mise in cammino. E noi? Ci mettiamo in cammino dietro a Lui?
Buon cammino a tutti!
Don Luigi, èp