In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo…
Speriamo che il Cantiere di “rinnovamento” che abbiamo aperto in questo Avvento stia cominciando a farci percepire il gusto di possibilità nuove che si aprono. A questo punto è importante la domanda che le folle, i pubblicani e i soldati nel Vangelo rivolgono a Giovanni Battista: “che cosa dobbiamo fare?”, perché esprime il desiderio di operosità e anche il bisogno di definire un cammino. Sorprende però la risposta del Precursore, che non invita a fare qualcosa di nuovo, ma a fare in modo nuovo le cose che si sono sempre fatte. Perché questa è la grande “opera” che fa la differenza: il tentativo vigile e attento di dare una qualità buona a certi gesti, parole e comunicazioni che sono diventati talmente ripetitivi e abituali da fare perdere il gusto della vita. Lì c’è il segreto! La mia vita è quella che vivo tutti i giorni, e nell’infinitamente piccolo posso trovare l’immensità di Dio; però ogni tanto è bello tornare a concentrarsi sul nostro desiderio di spolverare, essenzializzare e rifocalizzare le domande che ci motivano e possono dare un volto nuovo al nostro vivere, magari chiedendoci non tanto “cosa fare”, ma “come” fare …. diversamente?
Un caro saluto e un abbraccio a tutti voi!